Rino Cammilleri, Il crocifisso del samurai, Rizzoli 2009, pagine: 275,
euro 18,50, ISBN-13: 9788817030373
Si tratta di un romanzo storico attorno a un episodio poco noto della storia: la grande rivolta dei samurai cristiani nel 1637. Circa quarantamila cristiani giapponesi, donne e bambini compresi, si ribellarono alla persecuzione e si arroccarono nella penisola di Shimabara, nel castello in disuso di Hara. Qui tennero testa per cinque mesi al più grande esercito di samurai che la storia del Giappone avesse mai visto. Vennero massacrati fino all’ultimo e fu la loro rivolta a provocare la chiusura ermetica del Giappone al mondo esterno per due secoli. Quando i missionari europei poterono tornare, nella seconda metà dell’Ottocento, trovarono che i discendenti di quegli antichi cristiani avevano conservato la fede nella clandestinità, tramandandosela di generazione in generazione. Solo alla fine del XIX secolo cessarono le persecuzioni dei cristiani nel Sol Levante. I pochi rimasti erano quasi tutti concentrati a Nagasaki. E furono centrati, com’è noto, da una delle due bombe atomiche.
Rino Cammilleri
Il ventiduesimo giorno del settimo mese, l’anno diciottesimo dell’era di Tembun, una giunca cinese entrò nel porticciolo di Kagoshima, nella parte meridionale del Kyūshū. La comandava il capitano Avan, che i portoghesi chiamavano «o ladrão», il ladrone. A bordo c’erano il gesuita Francisco Xavier e i suoi confratelli Cosme de Torres e Juan Fernandez. Con loro c’era anche il giapponese Anjirō,
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