[per gentile concessione di Del Vecchio editore]
Trad. Ondina Granato
“Perché scrivo? Non era qualcosa di previsto. Non doveva accadere.
Non si vivono tutte le vite che si potrebbero vivere. È accaduto.
Non c’è nulla che si possa rivivere a ritroso. È la mia seconda
vita. Tutti sorridono, quando lo sentono, come se si trattasse di
una metafora. Quando vedono le mie foto tornano subito seri.
Perché io sono due persone. Quella di prima e quella da allora in
poi. Non mi ero prefissata nulla, è accaduto, come quando uno
viene investito da una macchina. O come l’amore. Non lo si programma,
accade. – Ho scritto una poesia, – gli dissi. Forse era
mattina. Probabilmente mattina. – Tu non scrivi poesie, – rispose
lui sprezzante. – Fino a ieri, – dissi io cauta. – È come se il gatto
cominciasse improvvisamente a parlare, – ribatté lui. – Quindi è
così facile, – continuò infastidito […]. – Perché, – dissi io, – cosa
è così facile? – Scrivere poesie, – disse lui. – Non l’avevi mai fatto.
È una poesia. – E con questo sbatté la porta alle sue spalle.
Quando sentii sbattere la porta, capii che era una poesia.» Continua a leggere
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.