“La penna non dovrebbe mai lasciare / la mano di chi scrive”. Firmato Valerio Magrelli, 1980: sono i primi due versi di una delle poesie di Ora serrata retinae, la raccolta che chiamò il poeta, allora ventitreenne, al centro del panorama della nuova poesia italiana. A ventott’anni di distanza, quei versi, per Magrelli, sono ancora veri. La penna non lascia mai la sua mano: nemmeno quando legge. E non per modo di dire, come vedremo. Proprio sulla lettura, o meglio sulla figura del lettore, lo abbiamo intervistato.
Magrelli, si scrive affinché si legga. Ma si scrive anche perché si legge. O no?
E’ curioso: per una felice coincidenza, proprio ieri (venerdì 14 novembre, ndr) è uscito, per le edizioni D’If, un mio libretto, una plaquette intitolata La lettura è crudele. Include due poesie tratte da Disturbi del sistema binario Continua a leggere
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