
La Vucciria di Guttuso - Palazzo Steri - Palermo
Chi mi conosce sa che non è possibile uscire da me senza recarne marchio o traccia. Non sono una stanza né una stazione, sono una persona, una donna per l’esattezza, una donna con il rogo nel calamaio, sono una stiratrice con un esercizio nel centro storico con la vetrina vuota e due sedie scompagnate, impagliate, poste una davanti all’altra, settecento una, ottocento l’altra, e due piante alte e ben nutrite ai lati. Io sto all’interno, nella penombra, vivo comunemente aleggiata di vapori caldi di ferro con serbatoio capiente d’acqua a cento gradi. All’ultimo uomo che ho conosciuto sto raccontando il mio desiderio. L’entrata non è stata gradevole. Primo sintomo, il caos. Gli confesso di voler morire impiccata alla terza bifora con intarsi policromi della fila in alto di palazzo Steri, a piazza Marina. Le spalle di lui, incalcolabilmente spirituali, si sollevano piano dal cuscino, e io mi aggrego a ogni cosa che nella stanza riluca. Continua a leggere
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.