Non c’è, nella letteratura italiana, un poeta che, come Sandro Penna, abbia delimitato in modo preciso e assoluto il proprio mondo poetico. Nulla, o quasi, dell’agire umano rientra negli interessi del suo universo. L’agire umano, qualunque ne sia il campo, non desta in Penna alcun interesse. Il mondo reale, con la congerie di problemi, di complicazioni, non trova spazio, se non come mondo “altro” da escludere o escludente. Da qui muove in duplice direzione. Il mondo degli uomini, o, per meglio dire, degli adulti, dei loro commerci e affanni non sollecita alcuna curiosità. Rarissime sono le “apparizioni” di adulti e tutte più o meno casuali o svolgenti la funzione prosaica di rompere l’incanto del costrutto erotico e ricondurre la vita, deprivata di ogni valenza vitale, nel viale a-poetico della realtà. Continua a leggere