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È noto come la metafora sia lo strumento principe della poesia, non tanto sotto l’aspetto retorico, ma perché il significato nella poesia non è ( quasi ) mai il senso immediatamente percepito, ma un coacervo di significati che vi affluiscono attraverso visioni e la scelta tutt’altro che casuale delle parole.
Un testo poetico che tale possa definirsi dispiega le sue componenti formali , i fattori linguistici, sintattici, tematici, culturali e storici (hic et nunc) in una tessitura composita che va a definire la complessità della poesia e i suoi esiti finali.
Fabula è storia, narrazione, successione, vicende che seguono un ordine cronologico, ma anche favola, sapienza in briciole, e fiaba, incanto e stupore, comparsa e attracco della meraviglia.
La parola appartiene soprattutto al lessico della narrazione e pare poco indicato per la poesia che costruisce in verticale il pensiero, che tiene strettamente congiunti mente e cuore ( sensibilità, scavo e intelligenza), ma qui si premette manus a favola, quindi è esplicitato che si manipola la favola, la si smonta come si potrebbe fare con un oggetto.
L’oggetto qui è la vita quando viene accostata , non sovvertita, da presenze che la sostanziano e nel coacervo delle esperienze si pongono accanto luce e buio, disillusione e speranza, vitalità e morte, amore e disamore. Il tema è la morte, ma essa è appena sussurrata, va per ampie vertigini di visioni e grandi arie, si intreccia con la fabula ma non la sporca, direi che , al contrario , la solleva, prova a darle una ragione.
Seppure non numerose, le liriche di questo book spogliano con pudicizia l’autrice e la pongono davanti allo specchio della poesia che non rimanda un’immagine né bi né tri-dimensionale; piuttosto ci dona un puzzle di straordinarie immagini scomposte della profondità che si solleva ubbidiente alla parola . “ Le mani atterrano per prime / e ,dopo che cadute, continuano a salire/ (in alto un cielo minore come la neve)/ ad un certo punto della creazione/ fatte non per splendore ma per posarsi ovunque/….”; è un abbandono alla morte che ci attende, ossimoro incarnato perché possiamo parlarne solo quando siamo vivi; le mani , quanto mai semanticamente indicative della vitalità, ( toccano, scrivono, accarezzano, elaborano, trasformano, si sporcano e si lavano, cucinano e portano il nutrimento al corpo,…) partono per prime, ovviamente, e atterrano in un altrove lieve, un mondo leggero come la neve, in un cielo minore ( bellissima riflessione ) minore perché non ci è dato pensarne uno maggiore, siamo limitati dalle esperienze terrene, e comunque questa levità minore del cielo è desiderabile, ci solleva senza dolore, quasi che il distacco fosse naturale come per un uccello prendere il volo. A non abbandonarsi capiterebbe di ferirsi. Qui Margherita ci regala intense immagini di beatitudine ( le meditazioni dell’erba) e di asprezza della mano che si incide per desiderare le rose. Oh , la vita, l’amore che le portiamo, il dolore che arreca…
Anche i versi delle poesie successive cono un commiato discreto e pensoso alla fabula, che si ama perché questa si conosce, ma non si può tenere stretta e anche l’aquilone troverà una caduta di vento e la sua caduta.
Ma all’uomo è dato pensarsi oltre e vedere che qualcosa brilla nel nulla. ( bel gioco di assonanze e rime nel testo). Eppure la vita ci cattura, ci trasporta sui suoi flutti e nei suoi incanti e noi fummo per vivere , la morte è un accidente ( solo?).
Nel suo fluire, pur sempre limpido, e di grande nitore , il discorso della Ealla si contrae su se stesso, procede per ampie sinossi, per deissi incisive; al lettore è dato riempire la fabula, mettere mano anche lui. A volte il dettato si apre alla confessione che pure non riesce a descrivere la meta che c’è, è certa, esiste e fatalmente si incarna nella vita , nelle immagini frementi di vita di un cerbiatto.
“ Ho steso i dorsi illeggibili pensando che il piano / rendesse le mani più inclini a svelarsi/ Ma il sussulto degli arti reca un fondale con molte variazioni/…” : siamo quasi alla fine del poemetto, le pagine scritte non hanno saputo dire altro se non la vita, quelle bianche, pagine e pagine, sanno solo darci un ikebana di crisantemi.
Le singole poesie che compongono questa opera sono brevi, composte , di magistrale perfezione formale, ma di abissale profondità.
E’ veramente un’impresa complessa mettere” manus in fabula”.
