I
La lingua scritto-parlata si è sempre configurata quale luogo d’azione simulata, addomesticata rappresentazione della vita, finzione al servizio del soggetto come ruolo. Il sovvertimento è nel contrapporre la propria soggettività in atto di scavalcare lingua e ruoli; una soggettività che nulla concede all’identità. Dunque, la fine della scrittura come luogo di identità, simulazione o edificazione dell’io, bensì il tema dell’invivibilità del presente in una “teatralità” oltraggiata in quanto l’atto non premette alcuna azione dotata di senso. L’irruzione di un quotidiano aleatorio quanto devastante deturpa la scena e inquina lo spirito, stigmatizza ogni possibilità di recuperare “l’anima” della letteratura nutrendosi della sua dissoluzione. Forze vitali, pulsioni, atti, appetiti, furori, brame, corruzioni, manie: tutto, infine, sembra resistere ad ogni tentativo di formulazione linguistica e di elaborazione simbolica. Continua a leggere →
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