Immagino che, a volte, tutti noi difronte a certi eventi della vita ci si senta un po’ come degli estratti vivi dalle macerie e che questa considerazione valga ancor più per i poeti che spesso tra le macerie ci si infilano, ci si seppelliscono di propria volontà. Non per una sorta di autolesionismo o di masochismo, ma per amore della verità che molte volte riluce e si rende maggiormente evidente nei momenti di dolore e di difficoltà.
“Le lacrime delle cose” di Gabriella Sica sembra proprio un libro uscito dalle macerie che hanno caratterizzato l’epifania del XXI secolo, infatti si estende tra due date: settembre 2001 e novembre 2008. E datate sono quasi tutte le poesie che lo compongono e che quindi formano una sorta di diario. Diario in cui le vicende mondiali si mescolano con quelle personali e il collante è, a mio avviso, in quell’attenzione creatrice, tanto cara a Simone Weil, che permea lo sguardo di Gabriella Sica. La sua attenzione è infatti costantemente tesa a ciò che accade e al come questo accadere, una volta interiorizzato si traduce sulla pagina. Continua a leggere