Il tempo dell’esistenza, di Claudia Zironi, Marco Saya ed. – note di Narda Fattori.
Claudia si accosta alla poesia in modo reverenziale, quasi essa rappresentasse un mondo felice o ancestrale, e quindi la teme, teme di tradirla, di non sapere tenerla sulle dita e di camminarle a fianco. Mi sento vicino al suo tremore, anche se il mio processo è stato inverso: ho cominciato giovanissima, poi l’ho abbandonata e ripresa in età matura.
La poesia, una volta incontrata è un’amica fedele che non chiede, non è vero che urge; ogni tanto si affaccia e parla, di solito parla di chi scrive anche se il terzo millennio ha visto affermarsi la poesia narrativa e /o giocando con le parole ha trasformato gli oggetti più banali in metafore di cui spesso non si capisce il nesso.
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