Le parole non sono mie, dice Massimo La Spina mentre nel silenzio le cerca e le unisce ricucendole sui sogni a brandelli.
Un silenzio spesso ricercato, quello che circonda la sua visione interiore, diventando “luogo di confidenza con l’anima: spazio dell’interrogare, non dello spiegare, e spazio dell’ascoltare, non dell’affermare.” Come scrive Zena Roncada nella sua presentazione alla raccolta.