
“Sposa del vento” è il titolo suggestivo dell’ultima raccolta poetica di Anna Vasta, che, come la precedente, “Quaresimale” (2006), vede la luce per i tipi di Prova d’Autore, in un libretto di una preziosa semplicità nella veste grafica, di un bianco profondo e ruvido come un bouquet di Gypsophila paniculata (volgarmente: “velo della sposa”), lieve e salmastro, come spuma marina quando il vento che soffia tra i flutti la sbrandella per aria. Ma la sposa è una novia de sangre, mujer di uno sposo in perenne fuga tra antri boschivi e superfici marine, per il quale ella consuma lunghe attese in esauste veglie, che percorre e penetra con violenza il suo corpo cavo traendone il suono della zampogna di Pan. Come annota Mario Grasso nell’acuta prefazione, “la Sposa del Soffio divino altro non è che la Poesia con tutta la maestà del suo fascino misterioso, imprevedibile, del suo miracolo di mimare e ripetere il più grande e vero mistero, quello della vita”. Continua a leggere →
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.