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beatificazione, festa del lavoro, giovanni paolo II, incindenti sul lavoro, karol Wojtyla, lavoro, morti sul lavoro, sicurezza
Lo scoppio della guerra cambiò in modo piuttosto radicale l’andamento della mia vita. In verità i professori dell’Università Jaghellonica tentarono di avviare ugualmente il nuovo anno accademico, ma le lezioni durarono soltanto fino al 6 novembre 1939. In quel giorno le autorità tedesche convocarono tutti i professori in un’assemblea che si concluse con la deportazione di quei rispettabili uomini di scienza nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Finiva così nella mia vita il periodo degli studi di Filologia polacca e cominciava la fase dell’occupazione tedesca, durante la quale inizialmente tentai di leggere e di scrivere molto. Proprio a quell’epoca risalgono i miei primi lavori letterari.
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Per evitare la deportazione ai lavori forzati in Germania, nell’autunno del 1940 cominciai a lavorare come operaio in una cava di pietra collegata con la fabbrica chimica Solvay. Si trovava a Zakrzówek, a circa mezz’ora dalla mia casa di Debniki, ed ogni giorno vi andavo a piedi.
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Ero presente quando, durante lo scoppio d’una carica di dinamite, le pietre colpirono un operaio e lo uccisero. Ne rimasi profondamente sconvolto: «Sollevarono il corpo. Sfilarono in silenzio. Da lui ancora emanava fatica ed un senso d’ingiustizia»…
I responsabili della cava, che erano polacchi, cercavano di risparmiare a noi studenti i lavori più pesanti. A me, per esempio, assegnarono il compito di aiutante del cosiddetto brillatore: si chiamava Franciszek Labus. Lo ricordo perché, qualche volta, si rivolgeva a me con parole di questo genere: «Karol, tu dovresti fare il prete. Canterai bene, perché hai una bella voce e starai bene…». Lo diceva con tutta semplicità, esprimendo così una convinzione abbastanza diffusa nella società circa la condizione del sacerdote. Le parole del vecchio operaio mi si sono impresse nella memoria.
Da Dono e Mistero
In memoria di un compagno di lavoro – di Karol Wojtyla
1
Non era solo. I suoi muscoli si diramavano in una folla immensa
finché alzavano il martello, finché vibravano di energia
ma questo durò solo finché egli sentì il terreno sotto ai piedi
finché una pietra non gli squarciò la tempia
e gli entrò nelle stanze del cuore. Continua a leggere