Il calzolaio
Era un semplice calzolaio di paese
ma riparava scarpe col tocco dell’artista.
Narrava storie al cliente in attesa
sulla soglia della vecchia bottega.
A seconda della stagione e del mese
saliva alle narici l’odor del cuoio,
di resina d’abete e cera d’api
che si mischiavano al profumo dei lillà
dall’orto accanto o delle rose.
Lui, la schiena curva sulla sedia di paglia,
diafano e sottile come la sua storia :
“… di prigionia per poco non ci muoio…”
Poi prese a lavorar solo d’estate
quasi per passatempo e per vedere gente
ma intanto lentamente
gli si annebbiò la vista.
gli si annebbiò la vista.
Immergendo la mano nella secchia,
fresca dell’acqua di sorgente
rinverdiva la fronte e la memoria.
L’ultimo autunno chiuse la bottega,
poche cose in valigia e se ne andò a Milano
per invecchiare almeno in compagnia
dei canti dei bambini e i trallallà
dei nonni ai giardinetti e passeggiate
con in mano un gelato che si squaglia.
A primavera lo trovò la strega,
colei che prima o poi si porta tutti via,
affacciato a odorare l’orizzonte
dalla finestra a sud, al nono piano
cercando nello smog l’odor di cuoio.
“…di nostalgia per poco non ci muoio…”
Sara Ferraglia
Narda Fattori ha detto:
Poesia dolcemente malinconica, non di rimpianto ma consapevolezza del deterioramente dei rapporti umani.
Ho conosciuto un calzolaio così, quando in 3/4 giorni consumavo i sovratacchi; era sempre disponibile nell’immediato , lasciando altre incombenze ( sapevva che avevo fretta, che con i risparmi coprivo la spesa e non volevo mostrare la mia incapacità a camminare con i tacchi ) e si metteva all’opera al suo deschetto e raccontava ad una ragazzetta storie di vita e si interessava alle storie di lei . Con la tua stessa dolcezza, lo ricordo, e questi versi “sono dedicati” a una persona grande nella sua umiltà e dignità.
Blumy ha detto:
sono figure, come il vecchio postino, con le quali è passata la nostra infanzia e la nostra adolescenza. fanno parte di noi e della nostra vita, come uno zio acquisito che ci portava dei regali o creava meraviglie solo per noi. tu hai raccontato bene la storia del vecchio calzolaio. anche un racconto in prosa sarebbe stato coinvolgente.
Antonio Fiori ha detto:
Ritrovare/lasciare la traccia di una persona concreta; una poesia di dolente dolcezza, nel segno di Milosz……
cristina bove ha detto:
quanti ricordi!
poesia evocatrice di atmosfere e personaggi di un tempo che fu.
magistralmente espressa.
Sara Ferraglia ha detto:
Narda, forse il sentimento più forte, col passare del tempo, è proprio questo che hai citato tu: la consapevolezza del deterioramento dei rapporti umani.
ANtonio : e, proprio “nel segno di Milosz……”, quel desiderio forte di fissare certi volti, certe persone , in modo che rimangano nella memoria mia e in quella di chi legge . Fossi fotografo o pittore lo farei attraverso immagini, credo.
Grazie a Cristina e anche a Blumy che sotto sotto mi suggerisce di scrivere in prosa!!! ( un abbraccio )
Sara Ferraglia