[…] La psichiatria come luogo dell’anima e dell’anima anelante all’ascolto e alla solidarietà ha la possibilità di scendere negli abissi della interiorità, della soggettività, di chi sta male e chiede aiuto, ma anche di chi sta bene e non sa di chiedere aiuto. La psichiatria ancora come luogo della libertà: della libertà ferita e della libertà desiderata, della libertà frantumata e della libertà recuperata nel dialogo possibile e impossibile.
Ci sono alcuni splendidi versi di Emily Dickinson che colgono fulmineamente il senso della follia e il non-senso possibile della quotidianeità del vivere in molta parte delle esistenze:
Molta follia è divina saggezza
per occhio che discerna –
molta saggezza – assoluta follia –
ma è la maggioranza
che prevale, anche in questo –
Approva – e sei savio –
dissenti – e sei d’immediato pericolo –
legato alla catena –
(La malinconia, che scorre luminosissima e oscura, indicibile e talora inafferrabile nella vita e nella poesia di Emily Dickinson le ha consentito di intravedere il senso nascosto della sofferenza psichica e il non senso di una vita quotidiana banalizzata dalla indifferenza). […]
da Come in uno specchio oscuramente di Eugenio Borgna
alessandrapigliaru ha detto:
Cara Blumy, l’argomento che scaturisce dal tuo post è di capitale importanza e ti ringrazio per darmi modo di discuterne un pò. Intanto Eugenio Borgna credo sia insieme a pochi altri, uno degli psicopatologi più interessanti del panorama italiano contemporaneo; dico questo perchè accanto alle sue competenze professionali e alla sua ricerca sul campo, si può facilmente rintracciare nei suoi scritti un forte talento stilistico e una brillante e profonda capacità di discernimento dei cosiddetti mali dell’anima. Credo, fuor di polemica nei confronti di certa psichiatria organicista, che la psichiatria fenomenologica sia un completamento necessario per Borgna, e anche per me: quel particolare incontro umano e medico che accoglie la sofferenza altrui davvero con la capacità di calarsi nell’abisso dell’Altro. Penso che da questo punto di vista, il contributo di Borgna in questi suoi anni di lavoro durissimo e di ricerca scientifica, siano un valido contributo per il dibattito contemporaneo. Aldilà delle opinioni tra normalità e anormalità o sanità e follia, vorrei riportare un breve passo di Jaspers che Galimberti prontamente cita nella sua recensione appunto a questo splendido testo, su Repubblica del 13/02/2007
Lo spirito creativo dell’artista, pur condizionato dall’evolversi di una malattia, è al di là dell’opposizione tra normale e anormale e può essere metaforicamente rappresentato come la perla che nasce dalla malattia della conchiglia. Come non si pensa alla malattia della conchiglia ammirandone la perla, così di fronte alla forza vitale dell’opera non pensiamo alla schizofrenia che forse era la condizione della sua nascita.
Ecco io non credo che il valore aggiunto di un’opera sia appunto la cosiddetta follia (poi ci sarebbe da fare una bella distinzione tra follia letterariamente accettata e psicosi duramente vissuta e lancinante…) ma si tratta invece, a mio parere, di una condizione entro la quale non si possa più distinguere l’opera dalla vita stessa, dove necessariamente la parola ti attraversa la carne perchè dopo l’esperienza di forte sofferenza non sei più uguale a prima; sei una persona nuova, hai uno spirito imbrattato, vivi di continui affronti che vivi come bastonate in piena faccia o come lamette che intagliano il corpo, fragile fragilissimo perchè non ha più pelle. Il punto infine è questo: essere senza pelle, una condizione alla quale la psichiatria ufficiale risponde con i farmaci ma non solo, anche con la terapia della parola. Credo che la visione offerta da Borgna serva proprio da supporto importante al lavoro che si è fatto da Basaglia in poi, e credo che se ci si concentrasse un pò di più sull’Altro abbandonando le proprie difese ed armature, allora qualcosa in più della sofferenza altrui e di quell’abisso indistinto forse arriverebbe anche a noi, chè crediamo sempre di esserne estranei e soprattutto immuni….
Un abbraccio Blumy e grazie mille per questo post meraviglioso 🙂
Alessandra
Marina Pizzi ha detto:
grazie infinite, Eugenio Borgna è persona-psichiatra di forte e affettuosa vicinanza e vera sensibilità fraterna.
Blumy ha detto:
grazie a te, Alessandra, per la lettura ed il commento articolato. Borgna non è soltanto un medico dell’anima. – come tale, ha la sensibilità e la grande intelligenza di interferire con il malato con professionalità ma, soprattutto con interesse umano, con affetto – Borgna è uomo di grande cultura e conoscitore e amante dell’arte in generale e della Letteratura in particolare. Scrive come scrivono i poeti e non mi meraviglierei se, per pudore, avesse scritto anche poesie e non le avesse pubblicate.
