Dimenticanze funzionali

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La memoria degli uomini
ha buchi d’occasione
in offerte speciali programmate

l’anima mia ha ricordi che non sono
di questa terra
a prova di terrazzi e davanzali
ha le sequenze logiche dei quanti
stabilisce passaggi
e perdite non ha che non sia il cuore
a viverne riflessi. Continua a leggere

Libero arbitrio di Caterina Armentano lettura di Narda Fattori


Caterina Armentano, Libero arbitrio, 0111 Edizioni, 2010

Il libero arbitrio a cui il titolo si riferisce è la capacità testardamente perseguita di essere se stessi, di comportarsi secondo un personale codice etico, di compiere scelte autonome quando il mondo circostante le deplora. Il libero arbitrio è quello di Rebecca che , coprotagonista del romanzo, si aliena anche le simpatie delle amiche per poter vivere la sua vita senza pedaggi da pagare ai pregiudizi e ai giudizi della gente ma anche di amici e parenti.

Il romanzo dipana la tela che lega una serie di amiche che abitano nello stesso condominio, più o meno coetanee, chi sposata e chi no, chi felice e chi disperatamente infelice. Continua a leggere

Antonia Pozzi 1912 -1938 ( Narda Fattori)


LE POETESSE D’ITALIA ANTONIA POZZI (1912-1938)


GRIDO

Non avere un Dio
non avere una tomba
non avere nulla di fermo
ma solo cose vive che sfuggono-
essere senza ieri
essere senza domani
ed accecarsi nel nulla-
–  aiuto-
per la miseria
che non ha fine-

10 febbraio 1932

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Pazze

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Se uno ascolta, viene posseduto g.c.

di Giacomo Cerrai

Pazze, solo pazze. Alias riesce a conoscere soltanto pazze, una bionda ossigenata pazza, una bruna smagrita dalla pazzia, una dolce pazza ragazza triste con manie di persecuzione. Tutte le donne che incontra sono pazze o sono in procinto di diventarlo. Tutte hanno problemi, o se non li hanno se li inventano, perché per loro la vita è un sistema di relazioni dove c’è solo da perdere. Lui le incontra, qualche volta le cerca, le scova come un rabdomante, seguendo strani segni astrali. Ogni tanto invece gli capitano. Perché loro? Non potrebbe essere altrimenti. Alias non è bello, né ricco e neanche socialmente ben piazzato. Lavora in un archivio, una specie di borgesiana biblioteca piena di memorie perdute e di merda di piccioni. Ha una sola qualità: ascolta, e poi, quando ha smesso di ascoltare, ricomincia da capo, con la stessa o con un’altra. Alle normali non importa, ma quando le pazze se ne accorgono non c’è più niente da fare, è il delirio. Per loro è un bene prezioso, più dell’amore o del sesso. Un uomo che le ascolta, è molto meglio di una donna, perché la donna ascolta e giudica. L’uomo ascolta e intanto pensa a qualcos’altro, magari all’eventualità di farsi una bella scopata alla fine di quel gorgo di parole. Anche Alias non giudica, sta attento a non essere giudicato, per calcolo o difesa. Non crede che la povera pazza ignori la cosa. Forse la preferisce, come un surrogato accettabile di un rapporto con un uomo, senza, apparentemente, troppe complicazioni. Diciamo che così lui ha scoperto una nicchia di mercato, in cui soddisfa la sua curiosità delle donne. Continua a leggere

Riccardo Raimondo – Poesie


Ascolta tu pure: è il Verbo stesso che ti grida di tornare; il luogo della quiete imperturbabile è dove l’amore non conosce abbandoni, se lui per primo non abbandona. Qui invece lo vedi, ogni cosa dilegua per far posto ad altre e costituire l’universo inferiore nella sua interezza. “Ma io, dice il Verbo divino, mi dileguo forse da qualche parte?”
(S.Agostino, Confessioni)

 

 

La Parola

Non lasciare che l’amore per l’imprevisto
ti distolga dalla Ragione. Continua a leggere

