Nell’universo poetico di Anna Maria Bonfiglio non c’è raccolta di versi più intima, più intensamente dono d’anima di questa ultima titolata “Il miele amaro”. Quel flusso temporale che Bufalino chiamò “la maledizione di Eraclito”, lo scandaglio interiore che s’inabissa entro l’ipogeo più intimo e oscuro del sé, sono i cardini del dettato. E’ tutto qui. Ma è qui che l’infinità temporale di un vissuto, di un Esserci, si sdipana in versi fortemente connotativi; talvolta teneramente malinconici o dolorosamente drammatici, qualche volta rarefatti o ossimoricamente densi, ma sempre pregnanti, sempre pienamente riflessivi. Nei versi della poesia che dà titolo al volume, “Il miele amaro”, è il giorno a “portare il sapore” del tempo transeunte; in “Di tanto vivere” è del vissuto l’identico gesto del “portare” alle labbra il miele amaro, Continua a leggere
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.