«Tu vedi, Admeto, in che stato sono…»
Cammina a testa bassa, si butta sul letto. Si butta e si ributta, si rialza. Fruga fra i teli, sistema i nastri fra i capelli. Ha il viso imbronciato, l’ovale è fermo, incorniciato da riccioli ribelli. Una ciocca le ricade sulla fronte, sopra il neo. È molto pallida. Adesso sta prendendo una molletta, un pettinino…Si fa bella, sì, ma per morire. Vuol morire al posto del marito: ha dato la sua vita in cambio si quella del marito, un marito un po’ così, neppure tanto nobile. È una lenta moviola: qui la vestizione d’una sposa somiglia più che altro al preambolo d’un funerale.
Siamo nel cuore della tragedia di Euripide: il re Admeto ha chiesto un po’ a tutti, ma nessuno s’è detto disposto a morire al posto suo. Neppure sua madre, neppure suo padre…Solo lei, Alcesti, sua moglie e regina, solo lei accetta il sacrificio. E a noi viene da pensare: ma perchè? Forse lei sola sa che si tratta di una recita? Continua a leggere
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