Promemoria

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Lei mi guarda dal muro –
le rispondo
con gli occhi della memoria

nell’incipit di una giga in blues
questa sera il lampione scioglie
gocce argento nel vetro –
nello specchio di pioggia
profili notturni vedo

sospesa come luna
la melodia del flauto
galleggia e si fa strada
su ciottoli di pianoforte

di là dal mare, sopra le siepi
oltre le foglie dei tassi, più su
impigliate nei pioppi a rovescio, più in alto
nei fori di nuvole in corsa
da galassie a spirale, meteore, venti stellari
scendono per venirmi incontro
radiazioni invisibili, quasi
le immagini dei vivi e dei morti –
promemoria sui muri e tra i fogli –
mi entrano dentro, spostano
le connessioni

Giovanni Nuscis – LA PAROLA E LO SPESSORE – note critiche di G.Lucini – lettura di Narda Fattori


Giovanni Nuscis, La parola e lo spessore, note critiche di Gianmarco Lucini, puntoacapo Editrice, 2010

Questo libretto intende proporsi come analisi critica di tutta l’opera fin qui prodotta da Giovanni Nuscis ; la cura è di Gianmario Lucini, attento critico e fine poeta egli stesso.

L’opera vuole dunque fissare un punto di vista analitico ed esaustivo sulla poetica nel suo affinarsi nel tempo e , contemporaneamente, restare incompiuta così come deve restare per un poeta parco di opere ma ancora giovane e con una voce fertile in grado ogni volta di ri-generarsi.

La sua struttura articolata vede il critico prendere in esame le opere edite da Nuscis sotto vari aspetti ma soffermandosi in particolare sulla parola e lo spessore che acquista nei versi , parola mai superflua, mai compiaciuta, al contrario parca, vigilata, necessaria al messaggio, alla completezza e alla coesione di ogni singola poesia . A riprova di quanto va affermando Lucini inserisce , fra i vari paragrafi critici, alcune poesie che sono anche come testimonianza del percorso compiuto dal poeta dalla prima pubblicazione “ Il tempo invisibile” del 2003 all’ultima raccolta che troviamo qui edita per la prima volta “Transiti” ; nell’intervallo temporale sono state edite le opere “Il tempo invisibile”, “In terza persona” e “La parola data”. Continua a leggere

Shichirō Fukazawa: Le canzoni di Narayama

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Sei radici, sei radici, oh, sei radici 1,

accompagnare sembra facile e non lo è

sulle spalle è pesante il fardello, è penoso,

ah! Purifichiamo le sei radici, purifichiamo le sei radici.

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[da «la Canzone dello sballottamento del sordo»]

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«Alle montagne succedono le montagne. Ovunque si vada, non ci sono che montagne»,

con questo senso, quasi estenuante, di chiusura eppure di continuazione del paesaggio, contenente fin da subito lo spazio dell’uomo  anche se in forma impersonale (“ovunque si vada”) , inizia la voce corale di questo romanzo che intaglia il mondo in diverse modulazioni di canzone, e lo fa passando di bocca in bocca, attraverso la voce che ora  secca, ora slitta, aggiunge, cancella, modifica, strofe alla canzone comune dell’esistenza, il cui ordito di amore, crudeltà, astuzia, coraggio, fiducia, pietas,… viene di volta in volta scoperto, ricoperto, tramandato, affidato come munus alla comunità e al mito. Continua a leggere

Un commento elegiaco a Anidride solforosa di Roberto Roversi

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Allora si mettono libri dovunque, Roberto Roversi, e non c’è più posto dove il libro può stare, sono le parole dalle sillabe ardenti e quelle magre, a cagne cane, sono le bellissime autostrade che portano a Colon del paese perso e le brutte scombinate, le marce inquinanti, sono l’isole. Sono appena state costruite, le alte velocità, a forare l’amianto ma a disegnarne una, strada, respirare non è mai costato pare tanto. I libri stanno in  catasta e li  impiliamo, e li leggiamo a volte per poi dimenticarli, che tutti i libri si dimenticano, ne salvi tredici, quattordici, basta. Continua a leggere

