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di Federico Federici
Una parola dura e indecifrabile è attratta dai nostri silenzi. Questa è la poesia che sappiamo di scrivere, in una vigilia perpetua di silenzio. Qualcosa ci sfiora continuamente la bocca, ci sfida alla pronuncia del senso, ha il soffio vivo e frontale di un affetto, ma non si spiega e non è forse solo parola. Ci sono cose che nelle parole si pongono vicine al compimento. Ma la vera parola nasconde le lettere. La vera preghiera passa tra le corde della voce e trova il suo Dio. f.f.
cara *,
lo stile non ci protegge. Una parte di noi si lega alle cose dalle parole, l’altra parte invece è solo parole. Certi accadimenti somigliano a una fitta nevicata che sigilla il paesaggio così che diventa impossibile descriverlo. Dal basso in alto nulla allora è distinguibile. Tutto ricade entro il limite assoluto della neve, in una rivelazione imminente, come osservare un punto preciso sul muro nelle tonalità della luce.
Non per un eccesso del sentire si scavalca il perimetro del mondo. Anzi è la capacità di trattenere le parole e i gesti a perfezionarci, la liturgia dell’esercizio. Continua a leggere
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