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“Ora è vero che proprio per le cosidette leggi dell’avanguardia nessuna situazione può essere congelata, nessuno stile innovatore può sopravvivere tanto tempo senza diventare a sua volta accademia, comunque è anche vero che il pericolo in cui l’avanguardia sempre incorre quando tenta di andare avanti è tornare indietro. Di questo pericolo la neoavanguardia italiana è sempre consapevole? La risposta è dubbia.”
Angelo Guglielmi, “L’avanguardia adulterata”, estratto da “Quindici – una rivista e il sessantotto”, Feltrinelli 2008
Quella che negli anni della tensione era un’avanguardia con delle forme di sperimentazione autonome, abbastanza slegate e oppositive rispetto ai modi culturali preesistenti, oggi, nel 2010, se ricalcata diventa tradizione. Non si può più definire nuovo (pur con le limitazioni implicite nella natura del termine) un linguaggio che prende spunto dalla neo-avanguardia. Anche questo è, come le scritture che fanno riferimento al classicismo, una clonazione.
“Non ci si occupa certo di cultura in quei supplementi dei quotidiani e dei settimanali che hanno scoperto la letteratura come “buon affare”; né nell’unico settimanale letterario italiano, che coltiva idee antiche e clientele non più illustri, ed è oggetto di commerci editoriali e politici; né sulla stragrande maggioranza delle riviste specializzate, che sono il regno della prudenza e dell’amicizia, e perciò della menzogna. Non ci si occupa di cultura negli uffici “culturali” dei partiti, né alla televisione, né, con pochissime eccezioni, nelle università. No, lo sciopero è compatto e unanime: anzi è una serrata, il primo indizio del regime che è nell’aria, e matura sotto i nostri occhi. “
Editoriale, Quindici n.1, giugno 1967. Da “Quindici – una rivista e il sessantotto”, Feltrinelli 2008
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