I santi padri di Carmela Cammarata – invito alla lettura di Antonella Pizzo


La prima frase che mi è venuta in mente leggendo i Santi Padri, romanzo di esordio di Carmela Cammarata (Del Vecchio Editore),  è stata: “un romanzo delizioso”.  Sì, lo è delizioso,  lo è perché nonostante la trama racconti di fatti dolorosi a tratti tragici leggendo il romanzo sin dall’inizio non si può non sorridere di fronte a certi atteggiamenti carichi di feroce ironia della protagonista e naturalmente scritti e descritti dall’autrice dell’opera che del personaggio è madre e creatrice. L’ironia e l’autoironia salva. E’ l’unica arma che si ha a disposizione quando tutto sembra precipitare. Ed è con ironia che la protagonista Nanà ormai adulta si affanna a pulire dalle incrostazioni calcaree il “cesso” di casa sua. Quel “cesso” che è metafora della sua vita. “sovrapponiamo troppo spesso un ideale a chi ci circonda, e non sono le persone a cambiare, ma siamo noi che cominciamo a vedere. Che cominciamo a respirare da soli senza affanno. A non odiare la realtà solo perché è diversa. Solo perché puzza di vero”. Nanà adulta partendo dal quel cesso incrostato racconta la sua vita. Continua a leggere

Anna e il topolino

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Anna Laetitia Barbauld

 Anna Laetitia Barbauld, nata Aikin (1743–1825) fu un’importante poetessa romantica inglese, saggista e scrittrice per bambini. La sua carriera di scrittrice fu abbastanza brillante, in un periodo in cui le scrittrici donne erano rare. Stimata docente nell’accademia privata fondata con il marito Rochemont Barbauld, pastore protestante di origini ugonotte, fu un’innovativa scrittrice per l’infanzia e i suoi sussidiari stabilirono uno standard pedagogico per più di un secolo. I suoi saggi dimostrarono che anche le donne potevano impegnarsi pubblicamente in politica e fecero scuola. Ancor più importante, la sua poesia e i suoi scritti di critica letteraria gettarono le basi per lo sviluppo del movimento romantico nel suo paese, invitando i poeti ad abbandonare le loro stanze e a vagare nei campi (“to wander about the fields”) e a cantare il mondo naturale, come poi avrebbero effettivamente fatto grandi talenti come Wordsworth (I wander’d lonely as a cloud”) e Coleridge. Continua a leggere

ventiquattresima edizione di Time in Jazz dal 9 al 16 agosto.


Nel segno dell’elemento terra la ventiquattresima edizione di Time in Jazz in programma a Berchidda e in altri centri del nord Sardegna dal 9 al 16 agosto. Ahmad Jamal, Rokia Traoré, Joao Donato, Cristiano De André, Pierre Favre e le pietre sonore dello scultore Pinuccio Sciola, tra i protagonisti del festival diretto da Paolo Fresu.
Oltre alla musica spazio anche per le arti visive, il cinema, la danza e varie iniziative di sensibilizzazione ambientale. Continua a leggere

In memoria di un compagno di lavoro – di Karol Wojtyla

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Lo scoppio della guerra cambiò in modo piuttosto radicale l’andamento della mia vita. In verità i professori dell’Università Jaghellonica tentarono di avviare ugualmente il nuovo anno accademico, ma le lezioni durarono soltanto fino al 6 novembre 1939. In quel giorno le autorità tedesche convocarono tutti i professori in un’assemblea che si concluse con la deportazione di quei rispettabili uomini di scienza nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Finiva così nella mia vita il periodo degli studi di Filologia polacca e cominciava la fase dell’occupazione tedesca, durante la quale inizialmente tentai di leggere e di scrivere molto. Proprio a quell’epoca risalgono i miei primi lavori letterari.

(…)

Per evitare la deportazione ai lavori forzati in Germania, nell’autunno del 1940 cominciai a lavorare come operaio in una cava di pietra collegata con la fabbrica chimica Solvay. Si trovava a Zakrzówek, a circa mezz’ora dalla mia casa di Debniki, ed ogni giorno vi andavo a piedi.

