Sono pagine dure, intense. Speri che ciò che leggi non avverrà mai, eppure sai che potrebbe un giorno accadere. Non ho mai amato i libri che vogliono raccontare l’apocalisse… ma questo libro ha qualcosa che ti prende, ti fa entrare dentro la storia e, anche se vorresti forse uscirne,ne rimani avvinto per capire fino in fondo, per vedere come andrà a finire. E’ una fine non c’è, come ogni grande libro lascia il discorso in sospeso, qualcosa finisce, ma qualcos’altro continua…
Nel nuovo romanzo , La strada, un non meglio specificato disastro planetario ha posto fine alla vita sulla terra: un uomo ed un bambino che non hanno nome, attraversano un paesaggio desolato, un’immensa distesa di ceneri in cerca di cibo. Su dirigono a Sud verso il mare, fuggendo, fuggendo e basta.
Un padre e un figlio, dunque, senza nulla’altro che il legame loro indissolubile e tenero. Un legame che fa da contrasto a tutta quella distruzione che incontrano passo dopo passo, moment dopo momento. Non esiste più nient’altro: non esiste più la storia, il tempo, non esistono più le città, le case, le famiglie, non c’è più neanche il cielo verso sempre guardiamo in cerca di speranza, è perennemente oscurato, plumbeo “come l’inizio di un freddo glaucoma che offusca il mondo”. Esiste solo la strada lungo cui spingono un carrello con quel poco che ancora hanno: qualche coperta, poco cibo in scatola. E quando finalmente arrivano al mare, ciò che gli si apre di fronte è un oceano vasto e freddo che ha “la desolazione di un qualche mare alieno che bagna le coste di un pianeta sconosciuto. Più a largo, sulle secche create dalla marea, una nave cisterna arenata”. Continua a leggere
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