A otto anni non è possibile sapere dove ci porterà la vita, e se chiedevano a Giacinta quale mestiere le sarebbe piaciuto fare da grande la bambina rispondeva: “Ancora non ho scelto tra l’attrice, l’esploratrice o la scienziata”.
Eppure quel pezzettino che dondolava le gambe per l’aria, perché seduta non arrivava a toccare con i piedi il pavimento, era certa che la vita le avrebbe riservato molte belle sorprese e che sarebbe diventata una donna famosa.
In effetti, si comportava già come se fosse una piccola star, grazie anche alla mamma che desiderava vederla sempre pulita e in ordine.
Giacinta usciva da casa senza un ricciolo fuori posto e con la mise inamidata. Possedeva tre cambi di vestiario per la scuola, due per lo sport, due per la danza, uno per il saggio di pianoforte e alcune tute da ginnastica o combinazioni pantaloni-magliette-felpe piuttosto comode per giocare ai giardini.
Nell’armadio della sua camerina, gli abiti erano ben allineati secondo la lunghezza: davanti le gonne, dietro le giacche, quindi i vestiti e i cappotti; in estate la successione all’interno del mobile variava di poco, al posto dei cappottini e delle giacche di piuma d’oca erano appese le giacchine di cotone, in stoffa e in maglia, e alla fine, uno spolverino per non farsi cogliere di sorpresa dai temporali di fine agosto.
Continua a leggere →