Ho conosciuto in te le meraviglie
meraviglie d’amore sì scoperte
che parevano a me delle conchiglie
ove odoravo il mare e le deserte
spiagge corrive e lì dentro l’amore
mi son persa come alla bufera
sempre tenendo fermo questo cuore
che (ben sapevo) amava una chimera.
Analizzando questa poesia mi sono accostata alla tematica meriniana, per consuetudine ascritta prevalentemente al percorso manicomiacale-religioso, da una mia prospettiva. Questo breve testo, costituito da otto versi endecasillabi divisi in due quartine senza cesura con rime A-B, A-B, C-D,C-D, ancorché inserito in una raccolta di poesie d’amore dedicate, include una disposizione di segno più ampio, aperto a ben più di un significato. La purezza del verso, la scelta semantica e l’andamento lirico della composizione rimandano ad una misura d’amore che trascende la mera sensualità. Qui le “meraviglie d’amore” non sono solo lo stupore per il sentimento ma accolgono implicazioni di valore spirituale giacché si collegano agli elementi della natura e suscitano una gioiosa esaltazione che viene accompagnata dal tumulto dell’anima. Non si tratta dunque della “meraviglia” come sorpresa dell’incontro con l’altro ma delle “meraviglie” intese come prodigio d’amore aurorale dentro il quale perdersi (… e lì/dentro l’amore/mi son persa come alla bufera). In questo senso mi sentirei di assegnare al testo una valenza metafisica, un’eco mistica. Erotismo e misticismo sono d’altra parte due coordinate essenziali nella poetica di Alda Merini. Ma il sentimento erotico che investe grande parte della sua opera contiene in sé dei limiti, non rende felicità, è intriso di nostalgia, di rimpianto, è una ricerca continua che non placa il bisogno di donarsi.
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