La mia vita raccolta su me,
ogni volta che ho avuto paura,
è un oggetto.
(Angela Argentino, Di questo silenzio)
Angela Argentino, poetessa di Lefkada (uso la qualifica ‘poetessa’, in onore della sua lontana consorella Saffo che si dice scomparsa volata da una roccia a picco sul mare dell’isola) apre questa sua opera prima, la quale visto il talento dell’autrice dal passo misurato e dalla voce argentina da “sirena imprigionata” (Lamento) potrebbe essere la prima di una serie, con una siluette a mo’ di autoritratto del tutto interiore. “Ditemi!”, si rivolge ai lettori come fosse una corifea di antica memoria, e le facciamo largo, noi del coro, a lei e alla sua ombra che calcano la scena mentre ci frastorna con un discorso fitto di “irrisolti ossimori” (Dicembre 2010) su luci e ombre incontrate sulla strada della vita “che [le] cammina a fianco”, fino a raggiungere il proscenio quasi di corsa, sagoma tragica che si dibatte per liberarsi dal groviglio delle sue ombre: siciliana d’origine, donna di mezza età. Continua a leggere
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