Sai che esiste un uccello chiamato batticuore?
Se appena gli si tocca il petto, il suo cuore smette di battere e lui muore. Quando si trova nei paraggi è proibito fare una mossa falsa perché il minimo errore gli procura un colpo al cuore. Se solo potessi comprare un batticuore. Anzi due. No, uno stormo di batticuore. Li lascerei liberi di svolazzare su tutto quello che ti scrivo, perché facciano da rivelatori di menzogne come i canarini che segnalavano le fughe di gas in miniera.
[D. Grossman, Che tu sia per me il coltello]
Bisogna aver cura del batticuore, delicatissimo essere che filtra le emozioni del mondo e le fa proprie. Immaginiamo per un attimo che il batticuore, per sopravvivere, possa costruirsi un rifugio, un porto sicuro dal quale osservare ciò che accade ed esserne partecipe; consapevole certo di rischiare la vita ma al contempo forte della testimonianza necessaria. Percorrendo la visione della fragilità vivente, assisteremmo al varco, insperato e conturbante, di chi mette a repentaglio se stesso per gettarsi a capofitto nel gorgo stretto e senza fondo dell’esistenza tutta. Se il nostro sguardo avesse la stessa direzione di quell’esile e tenace batticuore, ci troveremmo vicini al territorio interiore della scrittura di Iole Toini. Continua a leggere
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