(…)

Ero presente quando, durante lo scoppio d’una carica di dinamite, le pietre colpirono un operaio e lo uccisero. Ne rimasi profondamente sconvolto: «Sollevarono il corpo. Sfilarono in silenzio. Da lui ancora emanava fatica ed un senso d’ingiustizia»…
I responsabili della cava, che erano polacchi, cercavano di risparmiare a noi studenti i lavori più pesanti. A me, per esempio, assegnarono il compito di aiutante del cosiddetto brillatore: si chiamava Franciszek Labus. Lo ricordo perché, qualche volta, si rivolgeva a me con parole di questo genere: «Karol, tu dovresti fare il prete. Canterai bene, perché hai una bella voce e starai bene…». Lo diceva con tutta semplicità, esprimendo così una convinzione abbastanza diffusa nella società circa la condizione del sacerdote. Le parole del vecchio operaio mi si sono impresse nella memoria.
Da Dono e Mistero

In memoria di un compagno di lavoro – di Karol Wojtyla

1

Non era solo. I suoi muscoli si diramavano in una folla immensa
finché alzavano il martello, finché vibravano di energia
ma questo durò solo finché egli sentì il terreno sotto ai piedi
finché una pietra non gli squarciò la tempia
e gli entrò nelle stanze del cuore. Continua a leggere

Ipazia o della memoria delle donne III

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Leggi la prima parte

Leggi la seconda parte

Ultima parte

di Daniela Assunta Zini

I lavori di Ipazia ci sono noti attraverso sette lettere la 10, la 15, la 16, la 33 (frammento), la 81, la 124 e la 154.

Dal IV al XVIII secolo, il cristianesimo è ridotto al rango di religione di Stato. Si addice che tutti gli abitanti di un territorio aderiscano alla stessa confessione, tengano per indiscussi pretesi dogmi e si conformino ai riti in vigore: la sanzione dei dissidenti è il rogo.

Si deve rendere tutto a Dio, che trasmette tutto a Cesare.

Gesù di Nazareth, crocifisso in nome della legge romana, nel 30, diviene la cauzione di tutti i poteri, a partire dal 315.

Continua a leggere

Marià Fortuny – luci dell’Ottocento

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Vincenzo Capobianchi – Il vestito giallo

L’OTTOCENTO ELEGANTE.
ARTE IN ITALIA NEL SEGNO DI FORTUNY, 1860 – 1890

Rovigo, Palazzo Roverella, via Laurenti 8/10;
29 gennaio – 12 giugno 2011

Ho conosciuto a Rovigo, nella mostra di Palazzo Roverella, Fortuny padre – Marià Fortuny i Marsal, catalano – sì, proprio il padre del più noto Fortuny, quel Mariano citato anche da Proust e D’Annunzio, vissuto nello splendido Palazzo omonimo a Venezia, ricco delle eclettiche vestigia della sua versatile personalità artistica. Pittore fortmente connotato dal colore e dalla sensualità della sua terra, Fortuny padre fu anche fondatore di una corrente pittorica tanto fortunata ai suoi tempi quanto poco nota oggi, specialmente al vasto pubblico. Continua a leggere

Maria Favuzza (1901-1981)


Le poetesse d’Italia MARIA FAVUZZA (1901-1981)

edizione A.L.A.S.D. JO’ 2011

saggio monografico
di Marco Scalabrino

Nta na stratuzza

Nta na stratuzza funna e silinziusa
c’è sciamu di picciotti ed alligria;
lu suli scinni a fari assemi un gniocu,
s’assetta a lu bastiuni e li talia.

