– Mamma, chi è quella donna che ti ha salutato?
– Una signora. Perché ?
– Sembra una Regina.
– Che idea!
– Fuma.
– Anch’io fumo.
– Sì, ma non tieni in mano la sigaretta con un braccio alzato a quel modo e l’altro appoggiato alla sedia vicina. É diverso. Guardala, sembra tutto suo.
La signora in questione – se non l’aveste capito – stava fumando, dopo aver pranzato in un ristorante, prima dell’entrata in vigore del divieto, ignara dello sguardo indagatore di un bambino.
Si trattava, in effetti, di un esemplare di narciso femmina molto raro.
Alta, gambe lunghe, seno abbondante, vestita in maniera eccentrica, ricordava nella figura e nel portamento Crudelia DeMon, la nota cattiva del film La carica dei 101.

Il narciso è una pianta bulbosa facile da coltivare e il suo fiore è giallo o bianco.

Passava per la strada come se stesse attraversando un feudo tutto suo, guardava le persone dall’alto in basso, tuttavia, se intuiva che qualcuno poteva tornarle utile, usava il suo carisma per irretirlo.
Mirava ad accumulare soldi, a soddisfare le sue pulsioni sessuali e, soprattutto, a aumentare il suo potere.
Che donna ragazzi!
Si comportava al pari di un uomo, o meglio, a quella tipologia di maschio che si spera venga estirpata al più presto dalle nuove generazioni: i figli di mammà cui tutto è dovuto.
Il bambino aveva intuito la verità.
Tuttalei si era legata al Potente della città e aveva assunto un ruolo simile a quello di una regnante.

Il narciso è un fiore molto profumato. Possiede qualità terapeutiche ed è… velenoso.

Donna furba, non aveva siglato nessuna carta ufficiale, aveva solo concesso i suoi favori al figlio del Potente, un ragazzo timido e tozzo che a osservarlo veniva una tristezza, una tristezza che le lacrime scendevano copiose dagli occhi delle persone sensibili.
Forse un po’ di cocaina gli avrebbe tirato su la schiena e qualcos’altro.
Fu un gioco da ragazzi infiltrarsi nella potente famiglia, prendere in mano le redini del patrimonio e diventarne la consigliera a tutto campo, una bazzecola per una tipa di tal stampo, dottore in economia e commercio, titolare di uno studio nel quale un’attenta e affezionata ragioniera svolgeva la maggior parte del lavoro che lei si limitava a firmare.
Si piazzò dunque nella casa bunker del suo amato, una villa in collina appena fuori città, dalla quale usciva truccata e sorridente, con un rossetto sgargiante sulle labbra pronte a baciare, a deridere, a ghermire, a lisciare con sorrisi ammalianti, il pelo a chi voleva lei.
Si favoleggiava che avesse una muta di cani di razza diversa, tutti di stazza grande. E di stazza grande era il suo desiderio di potere, da conquistare ignorando leggi ed etica professionale e civile.

Il mito di Narciso non ha niente a che vedere con il fiore, il nome deriva dal greco narké e significa stordimento perché si credeva che l’essenza del profumo contenesse proprietà narcotiche.

Tuttalei era una cliente della profumeria più fornita, dalla quale usciva salutando con la formula di rito poi passo a pagare.
Lì acquistava un profumo francese a base di narciso che si spruzzava abbondantemente sui polsi e dietro le orecchie.
Gli eccessi producono sempre delle reazioni e il suo finì per irritare il negoziante, ahimè, allergico alla narcissina.
Il commerciante aveva cominciato ad accusare malesseri di tipo infiammatorio e i test avevano riscontrato che la sua allergia era dovuta all’inalazione del profumo di quel magnifico fiore che anche la sua commessa preferita usava con abbondanza.
Si era documentato e aveva appurato che la narcissina in chi non la sopporta influisce sul sistema nervoso e sulle membrane dello stomaco e, se, inalato in dosi massicce, diventa un veleno mortale.

Oltre ad avere proprietà narcotiche il narciso è un fiore legato al mito dell’Averno, luogo in cui si finiva e dal quale spesso si ritornava, e rappresenta la morte e l’inconscio.

Tuttalei si sentiva onnipotente e si comportava come tale. Quando si ritrovò tra le mani la lettera dell’avvocato che la invitava a saldare il debito in profumeria scoppiò in una fragorosa risata. Non esistevano prove contro di lei: né dei debiti lasciati nei negozi, né degli ammanchi scoperti nei bilanci dell’azienda del Potente del quale godeva di piena fiducia. L’invulnerabilità, di cui si sentiva investita, la spinse a desiderare ancora di più di quello che aveva ottenuto e cominciò ad incitare il suo amante perché sostituisse il padre al vertice dell’azienda.
Il vecchio si rifiutava di mollare il potere: – Non hai accumulato abbastanza esperienza per dirigere l’azienda da solo. Affiancami per qualche anno, quando andrò in pensione sarà tutto tuo.

La dea Afrodite apparve a Paride immersa in un campo di narcisi.

Lei fremeva, quel vecchio bacucco doveva andarsene e lasciare soldi e potere a loro, ma si mostrava irremovibile nella sua decisione.
– No! Io sono il padrone e dirigerò l’azienda sino a quando le forze me lo permetteranno.
Alla Signora non restò che ideare un piano per ucciderlo, ma non ebbe bisogno di attuarlo: un pomeriggio verso le diciannove, il vecchio stava facendo la doccia e, come sua abitudine, non aveva chiuso la porta a chiave, per essere soccorso in caso di malore.
Tuttalei entrò, fece cadere la pelliccia e gli si offrì nuda in cambio del passaggio delle consegne al figlio. Alla vista di tutto quel ben di Dio, un collasso cardiocircolatorio si portò nell’aldilà il Potente. Tuttalei rimase impassibile, mentre l’uomo scivolava privo di vita sul pavimento, con un ghigno a metà tra un sorriso e una smorfia. Era fatta.

Il narciso è indicato come il fiore degli inferi non tanto per le sostanze medicamentose e i veleni che contiene, quanto per la sua forma e il suo pallore.

Nessuno sospettò che Tuttalei fosse coinvolta nella morte del Potente, anche se finì ugualmente in manette per colpa degli ammanchi di bilancio scoperti da un solerte impiegato, anche lui allergico al profumo di narciso, che starnutiva ripetutamente quando la Signora entrava nella stanza in cui lui lavorava. Fu portata via da casa mentre i reporter, che guarda caso sono sempre presenti da far pensare che possiedano doti di preveggenza, la immortalavano con le mani legate, mentre veniva scortata verso la macchina della benemerita.
Al ristorante dove era solita pranzare con il figlio del Potente, nessuno la ricorda più. Eppure era stata un narciso non comune e delle sua storia potrete conoscere altri particolari, se non siete allergici alla polvere, nelle pagine dei giornali della città.

Esistono varie specie di narciso, a tinte gialle, a due colori, doppi come questo che vi ho illustrato. Sono così numerose le specie di narciso e così diverse per aspetto, forma e dimensione che c’è chi ha tentato di catalogarli.

Ah! Dimenticavo. Se volete ammirare i narcisi senza muovervi da casa, guardate la televisione, vi spuntano e vi muoiono in continuazione: politici, attori, giornalisti, documentaristi. In ogni campo c’è un narciso pronto a sbocciare da un bulbo e i bulbi, è cosa nota, hanno vita breve.

Racconto tratto da “ Ciao, come sto?” , Genova, Liberodiscrivere, 2006