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Ci siamo occupati di due romanzi di Remo Teglia (Altopascio 9.3.1913 – Altopascio 22.5.1975): “Mala Castra”, del 1965, e “La ballata del mezzadro”, del 1971. Due anni dopo, nel 1973, esce “Terra e ghiaie”.
Ancora una volta è la scrittura che stupisce: asciutta, essenziale, smossa nella sintassi, efficace. I suoi personaggi sono tale e quale.
Beppe scende dalla tradotta che, finita la guerra (la prima guerra mondiale), lo riporta a casa. Nella dimora patriarcale vive anche la moglie Natalina e la figlia Caterina, ancora piccola, che Beppe non sa riconoscere in mezzo agli altri bambini. Sarà la moglie a indicargliela. L’ambiente è quello di una povera famiglia di contadini. I visi dei vecchi, il padre e la madre, sono cotti dal sole e solcati dalle rughe. Continua a leggere
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