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lunedì 17 dicembre 2007

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Da grande, da leggenda del rock Patti Smith è riuscita a rendere relativo il tempo, a stravolgerlo ed inchiodarlo, a stabilire una continuità magica tra uno stadio fiorentino che scoppiava in un boato sul finire degli anni ’70 e una chiesa portoferraiese colma come mai prima, caldissima a dispetto della tramontana cattiva che tirava fuori.

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Poco importava se a reggere l’impianto musicale invece dei “muri di Marshall”, le torri dei potenti amplificatori, c’erano una chitarra acustica (o un pianoforte) e un violoncello, poco importava se in quel battito di ciglia avevi trascorso quasi una vita, era la stessa voce potente, un poco roca, scura, a tratti rabbiosa e dolente, sempre magnetica, che saturava il Duomo fino alle sue volte alte. Era lo stesso braccio destro con la mano serrata in un pugno che martellava come un metronomo l’aria, spandendo la fantastica utopia di chi credeva e crede che “People have the power”. “La forza del sogno – traduciamo all’impronta – di stabilire le nuove leggi, può metterci insieme, possiamo ribaltare il mondo, possiamo far partire la rivoluzione in terra, perché abbiamo il potere, la gente ha il potere”.

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E ancora le sue parole non cantate e non recitate, ma pronunciate in una Sacrestia dove tutto potevi aspettare di trovarci fuorché Patti Smith, la stessa ragazza esile e forte come una corda d’acciaio da chitarra tesa e risuonante, che raccontava della sua passione per la cultura italiana, per la lirica, per la Callas.

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Poi gli occhi che scintillavano per il feeling improvviso con l’isola d’Elba conosciuta sui libri di scuola e dove ha voluto fortemente iniziare il suo tour italiano, dove è sbarcata finalmente per la prima volta, ma non per l’ultima, come ha detto in concerto, perché tornerà già ad aprile.

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L’entusiasmo genuino, di chi ha visto sotto il palco spettatori a decine di migliaia alla volte, per il pubblico del duomo portoferraiese, che la seguiva, sorreggeva, coccolava, nei pezzi più delicati e lirici, il pubblico che poi si è lasciato andare, si è smollato proprio, accompagnandola ritmando con le mani addirittura a cantando, guadagnandosi un suo “bravo!” nei pezzi più tesi come appunto “People have the power”, il “Because the night” nel quale si avverte la zampata del Boss Bruce Springsteen, e nel vellutato “Perfect Day” di Lou Reed.

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Ma Patti Smith, che è anche una apprezzatissima pittrice, non è stata solo incantata dai colori dell’Elba e confortata da un uditorio che la ascoltava a cuore aperto, è pure rimasta piacevolmente sorpresa dalla visita del sindaco prima dello spettacolo, non ci è abituata, diceva, negli “States” amministratori e politici si guardano bene da frequentare le cattive ragazze del rock, anche quando sono delle delicate poetesse, insignite del titolo di “Commandeur des Arts et des Lettres” nel giugno del 2005 dal Ministero della cultura francese, come questa signora che ha dialogato con le gente isolana durante il concerto, ringraziando spesso con la semplicità dei grandissimi, scusandosi di non poterlo fare in italiano, giocando amabile con gli elbani fino ad improvvisare una battuta “napoleonica”.

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Nel concerto proposto a Portoferraio, reso possibile dall’impegno di Alfredo Mottola e dalla Associazione Oltremare con il Comune, la Smith ha alternato le sue canzoni a poesie e cover tratte dal suo ultimo cd “Twelve” ( è il suo dodicesimo album e dodici sono le covers che interpreta in modo assolutamente personale) “testando” l’impianto che proporrà su altri e ben più prestigiosi palcoscenici durante il suo tour ‘A Wing in Heaven Blue’ che prende il titolo da uno dei più struggenti pezzi interpretati dalla cantante americana.

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La cronaca dovrebbe chiudersi con gli applausi insistiti che prima hanno ricondotto la Smith a cantare ancora un pezzo e che hanno segnato la fine del concerto.
Preferiamo invece zoommare, come faceva con la sua telecamera Paolo Mercadini sul Sagrato del Duomo, sulle facce di coloro che uscivano dal concerto, sull’espressione simile a quella di chi riceve un dono inaspettato che coglievamo, in quasi tutti coloro che avevano assistito ad un evento sicuramente memorabile per questo lembo di toscana oltremarina, un concerto di cui si manterrà il ricordo per moltissimo tempo. Il contatto con un’altra faccia dell’America quella gradevole, sensibile e colta di Patti Smith. Fuori della chiesa anche la tramontana sembrava mordere meno di prima.

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Claudia Lanzoni- Sergio Rossi
(Foto di Alessandro Beneforti ed Enrico Gambelunghe)

Articolo concesso alle Belle Donne da Sergio Rossi direttore di elbareport