Philip Roth
Pastorale Americana
Dimenticare Portnoy, dimenticare la Pastorale, dimenticare Sabbath, dimenticare le pulsioni vitali che scandiscono l’esistenza
Passioni e istinti che sostengono i personaggi e le loro storie, a volte paradossali, spesso estreme e carnali.
Roth non ha mai rinunciato a proporsi come testimone del suo tempo, consapevole e fiero di avere qualcosa da dire: la vita e le sue emozioni affrontate a viso aperto, come strumento per interagire con tutto quanto lo circonda, dall’ateismo giudaico (di apparentemente vincenti personaggi di tempra ariana nell’America delle mille razze), fino alle psicoanalitiche masturbazioni figlie di una società dell’eccesso.
Un unico punto di vista fino ad ora: lo sguardo in avanti, cogliere ogni dettaglio per addentrarsi nella società americana, ma anche nel quotidiano di chiunque, quasi a scandire una velata ansia di affermazione.
Pochi possono permetterselo.
Roth può scavare nella parte più recondita di ciascuno inconscio e sbattercelo davanti come fosse uno specchio, ma anche una mano tesa verso il buio che potrebbe essere luce, non è lui che ci guida, siamo noi a voler andare, la decadenza può rivelarsi un’occasione che impedisca all’individuo di annullarsi e scomparire. Continua a leggere