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Orfana di mia Figlia

 Orfana di mia figlia di Morena Fanti pagg. 280 Il pozzo di Giacobbe

Esce per le edizioni “Il pozzo di Giacobbe” il libro di  Morena Fanti “Orfana di mia figlia” – un doloroso diario che ho avuto modo di leggere in rete nel suo formarsi,   Morena scriveva e pubblicava, raccontava le sue giornate, i suoi svariati stati d’animo, le sue cadute in fondo al pozzo, le risalite, le sue domande, i suoi incubi, il suo primo anno di sopravvivenza, perchè di sopravvivenza si deve parlare, di questo si tratta, di superstiti, di condannati a vivere, di disperazione, di paura di non farcela, di precipitare nel vuoto e nell’orrore, e non risalire più, di fare il salto per sempre. E sei solo, la società abbandona a se stessi i superstiti, nessun aiuto, neppure nei primi momenti, esiste il SERT che aiuta chi ha problemi di dipendenza da droga, da farmaci, da alcool, ma non esiste nessun servizio per i superstiti, se non hai amici e/o parenti sei solo, non viene nessuno  a casa a chiedere come stai – Il libro di Morena dà una speranza, si può sopravvivere al dolore, la lotta è estenuante, ed è quotidiana, ed è per sempre, ma il primo anno è il più duro da passare e vorrei paragonarlo al primo anno di vita dei bambini, durante il quale si costruiscono le basi per l’uomo che diventerai, così dopo un lutto spaventoso che in pratica ti uccide – ma tu sei vivo anche  se morto e devi reinventarti una vita – devi ricominciare da zero, tutto quello che eri non sei più, sei un’altra persona e stenti a riconoscerti. Una testimonianza forte, quasi un manuale di sopravvivenza che può aiutare chi, purtroppo, si trova nell’identica situazione, chi vive il dolore e nel dolore, e sono tanti, ma anche chi non si è mai trovato a vivere un’esperienza devastante come questa che lei ci racconta può trovare nel libro spunti preziosi di riflessione. Credo  che il libro di Morena Fanti sia un libro necessario e per questo libro la ringrazio.

Antonella Pizzo

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La morte di una persona molto amata, in questo caso una figlia, la mia, annienta immediatamente la vita di chi resta. Annulla desideri, sogni, ambizioni e spesso anche personalità e voglia di vivere. Se è, poi, anche una morte traumatica, improvvisa e choccante, come lo è una morte per incidente stradale, allora accade tutto ancora più velocemente e lo choc è tanto forte da farti cadere a terra e temere, e nello stesso tempo sperare, di non rialzarti mai più.
Purtroppo questo è, e sta diventando sempre di più, un problema sociale: le morti sulle strade sono in continuo aumento e nessuno fa nulla per arginare il problema e contenerne il numero.
Ma, soprattutto, nessuno fa niente per le persone che rimangono in vita, familiari, parenti, amici, fidanzati, figli. Per ogni persona che muore ce ne sono almeno venti che vedono la loro vita completamente sconvolta.
Questo è uno dei motivi che mi hanno spinta a scrivere del mio primo anno di sopravvivenza: raccontare l’evoluzione del dolore, le tante facce della sofferenza e nello stesso tempo, dare una voce di speranza a coloro che mi leggeranno e che staranno vivendo le stesse emozioni domandandosi se è possibile uscirne.
Un altro motivo è che penso sia sempre opportuno parlare delle cose, anche di quelle che ci possono intimorire, come la morte.
Ho sempre pensato che il silenzio uccida i sentimenti, i rapporti tra le persone e, a volte, le persone stesse.
Ecco perché ho deciso di parlare attraverso le mie pagine e di dare voce a tante persone che non riescono a parlare.
In questi anni il libro è stato letto da tante persone (per mia volontà è sempre stato presente sul web, fin da prima che lo completassi, proprio per arrivare a chi poteva desiderare leggerlo e confrontarsi con sentimenti ed emozioni simili a quelle che stava vivendo) e tutti mi spingevano a pubblicarlo, ma io non ero mai pronta, nonostante lo desiderassi molto.
Ora, finalmente, credo di esserlo. E, comunque, ora non mi posso più tirare indietro.
E, perciò, che vada, finalmente, questo mio libro che è sempre stato tra virgolette e ora è diventato di carta, assumendo la sua dignità di vero libro, che libro vero lo era già.

Morena Fanti

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scheda libro

Dati tecnici:
Formato 13,50×20 cm pag. 280
Disponibili: 500
ISBN: 978-88-6124-035-3

Categorie: filosofia

Descrizione

Un libro forte e violento come un pugno sullo stomaco. Violento, come violenta è la mano crudele che cala a ghermirti una figlia di ventiquattro anni prossima alla laurea. Quando muore un figlio la vita si ferma. Muore anche la vita dei suoi genitori, ne devono creare una nuova. Questo non è un romanzo ma una storia vera, la storia di una vita spezzata, anzi di tante vite spezzate. Una famiglia che vive serenamente fino a quando un banale incidente stradale non le ruba la cosa più preziosa: l´unica figlia. L´unica adorata figlia. Morena racconta il suo calvario con lucidità estrema, ci sono pagine di straordinario lirismo in questo libro, intense, crudeli, terribili. Cala un velo negli occhi di quanti hanno perduto una persona cara e quegli occhi non riavranno più la stessa lucentezza. Molti lettori si riconosceranno e si identificheranno in questa storia. Il dramma, il vortice dell´abisso, sentirsi sprofondare giù senza intravedere una via d´uscita. L´annullamento della propria persona, l´abbrutimento fisico, l´apatia, il desiderio di farla finita. E poi lentamente il risveglio, la rinascita, la voglia di dare ancora un senso a questa nostra fragile precaria esistenza. Una testimonianza importante questa di Morena, su un argomento troppo spesso taciuto: la morte. Ma è anche una storia di rinascita e di positività. Uno spiraglio di luce che penetra le tenebre e apre alla speranza. Ed ecco allora che la storia di Morena diventa un documento prezioso da trasmettere agli altri, quasi un manuale che ci insegna come combattere il dolore o almeno imparare a conviverci; ci spiega come riappropriarci della nostra vita, che in fondo vale sempre la pena di essere vissuta.

Salvo Zappulla.