Renzo Paris, Il fumo bianco, Elliot 2013
di Claudio Damiani
Renzo Paris fuma «erba buona» con i figli e gli torna in mente il decotto d’oppio che, lui bambino in Abruzzo, i contadini marsicani preparavano per addormentare i loro figli: «Oppiomane fin da neonato, ketazza marsicano» gli gridano i figli.
Il fumo attraversa tutta la nuova raccolta di versi di Renzo Paris (Il fumo bianco, Elliot, 2013), non tanto quello dell’erba, quanto il residuo, ciò che resta della combustione, il volatilizzarsi della vita. Il fumo che, alla fine, è l’uomo.
Fumo come vanità, inconsistenza, ma anche leggerezza e libertà, poter andare dovunque, essere in ogni luogo (e viene in mente l’”uomo di fumo” palazzeschiano, Perelà). Continua a leggere
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