Degli altri quattro sensi non c’era traccia. Tutto ciò che riuscivo a sentire era uno stucchevole sapore di glassa alla fragola.
E io, la glassa alla fragola, l’avevo sempre odiata.
Cercai di sputare, ma niente, era come se avessi le labbra sigillate, mi sentivo come se fossi fatta di pietra, come se fossi una statua. E chi ha mai visto sputare una statua?
Beh, a dire il vero una statua che sputava l’avevo incontrata, più o meno vent’anni prima. Stava nel giardinetto di viale Albiti e da quello sgorbio che aveva come bocca, la fanciullina di pietra un tempo bianca, sbavava un rivolo verdastro, acqua mischiata a muschio. Che schifo…
Schifo non mi facevano però le mani di Diego che mi salivano sotto la gonna, mi scostavano il cavallo delle mutandine e per qualche minuto, mentre il giardino andava oscurandosi per le ombre della sera, le sue dita mi facevano dimenticare la scomodità di starmene su quella panchina dal sedile sgangherato e le lancette dell’orologio che si rincorrevano veloci per giungere all’implacabile traguardo dell’ora del rientro e l’inevitabile punizione per l’immancabile ritardo. Continua a leggere
Solo per il tuo bene – di Milvia Comastri
17 venerdì Apr 2009
Posted Milva Comastri
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