Qualche volta uomini e paesi mi sono parsi ritratti e paesaggi di una galleria che debbo aver visitato molto tempo fa, chissà quando. Ho sempre riconosciuto tutti, e più che mai gli uomini, dovunque.
L.Pirandello
Parenti e amici
I morti compongono un alfabeto di nomi che fluttuano nell’aria. Ognuno ci riconosce quello che più gli appartiene e ricompone un altro tempo, un’altra storia, un’altra città. L’effetto Praga è terribile: troppa storia, leggende, magie, alchimie, atmosfere letterarie. I muri ne trasudano. Lei ci va senza sapere molto della sua leggenda. La prima sera a Praga, a teatro, nella sala Smétana, vede il suo primo morto. L’amato nonno.
E’ durante il Requiem di Mozart. Il nonno canta nel coro. Non sa a che punto del Requiem lo riconosce, forse all’inizio di Lacrimosa dies illa, quando Mozart – così si dice – scoppiò a piangere, commosso dalla propria musica. Il nonno è lì, stretto tra altri due anziani – un orribile orco e un vampiro impettito – con la sua zazzera bianca, le lenti rotonde, e si agita più di tutti. Sembra quello che canta di più.
Perché ha visto cantare il nonno? Forse perché lui, da vivo, aveva amato tanto la musica e il canto, e sognato di cantare in un coro? Costrinse suo figlio a imparare il violino, ma fu un disastro; ordinò alla figlia di imparare il piano e lei imparò e suonò, suonò anni e anni per lui, per la famiglia raccolta in salotto, per gli invitati del sabato sera, finché lui non cadde in miseria e dovette svendere il piano e tutto quanto possedeva per poche lire; ed emigrare in Francia.
È a Praga che i sogni…? La parte mancante della vita – quella non vissuta o vissuta male – va a ricongiungersi all’altra, e chi è morto può infine appagarsi, darsi pace? Continua a leggere →
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