Un picciriddu, lu chiù granniceddu,
porta comu un tesoru un aquiluni,
tanti culura appisi a un pizziteddu
agghiummuniatu di russu cuttuni. Continua a leggere

Marco Candida, Il bisogno dei segreti – di Jacopo Nacci


Jacopo Nacci
RESA DI UN RECENSORE DI CANDIDA
Ogni storia non è regolata da un conflitto ma da una relazione. A volte questa relazione può rimanere solo un tentativo. Altre volte può riuscire pienamente. Storie di popoli. Storie di Nazioni. Storie piccole. Storie grandi. Tutti soltanto tentativi di relazione. Toccami oppure Non toccarmi. Baciami oppure Non baciarmi. Vieni a casa mia oppure Non venire.
Marco Candida, Il bisogno dei segreti
(le frasi in Italique si riferiscono a un manuale di frasi fatte per imparare l’inglese) Continua a leggere

25 aprile Festa della Liberazione

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Ora e sempre Resistenza
Lo avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costituirà
a deciderlo tocca a noi
non coi sassi affumicati
dei borghi inermi e straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità. Continua a leggere

Ipazia o della memoria delle donne II

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“Piaccia a Dio che io cessi di vivere o di ricordare la perdita dei miei figli! Abbi cura di te e saluta da parte  mia i tuoi felici compagni, il venerabile Teocteno, innanzitutto, e il mio caro Atanasio, poi, tutti gli altri. Se il loro numero si è accresciuto di qualche nuovo venuto, che merita il tuo affetto, io devo essergli grato di meritarlo: è mio amico; riceva anche lui i miei saluti. Mi porti ancora qualche interesse? Te ne sono riconoscente, mi hai dimenticato? Io, nondimeno, non ti dimenticherò.”

Leggi la prima parte 

Seconda Parte

di Daniela Assunta Zini

Socrate scrive venti o trenta anni dopo gli avvenimenti che riferisce e a una distanza di mille chilometri dal luogo, ma vive nella capitale dell’impero e si può presumere che abbia avuto facile accesso ai documenti della curia.

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Rue des carrières di Alessandro Zaffini (8 agosto)


Rue des Carrières di Alessandro Zaffini (ora ventiquattrenne ; con questa poesia ha vinto un concorso di poesia per giovani a Savignano sul Rubicone, Premio R. Cantone, 2009)
pubblicato da Narda Fattori

Nonno Zaffini

 

Rue des carrières

Ci siam presi un’altra guerra, troppo stanchi
per parlare, ci siam presi e terra terra
siam partiti via dal mare.
Quattro stracci tra i bagagli, via da campi e da città,
con un treno verso nord che non sai dove fermerà.

Siamo scesi in una terra dove il cielo
fa più male, con le nuvole già gonfie
di ogni pianto da versare.
Qualche bocca da sfamare e un sogno di libertà,
ci hanno dato due baracche per sistemarci là.

Poi fu il grigio di ogni casa a disegnare
ogni sentiero, fu la gente e le montagne
di carbone nero.
Ci siam visti tutti quanti nell’abisso un po’ più in là,
ci siam visti tante facce, tutte nere a Charleroi. Continua a leggere

A Vittoria Aganoor Pompilij e alla sua storia

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Lei scriveva con sguardo lontano
di rose e di colonne erbe fragranti
di fuochi sogni voli dolci rime
era la musa dei cavalieri stanziali
amata ed immortale
amata e umana
la sua mente invaghita
dell’altra stella pari
all’unisono andare… Continua a leggere

Vento di scirocco – di Roberto Mazzarella


“…la verità é che un rapporto non é mai prevedibile, non é mai fine a se stesso. Non é riconducibile a niente che non sia rapporto…
E’ come una bolla di sapone, destinata a vivere l’incertezza che un movimento appena meno delicato possa farlo esplodere… difficile equilibrio che si nutre di attimo dopo attimo, e non sopporta già più l’attimo seguente: perché sarebbe fuori posto… un tentativo di ipoteca…
Nessuno é più debole di chi ha tutto sotto controllo…”.
Il libro é vendita in tutte le 98 librerie “LaFeltrinelli“.

