Nicola Romano- Voragini ed appigli- Editrice Pungitopo
Quasi una sequenza epigrammatica questi brevi testi che compongono la plaquette Voragini ed appigli di Nicola Romano, tutti declinati in settenari, metro di rispettabile ascendenza se consideriamo che è stato usato non soltanto per testi di tradizione burlesca ma parimenti per componimenti come l’ode, la canzone, la ballata. Romano li adotta per sviluppare una tematica di carattere intimistico-riflessivo, quasi un colloquio con se stesso che gli consente di mettere a fuoco gli aspetti della realtà che lo circonda, tanto in ambito sociale quanto nella sfera del privato. “Ma quando torneremo/al centro delle cose/dentro quel solco antico/che luce diede al mondo?” Recita accorato nello spaesamento di un contesto di parole gridate e di discorsi confusi e fuorvianti. E nella dimensione macrostorica in cui è immerso il poeta si ritaglia la sua microstoria, camminando sulle parallele come saggio equilibrista. Una pensosità quieta e consapevole lo accompagna al centro di quell’età che non è più di facili incantamenti e non è ancora di resa senza resistenza: “Ma torneranno giubili/e danze nei cortili/per i giovani affranti/se si reincarna il tempo/(ma noi non ci saremo)”. Nella sua nota introduttiva Giorgio Linguaglossa sostiene che “fra la poesia di Nicola Romano e la società si è operato un divorzio storico”. A mio avviso, più semplicemente, credo che fra il poeta e la società la spaccatura non sarà mai definitiva nella misura in cui egli continuerà ad avvertirne le tensioni. Tutt’al più vivranno da separati in casa.
Ti scelgo e t’assaporo
nella notte ialina
come spicchio succoso
e ti carezzo l’orlo
opaco e venerino
Hai nel pube un diamante
che coglierò ansimante
con le mani furtive
e un impeto discreto
e mi dirai che è dolce
giocare a darsi amore
tra sussurri sgualciti
tu nonostante Luna
*
Il tempo d’un buongiorno
già pigola un trambusto
e sfogli previsioni
sui guadi di giornata
metti in fila i percorsi
per non trovarti alfine
lucertola che svia
scorri attento gli appunti
segnati a marginalia
mentre giunge un vagone
di tegole inattese
e comprendi che è l’ora
d’andare verso il mare
per sorprendere l’onda
che stuzzica i pontili
*
Non sarai di nessuno
non dell’antico padre
e nemmeno dei figli
verdi ma già remoti
Non sarai delle stelle
troppo lontano il cuore
e neanche del mare
che t’assesta sul molo
fingendo panorami
Non sarai della gente
non sa scrutare dentro
distratta si compiace
del nulla che l’assorbe
Nicola Romano vive ed opera a Palermo. Giornalista pubblicista, è stato condirettore del periodico “insiemenell’arte”e attualmente collabora a quotidiani e periodici con articoli d’interesse sociale e culturale. Con opere edite ed inedite è risultato vincitore di diversi concorsi nazionali di poesia. Alcuni suoi testi hanno trovato traduzione su riviste spagnole, irlandesi e romene. Con il circuito itinerante de “La Bellezza e la rovina” ha recentemente partecipato a letture insieme a noti poeti italiani. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: I faraglioni della mente (Vittorietti,1983); Amori con la luna (La bottega di Hefesto,1985); Tonfi (Il Vertice,1986); Visibilità discreta (Ed. del Leone,1989); Estremo niente (Il Messaggio,1992); Fescennino per Palermo (Ila Palma,1993); Questioni d’anima (Bastogi,1995); Elogio de los labios (C.Vitale, Barcelona,1995); Malva e linosa, haiku (La Centona,1996); Bagagli smarriti (Scettro del Re,2000; Tocchi e rintocchi (Quaderni di Arenaria,2003); Gobba a levante (Pungitopo,2011).
Pingback: Nicola Romano- Voragini ed appigli- Editrice Pungitopo | letture (e scritture)
Non sarai della gente
non sa scrutare dentro
distratta si compiace
del nulla che l’assorbe
Una poesia che, grazie ai versi brevi e musicali, scorre leggera pur affrontando temi profondi.