È il primo bacio, quel magico contatto di labbra a dare le risposte all’attesa amorosa: un gesto semplice, carico d’aspettative, denso di delizie, ma anche naturale, arcano, intimamente istintivo: le labbra si sfiorano, assaporano la pelle dell’amato/a parlano e rispondono al mistero della passione, della fame e dell’amore.
Freud diceva che “il bacio è, per animali ed esseri umani, portatore di cibo: se non baciamo chi amiamo, a livello simbolico gli togliamo un nutrimento fondamentale, il nutrimento dell’anima”. Secondo la sua teoria impariamo l’arte del bacio appena nati, al primo contatto col seno materno, alla prima suzione, e quest’arte si affina, si arricchisce nell’esperienza del nutrimento. Per quanto poco poetico possa apparire, anche gli uomini svezzavano i loro cuccioli nutrendoli attraverso il contatto delle loro bocche. Quando non esistevano pappette preconfezionate, omogeneizzati e liofilizzati, le mamme svezzavano i pargoli passando loro il cibo da bocca a bocca, così come nella migliore tradizione animale. L’atto della “suzione” e del “tastare” con la lingua il capezzolo materno durante l’allattamento corrispondono dunque esattamente al reciproco nutrirsi degli amanti nell’atto di baciarsi.
Il bacio acquista quindi un ulteriore senso carico di ancestrali valenze: esso è “nutrimento” di cui fruire e da donare all’altro, offrendosi nella morbidezza delle labbra congiunte, ma anche abbandonandosi consapevolmente vulnerabili ai denti ed alle fauci dell’altro in segno di fiducia e reciproco scambio. Continua a leggere