“una struggente storia d’amore, di passioni e di politica… nessuno é più debole di chi ha tutto sotto controllo l’amore altro non vuole essere che rapporto e rifiuta qualunque surrogato”

****

Dopo “L’uomo d’onore non paga il pizzo” edito da Città Nuova,  libro che tratta di tematiche civili e di testimonianza sociale, di impegno consistente nella lotta alla mafia, (la mafia, piaga e erba maligna che ha asfissiato e asfissia ogni uomo degno di chiamarsi tale impedendogli di crescere rigoglioso)

dove l’autore chiama all’appello ogni uomo, ogni donna affinché si faccia carico del problema e non si ponga come soggetto passivo alla mercé di un male che  per quanto malefico non è ineluttabile e nemmeno incurabile ma piuttosto invita ad alzare la testa e a dire no con coraggio, a strappare con forza la gramigna affinché la società possa vivere e prosperare nella legalità,  Roberto Mazzarella torna a fare sentire la sua voce con il  romanzo “Vento di scirocco” muovendosi nell’ambito della stessa materia.

Il romanzo inizia e si chiude con la stessa domanda “cosa c’era dietro quella casa?”

La domanda non scaturisce da semplice e banale curiosità ma è una di quelle domande che si annida nel cervello e dalle quali poi nasce quella forza dirompente che ti fa operare delle scelte precise che vanno spesso controcorrente e che ti sconvolgono in qualche modo la vita. Un’altra domanda precisa e altrettanto sconvolgente viene posta  fra le pagine del romanzo “Perché si interessa a queste cose?”. Continua a leggere

Rosaria Di Donato: Poesia e filosofia

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Parafrasando lo scritto di Heidegger Fenomenologia e teologia 1 in cui il filosofo sostiene che anche la teologia è una scienza in quanto si occupa del fenomeno della“cristianità” e non, specificamente, della conoscenza di Dio, si può forse sostenere che la poesia è una disciplina che si occupa di se stessa come possibile comunicazione d’esistenza.

Se la fede è un esistere…con il crocifisso 2, la poesia è un essere crocifisso: un essere appeso ad un legno ed il non poterne discendere mai. Intendo dire con questo che la poesia è un modo di esistenza dell’esserci umano e che il poeta è inchiodato alla croce della parola che è per lui dannazione e salvezza in modo totale ed esclusivo: questo è il suo destino.Totale perché la parola poetica esprime tutta l’interiorità del soggetto: il suo modo di vedere, di pensare, di sentire, di dire; esclusivo perché il poeta accoglie la realtà e l’irrealtà, il noto e l’ignoto, il limite e l’illimitato, il senso ed il non-senso. Continua a leggere

In corpore insano


Chi può dire di averlo visto tutto ? Tastato si, ma visto davvero il proprio corpo, per esempio dal retro ? Forse con l’aiuto di specchi o in qualche foto maldestra.

In un certo senso, è l’abitudine a salvarci, a non pensarlo; l’abitudine di vederlo ogni giorno per parti, mai interamente, come invece vedi un altro dall’esterno, coricato oppure venirti incontro. Continua a leggere

Ipazia o della memoria delle donne I

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ὅταν βλέπω σε, προσκυνῶ, καὶ τους λόγους.
τῆς παρθένου τὸν οἶκον ἀστρῷον βλέπων
εἰς οὐρανὸν γάρ ἐστι σοῦ τὰ πράγματα,
Yπατία σεμνή, τῶν λόγων εὐμορφία,
ἄχραντον ἄστρον τῆς σοφῆς παιδεύσεως.

Quando ti vedo mi prostro davanti a te e al tuo verbo,
Vedendo la casa astrale della Vergine,
Infatti, verso il cielo è rivolto ogni tuo atto
Ipazia sacra, bellezza del verbo,
Astro incontaminato della sapiente cultura.

Pallada, Antologia Palatina, IX, 400

 

Prima Parte

di Daniela Assunta Zini

Vi sono creature che mi fanno credere che l’anima esista.
Il mio intervento di questa sera si incentra su Ipazia.
Perché Ipazia? Continua a leggere

Fra cori angelici e risate infernali


La musica delle origini era monodica e utilizzava uno stile detto melismatico.
*Il coro affonda le sue radici nel passato, e si attribuisce l’invenzione “moderna” di questa pratica musicale agli antichi greci (coro greco)* i quali la utilizzavano nel teatro, durante lo svolgimento delle tragedie, come voce narrante esterna alle scene. Continua a leggere

Ercole Patti: “Un bellissimo novembre”, 1967


Ercole Patti

Nato a Catania il 16 febbraio 1903 e morto a Roma il 15 novembre 1976 (il giorno e il mese coincidono con quelle stringate parole che chiudono il romanzo: “Era il 15 novembre del 1925”), Ercole Patti appartiene alla larga schiera degli scrittori siciliani che hanno dato un contributo di alta qualità alla letteratura del nostro Paese.