Blumy ha detto:
grazie a te, Marina. Se non lavorasse a Novara l’avrei scelto subito come psicoterapeuta personale e, se me lo concedesse, come amico.
carlabariffi ha detto:
ho letto “le intermittenze del cuore” di Eugenio Borgna e sono rimasta colpita dalla sua capacità di accostare a temi così delicati e difficili, la poesia.
Complimenti!
carla
margherita rimi ha detto:
Quello dello psichiatra, ed in genere il lavoro del medico, è un lavoro che mette a contatto con la malattia e il dolore,con la morte
Il dolore e la sofferenza sono sempre lì a due passi da noi,è per questo che ci si mette continuamente in discussione e spesso a confrontarsi con l’impotenza.
Anche per il medico lo specchio della malattia è uno specchio “oscuro” e deformante dove il bisogna fare luce bisogna guardarsi,insieme al malato, guidarsi e guidare.
La cura, certo, non sta solo nella farmacologia,ma anche in aspetti umani che bisogna rafforzare,e che non bisognerebbe trascurare rispetto alle “tecniche”.
penso che questo libro,che leggerò e di cui ti ringrazio,per la presentazione,sia un bel connubio tra arte emalattia.
volevo concludere con i versi della Dickinson che mi hai fatto apprezzare
“ma è la maggioranza
che prevale…
Approva e sei savio
dissenti e sei d’immediato pericolo”
margherita rimi
marinaraccanelli ha detto:
m’interessa molto uno psichiatra dotato di sensibilità poetica e sensibile ai temi artistici; la sua dev’essere una dote umana rara, un’arma in più per penetrare l’anima dei pazienti…
il tema dell’intreccio fra genio e pazzia, sviluppato in tutte le possibili varianti (a volte banali o scorrette), è affascinante, grazie per averci proposto un autore che forse mi chiarirà anche alcune specifiche curiosità personali
ciao
marina
Blumy ha detto:
Carla: non ho letto Le intermittenze del cuore e già il titolo, come del resto questo e iquello del precedente libro, L’attesa e la speranza, mi invita a leggerlo.
Però i complimenti devi farli a lui, non a me. 🙂
Blumy ha detto:
Certo che no, Margherita. I farmaci non servono a niente se non supportati dalla cura dell’anima, che è la GRANDE MALATA. L’esperienza in un ospedale psichiatrico deve essere terribile da un lato e terribilmente bella dall’altro, se si ha il cuore che ha Borgna.
Blumy ha detto:
credo che non siano tantissimi, Marina, i medici che si accostano al malato di mente con l’affetto e la sollecitudine di Borgna che racconta, in altri libri, le sue esperienze personali con i malati.
sandrapalombo ha detto:
Un tema dalle mille sfaccettature spesso sottovalutato nonostante convegni e parole ed è raro trovare medici come Borgna. Sandra
margherita rimi ha detto:
Sandra, io sono certa che ve ne sono tanti
margherita rimi
Blumy ha detto:
Non so, Sandra. Penso anch’io che non ce ne siano tantissimi. Ma spero che ce ne siano.
carlabariffi ha detto:
non ho specificato perchè li faccio a entrambi, cara Blumy.
e trovo molto interessanti anche i commenti!
un caro saluto e una buona giornata
carla
Blumy ha detto:
Buona giornata, Carla ! 🙂
maria gisella catuogno ha detto:
un tema centrale e spesso trascurato, causa di indicibile sofferenza e di disagio sociale…bellissimi anche i versi di E.D che ci fanno riflettere sul rapporto tra salute e malattia come possibile rapporto tra conformismo e anticonformismo
gisella
domaccia ha detto:
non ho ancora letto i suoi libri, ma ogni volta che ho letto le presentazioni dei suoi libri, e le interviste che spesso gli fanno per via del suo lavoro ne sono rimasta colpita per via della profondità e dell’umanità che traspare dalla sua visuale e dal suo approccio
Blumy ha detto:
be’, vale la pena leggerli, Domaccia, perchè sono un viaggio, non solo nel mondo della malattia mentale, ma anche nell’anima delle persone e poi nella letteratura, nella poesia, nella filosofia, nell’arte …
valentina ha detto:
ho conosciuto Borgna quest’estate, durante un corso da lui tenuto e intitolto come un suo libro “l’arcipelago delle emozioni”. Sentirlo parlare non ha commosso solo me, ma l’intera aula composta da ca. 80 persone. Parlando della sofferenza altrui, è riuscito a toccare le fragilità di chi lo ascoltava, facendoci capire come è facile cadere negli abissi senza accorgersene, anche quando ci si sente forti e lontani da qualsiasi
pericolo di ammalarsi. In soli sette giorni è riuscito a smuovere dentro di me quello che non sono riuscita a fare in 27 anni! uomo meraviglioso….
Blumy ha detto:
Hai avuto una grande fortuna a conoscere un uomo così, Valentina !