L’equilibrio nell’ombra di Nicola Ponzio, Lietocolle, 2007 – pag. 88
L’equilibrio nell’ombra di Nicola Ponzio, Lietocolle, 2007 – pag. 88
La raccolta si sviluppa in quattro parti: Oscillazioni; Gli invisibili; Matrici; La pagina, il fuoco.
In copertina l’immagine di una sfera oscillante che pende dal soffitto, forse. Il verso è libero, le poesie sono brevi, asciutte, tranne un paio, un sonetto mancato alla fine e una molto lunga a pag. 12. poche le assonanze, mancanza di rime, strane atmosfere boschive e naturali dentro le quali Nicola Ponzio si aggira come un cacciatore, un attento osservatore, investigatore che si interroga e indaga e vaga alla ricerca del vero, dell’equilibrio delle cose, vigilante. Cerca la parola del vero, il nome delle cose, la parola che identifica e assegna, la certezza della parola, la giusta parola, la parola della giustizia, la parola che definisce, non parola abbagliante o abbacinante che ci impedisce la visione, ma la parola che nasce dal seme, la parola che viene coltivata, quella creata e che crea, il verbo, quella che unisce il cielo alla terra, che nasce dalla terra e arriva al cielo. Abbandonare il proprio io e farsi e fare parola universale. Così credo di leggere nelle poesie che aprono la raccolta dove mi imbatto in gelsi e prati, in talee e germogli, in pinete e pigne, “Gelsi e il prato un miracolo/ nel gesto di riempire con il cielo” – “nuove tracce e talee” – “Scorze/illazioni/pinete” – Scorze/agnizioni/licheni” dove la parola forse è stata seminata e si è fatta germoglio tenero che oscilla e trema nel buio fra i pini, nel gelo, fra le scorze dolorose e anela a farsi gioia, parola comunicativa, non mail infernale, non slogan, non errore, non domanda senza risposta, non parola deficitaria, non parola manipolatrice ma parola coraggiosa: “Coraggio delle scelte mattiniere/non attardarsi a discutere/che cosa sia più giusto designare” – “Parole che hanno il seme di un’altra forza,/un’inconsueta dignità/che non manipola il futuro/ della terra” . Parola coraggiosa di discernimento che nasce dall’esperienza, che dice l’esperienza, che spiega la giusta via, l’equilibrio che è virtù “Di questo vero che non è vero/ma si moltiplica/infittisce nelle cellule/oscillanti e nelle e-mail col suo versante/ospitale anche l’inferno ci è dato/Per questo inferno che non è vero/ma che esiste.”
La parola è come un seme, un seme forte capace di vincere la durezza della pietra, così si spera che sia, si vuole che sia.
Voglio parole forti.
Concrete.
Simili ad un seme che s’infila
nella crepa
di una ripida parete di granito.
E poi ancora la parola è una fornace
Nel corpo la parola
è la fornace
primigenia di una fredda decisione.
E la decisione spetta a noi, alla parola, alla parola che è arco e strumento, e nel contempo è bersaglio e freccia.
Tu sei il bersaglio
e tu l’arco.
Tua la decisione
della freccia.
La decisione ancora non è stata presa, il seme non ha ancora attecchito, oscilla e vaga invisibile per boschi e cielo, fra volpi e corvi, fra felci e feci, fra acque e nuvole, fra mosche e pietre, fra canneti e albe, fra libellule e neve, aspettando di farsi segno e matrice, fino all’ultima parte della raccolta dove la parola poetica si staglia sulla pagina, si ferma, diventa fuoco che taglia come una lama, nel cielo rapido e terso, diventa cibo per l’anima, legna da radere, pane diviso ma che unisce, condivisione. Parola che abbia forza, che sappia osare, che sappia penetrare, che sia finalmente esperienza, un calcio nello stomaco, che nasca dal rotolamento nel fango, dal dolore, parola che brucia e che tutto trasforma in cenere perché la cenere è pura ed è senza batteri, senza peccato, la cenere è penitenza, è espiazione, quella cenere che rende il terreno, dove alberga il seme, più fertile, e affinché dalle ceneri poi si risorga come risorse la fenice dalle sue.
