Lei ogni mattina prepara la colazione
ad un marito pensoso e ad un figlio disincantato,
lei invece la sera si addormenta sempre
a tre quarti di film,
lei invece ha la pelle rovinata
ed il più delle volte balla al suono di una musica
che non si sente,
lei invece ripassa a memoria la lezione di francese,
lei invece ogni giorno
rimesta attentamente i propri dolori
e non lascia cadere neanche una goccia,
lei invece appoggia la testa al finestrino
con uno sguardo perso
che niente e nessuno ritroverà mai più,
lei invece detesta le sue mani cicciotte
e non è a suo agio su questa terra,
lei invece è felice quando si siede sul divano
e sfoglia il catalogo dell’Ikea,
lei invece vuole solo il grande amore,
lei invece si mangia le unghie
e non vede l’ora di arrivare a casa,
lei invece ha un’aria rigorosa e compunta
ma posso vederla bambina
con in testa dei pensieri magnetici
che parla alle bambole
e cammina nella mano del padre,
lei invece è seduta al posto degli invalidi di guerra
indossa un vestito a fiori
e fissa misteriosamente in alto,
lei invece va per la settantina
ma gli occhi sono sempre quelli
– gli occhi non invecchiano –
a volte pensa alla morte, a volte pensa alla vita,
ogni giorno pensa alla spesa,
lei invece sono cinque minuti buoni
che si sta domandando se il signore di fronte
sia sufficientemente anziano per cedergli il posto,
lei invece non riesce a mandare i messaggi col cellulare,
lei invece mi sorride e mi fa passare,
perché le donne più belle del mondo
vivono sugli autobus e non scendono mai.
(da “Occidente Express” di Andrea D’Urso – Edizioni Ennepilibri – Imperia, 2007)
roberto matarazzo ha detto:
molto bella e amaramente ironica anche nel finale ove le Donne non scendono e ci si chiede, insieme all’autore, perchè? ma le Donne, che soggetti di incredibile tesoro di umanesimo celato e misteriosamente legato al ciclico_creativo: le poche volte che emergono dagli abissi della Storia travolgono la storia delle idee con superbia immaginifica e penso a sappho, poeta (da oggi per le “poete” non userò più il termine “poetessa”, vedi il commento di bianca madeccia sulla poeta russa di un paio di post sotto riportati) che sembra travolgere tempo e spazio per imprimere terrificante densa lirica su coscienze atte a recepirla! solo piccoli frammenti: ma che forza!
sandrapalombo ha detto:
Bellissima ironica e musicale e….molto adatta a questo sito.:-) Sandra
francesca01 ha detto:
bella, dolorosa,intensa.
Giacomo ha detto:
bravo Francesco!, hai fatto bene a riproporre qui Andrea, che è bravo..per quel che ne penso (ma ci sarebbe sempre qualcosa da aggiungere) rimando a Ellisse
http://ellisse.altervista.org/index.php?/archives/140-Andrea-DUrso-Altri-testi-da-Occidente-express.html
un caro saluto
G.
Francesco De Girolamo ha detto:
Ho voluto proporre questa poesia di Andrea D’Urso senza anticipare nulla sul contesto di partenza, confidando nella sua autonoma efficacia, per non privare chi legge di un effetto “sorpresa”, per quel microcosmo così particolare in cui la poesia si delinea.
L’ autore è effettivamente su un autobus, perché tutta la raccolta da cui questo testo è tratto…
è una sorta di taccuino in versi di tutto ciò che il suo sguardo, il suo pensiero vanno annotando nel suo forzato “pendolarismo” per andare ogni giorno al lavoro, in treno, in autobus, da un paese della provincia di Viterbo, alla periferia romana… Da questo osservatorio, così poco privilegiato, la poesia di “Occidente Express”, riesce, in virtù di uno spirito di osservazione tenace, di un’ironia affabile, disincantata ma partecipe, a fornirci anche uno spaccato di un’umanità sfuggente, in movimento, spesso mesta, a volte assurda, ma sempre, o quasi, io credo, profondamente viva e autentica, in cui poter specchiare la nostra condizione comune di “falso spostamento” di “frammetato esilio”, in una continuo viaggio di andata e ritorno, “via da” e “verso” noi stessi…le nostre residue illusioni, i nostri ricordi, la nostra quotidianità sempre più depredata di piccoli, dolci, ossessivi miti, della capacità di stupirci degli altri, di guardare chi ci sta davanti negli occhi, con una predisposizione a leggervi la sua umanità, a scrutare nel bagaglio invisibile che porta con sé.