Ottimo giornalista, si dedicò poi alla narrativa, scrivendo molti romanzi. Se ne ricordano alcuni: “Quartieri Alti” del 1940, da cui Mario Soldati trasse nel 1945 il film omonimo; “Giovannino” del 1954; “ Un amore a Roma” del 1956; “Le donne e altri racconti” del 1959; “Cronache romane” del 1962; “La cugina” del 1965; “Un bellissimo novembre” del 1967, da cui Mauro Bolognini trasse nel 1969 il film omonimo, con la sensuale Gina Lollobrigida nella parte di Cettina; “Graziella” del 1970; “Diario siciliano” del 1971, vincitore del superpremio Campiello; “Gli ospiti di quel castello” del 1974.
Fu anche autore teatrale e sceneggiatore cinematografico. Continua a leggere

Da “Mio padre, l’immigrante” di Vicente Gerbasi

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( emigranti italiani sbarcano a Ellis Island )

Canto V

A volte piombo dentro me stesso, come venendo da te,
e mi raccolgo in una tristezza immobile,
come una bandiera che ha dimenticato il vento.
Sui miei sensi passano angeli del crepuscolo
E lenti m’imprigionano i cerchi notturni.
Veniamo dalla notte e nella notte andiamo.
Ascolta. Io t’invoco da un orologio di pietra,
dove cadono le ombre, e dove il silenzio cade. Continua a leggere

È morto Tito di Marica Bodrožić: nota di lettura critica a cura di Anna Maria Curci

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Marica Bodrožić:

 

Seminare ricordi, pescare parole, dire Dalmazia in tedesco.

Il mio primo incontro con la scrittura di Marica Bodrožić è avvenuto leggendo la sua introduzione all’edizione italiana del volume di racconti Nell di Christine Lavant. „Ho bisogno di un essere umano, finché non avrò Dio.“ Il linguaggio salvifico di Christine Lavant: questo è il titolo del breve e sostanzioso saggio di Marica Bodrožić pubblicato come introduzione ai racconti di Lavant (in: Christine Lavant, Nell, Zandonai, Rovereto 2009, IX-XVII). A testimonianza della traccia profonda lasciata già da questo primo incontro riporto le parole che concludono il saggio: “Anche il più alto grido è, nella scrittura, circondato di silenzio. Il lettore si addentra in questo silenzio ed è, nella catena di coloro che tacciono, l’ultimo anello: è fin dall’inizio il beneficiario predestinato della grazia.

”Il secondo incontro è stato voluto, non più un imbattersi casuale, dunque, ma il frutto di una ricerca, un viaggio nella poesia di Marica Bodrožić attraverso la traduzione dei versi che danno il titolo alla raccolta Ein Kolibri kam unverwandelt (Otto Müller Verlag, Salzburg/Wien 2007). Ho pubblicato la mia traduzione e l’originale in tedesco su Cronache di Mutter Courage l’8 marzo 2010. Continua a leggere

Baciamolemani


Videoclip del brano “La Corriera” dei Baciamolemani featuring La Pegatina tratto dal disco “L’Albero delle Seppie”(teAtroAmArgine, 2011), album interamente in DOWNLOAD GRATUITO su http://www.baciamolemani.net.

Videoclip del tema “La Corriera” de Baciamolemani feat. La Pegatina, incluído en el disco “L’Albero delle Seppie”(teAtroAmArgine, 2011). El álbum se puede DESCARGAR GRATUITAMENTE en http://www.baciamolemani.net

Nati artisticamente nel 2006, raccontano nella loro musica storie d’altri tempi, viaggi, miraggi e atmosfere grottesche condite con un sound tropicale.