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……………………………………………………………………………………….Narda Fattori
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Si rimanda al sito di Issuu per leggere per leggere Manus in fabula
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Anna Maria ha detto:
Ho colto la lettura, ricca e partecipata, di Narda Fattori, come un invito a tornare a sfogliare le pagine di “Manus in fabula” di Margherita Ealla, che della struttura breve e della compostezza formale fanno la chiave di accesso a profondità altrimenti inaccessibili (almeno, è mia personale convinzione, non con l’inconsistente grimaldello della fumosità, e qui sta uno dei motivi che mi rendono cara la poesia di Margherita Ealla). Colgo così, nell’attacco di una lirica tra le mie preferite, un cardine che mi piace riportare qui:
Dopo di qui è neve
che scende progressivamente
coprendo la meditazione delle erbe.
arnolddevos ha detto:
Bellissimo invito alla lettura. Grazie a Narda Fattori!
arnolddevos ha detto:
Cara Margherita,
grazie a Narda Fattori ho trovato (finalmente!) un’apertura per la quale entrare nel labirinto di Manus in fabula: [“mobilitate le dita come omuncoli/] di pagine pagine compone crisantemi bianchi” (schermo 19). Bisogna avere la mente sgombra, per trovare il cancello di questo cimitero. Una volta entrato, uno ci può rimanere a sognare per delle ore. Per le statuarie bellezze e la statura delle epigrafi. Fino a riaccomodare gli occhi e zoomare “l’estremo nulla” (schermo 14). Pagine come sepolcri, piene di segreti. Scritte con mano talmente discreta, che pare indelicato indagare.
Giancarlo Locarno ha detto:
Queste poesie mi lasciano l’impressione di un’aria primaverile pullulante di pollini e polveri e raggio solari
come insetti ronzanti, lo stesso succede anche sotto, nel mondo ctonio fervono gli stimoli delle linfe che si fanno strada per raggiungere la superficie. In mezzo, al centro, una sfera scura che come dice Narda Fattori contiene il tema : un fluido mortifero.
Ma che progressivamente si sfalda evaporando nell’aria viva.
margherita ealla ha detto:
Anzitutto ringrazio di cuore Narda per la bellissima nota che, come dice Arnold nel suo commento altrettanto bello, crea “un’apertura”, anche in me 🙂
Credo che si sia capito che quando si tratta di questo me divento laconica e mi sottraggo, dunque non posso che ringraziarvi per la vostra corrispondenza (davvero tutti avete toccato punti vivi e l’avete fatto in modo generoso, ma asciutto, come piace a me) e stringervi in un abbraccio uno ad uno:
Anna Maria, Arnold, Giancarlo, Paola che compare con la sua aurea e Narda.
Grazie naturalmente anche a tutti coloro che hanno letto o sono passati oltre.
Un caro saluto
anila resuli ha detto:
Bellissima lettura complimenti!!!!! Contenta che Margherita abbia avuto tanti riscontri, merita.
A.R.
cristina bove ha detto:
Margherita è.
ci vorrebbero tutte le conoscenze ma-tematiche per definirne almeno in parte la poetica.
Incantata da quando ho avuto la fortuna di conoscerla in rete, continuo ad essere affascinata dai suoi versi, dalla molteplicità degli evocati, e mi emoziona una sua celata ritrosia, un pudore che perfino nella parola crea sipari, veli, che tuttavia non riescono mai a celarne del tutto la passione, lo sfioramento, il guizzo.
Comunicazione a oltranza, mi viene da pensare, oltre i significati prossimi, slittamenti nell’ancora possibile.
grazie a Narda della sua bella nota.
cb
rosaria di donato ha detto:
Trovo molto appropriata l’espressione di Narda Fattori “sapienza in briciole”: riconosco che ce n’è davvero tanta nelle favole-poesia di Margherita Ealla. La vita vi scorre come un’arteria d’acqua e le sue diramazioni a cui il lettore può accostarsi e bere: ristorarsi e condividere pensieri, meditare ossimori.
Rosaria Di Donato
baci ha detto:
Bellissima la nota di lettura di Narda che commenta l’irradiante ed enigmatica poesia di Margherita: un vero piacere leggere l’una e l’altra, difficile dire chi, delle due,è più convincente e seduttiva. La loro favola, le loro mani, hanno saputo-molto sapientemente- irretirci e poco importa se abbiamo perso le coordinate in tanta magia.
lucetta
angela ha detto:
Mi piace la definizione nella biografia “Margherita è nata in mezzo alle montagne”, mi fa pensare proprio al fiore, alla sua dolcezza, intima e domestica. Proprio quello che colgo in questi frammenti: una rappresentazione di vita quotidiana fra picchi boscosi e faccende, forse dove torna prepotentemete il ricordo “…continuo a piegare le calze o cose del genere …” “le mani atterrano per prime … fatte non per splendere ma per posarsi ovunque …” .
