L’identità dei figuranti spogliati in Kobarid di Matteo Fantuzzi sono solidi, riconoscibili, non occorre una percezione istintiva per nutrire lo sgomento per mezzo del quale li scopriamo: si palesano infatti come in una disastrosa (e spostata) purezza che odora di deriva, di stoica cecità del singolo quanto di miracolosa fragilità fluttuante.
Ho usato la parola figuranti non a caso: chi ha voce è al margine, in leggera ma continua pendenza verso la sconfitta. Sono emblemi della precarietà assurta a spessore. Ognuno si palesa protagonista del proprio stare in secondo piano.
Fantuzzi usa una condizione immaginativa (una finzione narrativa, volendo semplificare) necessaria per contrapporsi alla drammatica realtà. Il risultato è un amaro vestito di paradosso e di una involontaria comicità. Continua a leggere
Fabiano Alborghetti legge Kobarid di Matteo Fantuzzi
04 venerdì Apr 2008
Posted Fabiano Alborghetti, Matteo Fantuzzi
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