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[quel (mio) restare nell’andarsene] 4 [un colore è una parola che non sa scrivere]
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«[è necessario che la poesia divenga un sintomo della realtà]» così Pier Maria Galli introduce il lettore nel suo blog, e davvero le sue poesie, non fosse altro che per la loro intima dimensione, sono brividi sintomatici di una realtà che muta e sfuma, lieve e inquieta sempre, e tuttavia appuntata dalla scrittura in piccoli e cesellati fermagli di versi che pervengono al lettore in un dettato minimo e nitido, senza sbavature, raffinato.
Sono poesie che colgono dettagli tradotti in essere da angolature nient‘ affatto ferme, anche se le ancore degli stessi dettagli sono affilate e precise. Non a caso “quel movimento senza cessare / che sta dentro la parola vento” non solo è “il rumore del nudo” mentre viene e scompare al mondo ([lirica n. 0] (86) tag “L’origine del nudo”), ma anche il venire meno e apparire di un angolo di osservazione, lo sfumare del contorni delle persone e degli oggetti, non per parossismo improvviso del vento, ma per il suo vagolare impreciso, anche quando non furioso. Continua a leggere
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