E queste sono le mani di una donna (gli uomini abbiano pazienza ma hanno mani più rudi anche se a tratti abilissime), “manus in fabula” e parliamone, di queste mani, che si occupano di tutto, accudire fin da sempre, tutto e tutti, e che ogni tanto si occupano di sé stesse quando scrivono versi mentre cuoce il minestrone o va la lavatrice.
Scusami io son terra terra, ma mi arriva questo messaggio, anche alla fine le mani vestono e in genere sono mani di donna, chi ci lascia per sempre. Ecco cosa assicurare più che le gambe o il lato b o c o d di tante dive di un tempo effimero.
Sei particolarmente incline all’introspezione, come in genere in tutta la tua poetica, fin da quando la ricordo e lo fai in un modo preciso e incisivo. Bella la nota della Narda Fattori, belli soprattutto i tuoi versi, defilati e infilati fra le rose, le primizie e la neve. La morte qui mi appare come la conseguenza logica, un passaggio obbligato che, se appena appena si fosse un po’ più inerti, sarebbe anche indolore, naturale conclusione com’è dell’evento chiamato vita.
Un abbraccio grande.
Angela
Abele Longo ha detto:
“Questo andare per tensioni” – E così leggo la poesia di Margherita. Anche nei compinimenti (ancora) più brevi c’è sempre un moto, un nucleo che irradia immagini mai scontate e sovverte, con eleganza, luoghi di sempre. Un attraversamento continuo della pagina, un eco di rimandi che va oltre la cornice. Come quelle tele che in una esposizione ti colpiscono fin da subito, imbrigliato/intrigato dai fili che tende, tanto che alla fine è chi guarda ad essere osservato. Come se quelle formule segrete, avvolgente scandire di vita e morte, ci riassumessero sapientemente, con un sorriso e tutta una loro leggerezza.
Abele
Abele Longo ha detto:
“Componimenti” :))
margherita ealla ha detto:
ehi, ma così non vale 🙂 , scherzo sono contenta che abbiate trovato molto bella la nota di Narda e che il lasciare qui il vostro ulteriore commento, contribuisca ad attestarlo. Grazie naturalmente anche per l’attestato a me.
Anila che è stato il motore primo, e di seguito Cristina per il riferimento al pudore, Rosaria per quello alla vita, Lucetta al disorientameno dei riflessi, Angela per la riflessione bella, profonda e accurata sulle mani, soprattutto su quelle femminili (sai che un mio sogno ricorrente è quello di fare la sarta – di solito, non chiedermi perché, nel sogno sono in Cina), da “assicurare più che le gambe o il lato b o c o d di tante dive di un tempo effimero”, infine Abele per quelle tele e quei fili che ci riconducono umani.
Un caro saluto a tutti
bruno amore ha detto:
Cristina Bove ha detto “Margherita è” ! Cos’altro aggiungere? Per me una “lontananza/vicina” nel senso che non la potrò mai raggiungere ma amo come scrive.
marco ercolani ha detto:
Cosa aggiungere, Margherita, a tutti i bei commenti su di te? (Un grazie a Narda che ha saputo entrare con sottigliezza nel tuo universo). Mi viene in mente la figura di un pierrot solaire che svela e nasconde i suoi trucchi gioiosi. Da leggere e rileggere, soprattutto, come antidoto ai minimalismi biografici che annoiano la poesia odierna. Certo, poter sfogliare un tuo libro cartaceo, ma so che ti piace di più racchettare nella neve e lasciare sul bianco altri segni…
Marco
margherita ealla ha detto:
e grazie Bruno (che sorpresa!), sei un amore 🙂
e grazie Marco, sì il bianco, più che alle pagine, lo associo alla neve
un abbraccio ad entrambi
Domenica Luise ha detto:
Sono entusiasta della poesia di Margherita e mi è tanto piaciuta questa presentazione di Narda Fattori, che con finezze vi entra come con una leva a sollevarne qualche velo. Perché Margherita scrive per velature successive in una delicata pudicizia dell’anima, eppure è capace di grandi ferite esplicite attraverso le parole, e tutto questo senza dire che uno sprazzo di sè, il minimo attorcigliato come un dna origine di vita.
margherita ealla ha detto:
Grazie Mimma, che bella lettura con quel dna che mi prende e abbraccia, perciò un abbraccio grande!