Ed a guardarci indietro, mentre i piccoli sussulti di ruote e rotaie prendono a cullarci, in un viaggio, breve o lungo, “interminabile”, in cui, come quasi sempre, non conta la destinazione, ma l’esperienza profonda vissuta “nel percorso”…
Una buona lettura, spero, ed un caro saluto a tutti.
francesco
violaamarelli ha detto:
ma non scendiamo mai perchè -grazziadio – siamo sempre in viaggio!!davvero riuscita, e un grazie all’autore e a Francesco per averla postata, Viola
Lucianna Argentino ha detto:
Andrea D’Urso è davvero bravo nel comporre i suoi ritratti metropolitani che si prestano a vari piani di lettura, senza contare poi quella grande allegoria che è il viaggio… Spero che Francesco voglia in seguito riproporci qualche altro testo di Andrea. Intanto lo ringrazio anch’io. Lucianna
alessandrapigliaru ha detto:
Bellissima scelta caro Francesco. Ti ringrazio perchè mi segnali un autore che non conoscevo e che mi fai già amare. Un caro saluto, Alessandra 🙂
andrea ha detto:
ringrazio di cuore per ospitato una mia poesia.. vedo collab0rare a questo prezioso sito, che da qualche tempo ho il piacere di seguire, varie persone che conosco ed altre che magari conoscero’..
Antonio Fiori ha detto:
La poesia metropolitana ‘combatte’ la sua battaglia in città, con il taccuino sempre a portata di mano, lo sguardo vigile e curioso. A volte con esiti discorsivi e diaristici, come in questa bella poesia di Andrea d’Urso, a volte con versi asciutti dagli esiti stranianti, come nella poesia di Umberto Fiori. Ma il filone, si sa, vanta ormai nomi come Luciano Erba e Giovanni Giudici, che hanno visitato più volte questo ‘campo di battaglia’ della poesia.
Grazie a Francesco e Andrea
Antonio
biancamadeccia ha detto:
Un moderno “Le bagnanti” ma certo, su di un autobus, perché solo sugli autobus puoi ammirarle, così, tutte assieme, in sospensione temporale, come in un quadro vivente , in un frammento di irrealtà.
Il poeta crea ritratti con poche pennellate sicure, una riga, un verso appena ma riesce a far brillare il “banale” della vita di donne normali e veramente, mi dimostra, alla fine mi ha convinta, che la bellezza, è concentrata sugli autobus.
Ed è vero, le donne non scendono mai dagli autobus. Sarebbe come ordinare alle ballerine di Degas di uscire dai quadri.
Non crea un mondo posticcio di parole e poi appiccica sopra di esso delle frecce direzionali di senso. No. Riesce a far parlare la realtà e a far scaturire la poeticità insita in essa. E questa (per me) in fondo, è l’essenza della poesia più autentica.
Rina Accardo ha detto:
Una poesia diversa, che decanta la bellezza femminile nella sua autenticità, e non in virtù di patinate esteriorità.
marziaserra ha detto:
Ma quanto sono belle queste donne, così autentiche e vive. E che sguardo attento all’essenziale quello di Andrea D’Urso.
M.
mario ha detto:
bella
maria gisella catuogno ha detto:
bella, dolce, ironica, malinconica…
gisella
Molesini ha detto:
una chiusa deliziosa, si.
Blumy ha detto:
il commento che mi è piaciuto di più (non dovrei dirlo, ma è così calzante, così esatto!) è quello di Bianca che dice che le donne non possono scendere dagli autobus come le ballerine di degas non possono uscire dai quadri.
Sacrosanta verità e sacrosanta poesia sulla bellezza delle donne di ogni età, viste come in un film (ogni donna una storia )
maria pina ciancio ha detto:
Una cosa sola.
Bellissimi questi versi:
“perché le donne più belle del mondo
vivono sugli autobus e non scendono mai”
Mapi
Francesco De Girolamo ha detto:
Grazie a tutte/i dell’attenzione e delle acutissime osservazioni critiche, oltre all’adesione emozionale, (in questo caso preponderante,
e, per me, essenziale), rivolte a questa poesia di un autore così particolare, che conto di proporvi, prossimamente, ancora… con altri testi scelti dalla sua bellissima raccolta.
Un caro saluto.
francesco
fernirosso ha detto:
a proposito del silenzio della poesia:questo testo dice,dice che ha guardato con dis-in-canto ciò che comunemente passa in-osservato, da tutti ,eppure nessuno l’ha guardato, o addirittura visto,registrato catturato metabolizzato dipinto…insomma un testo che non fa silenzio sull’oggi ma che ha richiesto un silenzio interiore per ascoltare il mondo,mentre passava dentro i sensi, ma non solo quelli. ferni.