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Deve darsi come incomprensibile, contorta e instabile questa lettera che scrivo a te, al mondo, al futuro. Questo passo di danza fuori tempo, questa voce tonante che si smorza, partitura franta che inciampa, discorso che passeggia sbieco e s’interrompe.
Da leggersi come disumana, così piano o così forte che non s’indovini un contenuto, che un messaggio – vana speranza – non riesca a trapelare.
Richiede uno sforzo appena, un coraggio da animale, una volta per sempre e poi mai più!
Sorvoli, perlustri
Ogni nostro canto
Ciò che è nostro di ogni giorno.
L’esamini, rifiuti, stringa, scruti.
Infinito giro di giostra
Che sia estasiante o estenuante o stremato
E infine a compassione almeno accenni
Se proprio preghiere non si danno
Ai nostri esangui fiati.
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