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Da: Ossa 16 reperti
(in Settimo quaderno di poesia contemporanea, Marcos Y Marcos, Milano 2001)
Colonna vertebrale
reperto n° 9
In noi, s’impernia Galla Placidia, mosaico
di cellule staccate dall’arcobaleno
in noi, s’infuria Giovanna d’Arco, alla testa
di giuste, schierate ed apocalittiche, arse
vive per le stregonerie dei loro boia
in noi, il tempo ha succhiato il midollo del mondo
per farne il geniale pozzo di San Patrizio
in noi, ruota la scala della sapienza infinita, poggia
la colonna: serpente a sonagli affamata di popoli
antichi e moderni ingoiati come patatine ed hamburger
in noi, i ruderi di coda rizza, ci ammoniscono, sotto
rimembrano l’origine animale dell’umana natura
l’istinto quadrupede di sopravvivenza, di lotta
in noi, la posizione retta è coscienza, abbiamo ricorsi
di capobranco, di capostipite, di prevaricazione
di faraone che si mantella del sole, di graffi e amore
in noi, l’amore si alimenta nell’eterna follia, il pathos
l’elettricità che grida nel nostro vertebrato cavo
può illuminare città rase, far del cupo Las Vegas
in voi, domandatevi se per lui infilzereste il vostro cuore
come spiedino, per lei intingereste la lingua nel veleno
in voi, domandatevi se sareste disposti all’adulterio
pur sapendo che quel Malatesta già vi prende le misure
domandatevi se del vostro filmato siete attori autori!
ecco, ora posso sentirti superiore, sacro, or che scalzo fin le ossa
francescano, posso anche non manifestare la tua potenza
posso essere cibo e commensale dell’ultima cena
posso anche non essere di un sesso od esemplare
posso dare all’altro quel ch’è serbato a me
ecco, cosa è realtà cosa sogno
cosa è la spina dell’essere
che dolce s’incunea
nel non dire
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