La Corriera è il titolo del nuovo brano della band musicale ragusana Baciamolemani. …

i musicisti hanno girato il loro secondo video, con la partecipazione straordinaria di due dei componenti della famosa band spagnola La Pegatina, conosciuta e apprezzata in tutta Europa, con cui i BLM hanno intrapreso da qualche tempo a questa parte una proficua collaborazione artistica.

Hanno partecipato al video clip anche l’inarrestabile attore Marcello Perracchio, che, nonostante i suoi numerosi impegni, ha voluto dedicare del tempo ai Baciamolemani, e Barbara Giummarra, attrice e ballerina ragusana.

La troupe è stata diretta dal regista sciclitano Danilo Schininà, autore anche del primo video clip del gruppo I Ruffiani, che venne girato su un peschereccio a Portopalo nell’ottobre 2010. Continua a leggere

Le poetesse d’Italia: Ada Negri (1870-1945)


LE POETESSE D’ITALIA: Ada Negri 1870-1945

 

 

 

Il dono eccelso che di giorno in giorno
e d’anno in anno da te attesi, o vita,
(e per esso, lo sai, mi fu dolcezza
anche il pianto) non venne: ancor non venne.

 

 

 

Ada Negri nasce a Lodi il 3 febbraio del 1870 da Giuseppe e Vittoria Cornalba. Il parto avviene nella casa della nonna materna, la portineria di un palazzo signorile in via Porta Cremonese dove quest’ultima svolgeva il ruolo di custode. Il padre di Ada fa il vetturino a Milano, dove la famiglia risiede, ma è vittima del vizio di bere e muore quando lei ha appena compiuto un anno. Rimasta vedova, Vittoria si trasferisce definitivamente dalla madre con i due figli, il primogenito Annibale, che verrà adottato dallo zio materno, e la piccola Ada. Trova lavoro in una filanda e con grandi sacrifici riesce a mantenere la figlia a scuola fino al diploma, ottenuto nel 1887 con il massimo dei voti. Continua a leggere

LA LESSIVE de La FOLIE di SYLVIE DURBEC

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Parfois le vent, parfois le ciel et d’autres fois encore, la lune.
Jour de lessive pour la folie.
La voilà qui installe son linge et étale ses secrets au fond du lavoir.
En général, en fin de semaine, quand les couleurs deviennent fortes.
Quand les murs aussi.
Alors la folie.

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LE LUCI NELLE CASE DEGLI ALTRI di Chiara Gamberale

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Indubbiamente un “prodotto” ben confezionato.

Scrittura giovane, asciutta.

Storia bizzarra, al limite dell’improbabile.

La protagonista si chiama Mandorla ed è, neanche a dirlo, una bambina piccola, tenera e dolce come quel frutto.

Sua madre- che la lascia orfana a soli sei anni- è Maria, amministratrice condominiale, giovane, bella, tosta e “perduta”, nel senso che sceglie di essere una madre single. Continua a leggere

POESIA E POTERE NE “I GIGANTI DELLA MONTAGNA”

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E’ il 1931 quando Luigi Pirandello inizia la stesura di quella che sarebbe stata la sua ultima opera: I giganti della montagna. Ed è il 10 dicembre del 1936 quando, ormai in agonia, suggerisce al figlio Stefano una linea guida per concludere il dramma che non ha fatto in tempo a finire. I giganti della montagna, uno dei tre testi teatrali, con Lazzaro e La nuova colonia, che costituiscono il ciclo del Teatro del mito, è il dramma della condizione dell’Arte, l’analisi onirica di una guerra combattuta fra la Ragione e la Poesia. Qui Pirandello abbandona il realismo dei suoi primi racconti, abdica alla poetica dell’Essere vs l’Apparire e si lascia dietro la scia di quel borghesismo dentro il quale si consuma l’esistenza di un’umanità spenta. Ne “I giganti” non troviamo tracce di quei personaggi che si dibattono per dirimere i contrasti fra “corde civili” e “corde pazze”, ma assistiamo alla rappresentazione di due modelli di vita: quello di coloro che hanno scelto di vivere nell’allucinazione del sogno e quello che Ilse si ostina a volere perpetuare a dispetto della realtà avversa.

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