Nella sofferenza non si può fare altro che soffrire, ma per quanto “stringere i braccioli della poltrona del dentista o tenere le mani in grembo non cambi le cose, perché il trapano continua a trapanare”, i sentimenti da soli sono ugualmente troppo duri da sopportare, e allora mascherarli da riflessione forse può servire a qualcosa. Nel 1961, due anni prima di morire, C.S. Lewis racconta in un diario la scomparsa di sua moglie dovuta a una malattia. Lo fa con un senso profondo di ribellione (arrivando a definire Dio un “Sadico Cosmico”) per ricavare in prima battuta l’unico piacere possibile per chi è tormentato: “il piacere di restituire i colpi” (“…dire in faccia a Dio quello che pensavo di Lui”). Continua a leggere
Note sul «Diario di un dolore» di C.S. Lewis, di Andrea Oppo
30 lunedì Mar 2009
Posted Oppo Andrea
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