calati
junco
ca passa
la china
Si apre con questa sorta di epigrafe, mutuata dall’antica tradizione popolare siciliana, la raccolta Lo sposalizio del tempo, del poeta palermitano Emilio Paolo Taormina. Un avvertimento-metafora, segno e simbolo della condizione dell’uomo, giunco robusto e flessibile capace di chinarsi alla furia delle tempeste per ritornare eretto quando il flusso maligno avrà sfogato la sua ira. Nella prima delle due sezioni che compongono la silloge, Nidi, è racchiuso il senso di questo momento d’attesa, la paziente rabbia di non “riuscire a voltare le spalle al tramonto”, la malinconica contemplazione di ciò che rimane quando la china ha trasportato tutto con sé: resti macerati dal furore della bufera che la parola poetica eleva a mito; rovine “del tempio”, taglienti come lame, che il poeta illumina con la sua voce lirica.
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