Cielo rapido,
terso,
come il filo dell’ascia che solca l’aria
d’inverno spaccando la legna.
Fuoco e versi per cena.
Queste brevi note non hanno la pretesa di essere note critiche dell’opera di Ponzio ma un invito alla lettura.
dalla sezione
Oscillazioni
Gelsi e il prato un miracolo,
nel gesto di riempire con il cielo
la distanza della carne. L’esile
materia più gelosa.
Scegliere nel nome
di ogni cosa la più giusta decisione.
Credere è questo.
Allontanarsi da sé per ritrovare
la scrittura della vita
in una gioia da disperdere.
***
Nuove tracce
e talee.
Oscillazioni che germogliano
sui nomi
alimentandone i dissidi.
Le originarie soluzioni
nel circuito
luminoso che determina la caccia.
***
Coraggio delle scelte mattiniere,
non attardarsi a discutere
che cosa sia più giusto
designare.
Il tempo è nell’anticipo
del falco.
Nel suo respiro
di meteora.
Si danno nomi al mutevole
del cielo senza ipotesi
plausibili per l’erba che rinfranca.
Come se tutto qui dovesse vivere
per noi la stessa gioia,
l’insostenibile esperienza
di un convito
di parole dentro l’erica.
carlabariffi ha detto:
il verso così libero mi avvolge
e non disdegna
una certa musicalità
il passo che mostra la durezza
per poi mescerla bene
come impasto dentro un pane.
-Il tempo è nell’anticipo
del falco.
Nel suo respiro
di meteora.-
Blumy ha detto:
mammamia, Antonella, ma conosci un’infinità di poeti, tu! andrò ad approfondire la nuova conoscenza.
Francesco De Girolamo ha detto:
Bellissima esegesi, Antonella, per un poeta schietto, spoglio, dal verso di una ruvidità sapiente, davvero alla ricerca del “seme” della parola.
Lettura assai “fertile”, per me, da proseguire…
Un caro saluto.
francesco
Antonio Fiori ha detto:
L’importanza assoluta della nominazione nella scrittura (consiglio a chi non l’abbia letto ‘Tutti i nomi’ di Saramago). Se ne ha conferma qui, in queste pensose poesie di Nicola Ponzio, abbellite di gelsi, erica, falchi e germogli.
Antonio
Nicola Ponzio ha detto:
Grazie a tutti per le vostre parole. Antonella, dico senza timore che questo tuo prezioso scritto non è soltanto un semplice invito alla lettura. In poche ma essenziali parole hai colto l’essenza stessa del mio libro, e di questo ti sono grato.
N.P.
margherita rimi ha detto:
In questi versi intensi ed essenziali vi è necessità del poeta di trovare il rapporto originario tra parole e cose:
Voglio parole forti./Concrete
e poi ancora
Coraggio delle scelte mattiniere,/non attardarsi a discutere/che cosa sia più giusto/designare.
Ma mi chiedo se questa corrispondenza è sempre possibile o spesso ci dobbiamo confrontare tra l’inadeguatezza del linguaggio e la complessità delle cose da nominare.
Della raccolta sarei curiosa di sapere qualcosa di più sulla sezione “Gli invisibili”
Complimenti ad Antonella per la sua recensione ed a Nicola Ponzio per i suoi versi.
margherita rimi
antonella ha detto:
Vi ringrazio tutti per la lettura, ringrazio in modo particolare Nicola per i suoi versi nei quali ho cercato di leggere come ho saputo e potuto. antonella
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alessandro ghignoli ha detto:
entropico e forte – Nicola Ponzio unisce l’immagine al dire. una gran voce. da ascoltare.
un abbraccio
alessandrapigliaru ha detto:
La poesia è linguaggio in un senso eminente (…) Essa sta salda in se stessa. Nell’identico modo sta di fronte al poeta e a colui che ne fruisce. Svincolata da ogni intenzione è parola e pienamente parola! [H.G. Gadamer, L’attualità del bello] La parola poetica ha a che vedere con la Verità e sono grata ad Antonella per aver invitato alla lettura del libro di Ponzio con così grande cura, manifestando con passione il suo amore per la Parola; in particolare, mi piace molto l’aspetto etico della parola poetica. Un abbraccio, Alessandra 🙂