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Entra: ecco la camera confusa e provvisoria/ dov’ero solo e dove aspettandoti vivevo,/ e la mia tristezza con la sua lampada e gli armadi,/ ed ecco il ritratto di mia madre a vent’anni.
Inizia così, con l’invito ad entrare nella propria camera e quindi nella propria vita, essendone la camera il luogo-simbolo, la storia d’amore in poesia che Paul Géraldy ha intitolato TOI ET MOI. Storia di due cuori che s’incontrano, si amano, si annoiano, si dividono e infine si ricongiungono, a perpetuazione di un’abitudine d’amore ormai tanto radicata da non poter essere divelta. Storia comune che la parola poetica riveste di fascino e fa assurgere a fatto unico. TOI ET MOI esce in Francia nel 1913, il suo autore è un giovane poeta che il tempo ha collocato nel limbo degli autori minori fino a consegnarlo all’oblio. Invero la sua è una poesia che non suscita clamori, non presenta particolari innovazioni rispetto al tempo coevo e non si ascrive nel registro di movimenti o stili che hanno avuto peso nell’evoluzione della letteratura moderna. Eppure possiede una sua grazia di gusto liberty e rappresenta uno dei primi indizi di quella forma poetica di sapore realista che in seguito sarebbe esplosa con altri poeti di maggior fortuna, quale ad esempio Jacques Prévert. Paul Géraldy, al secolo Paul Le Fèvre, nato nel 1885 e morto nel 1983, è oggi un poeta sconosciuto ai più e la sua opera non ha certo inciso il corso della storia letteraria, tuttavia questo suo libro, che peraltro fu fra le sue opere quella più conosciuta, è un esempio di quella letteratura che agli inizi del secolo riuscì a coinvolgere un numeroso pubblico di lettori. Se proprio vogliamo fare dei collegamenti possiamo fare riferimento a quella letteratura definita rosa che nel primo dopoguerra sostituì il sensualismo dannunziano con un romanticismo di carattere borghese. Continua a leggere
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