Note sul concorso
Si conclude con l’antologia dei vincitori e dei finalisti la prima Edizione del Concorso di poesia “Un fiore di parola” dedicato a Martina Pluchino, mia figlia, e Federica Zagni, figlia di Morena Fanti, rispettivamente di 18 e 24 anni, vittime della strada.
Chi scrive ha svolto in questo concorso funzioni di segretaria senza diritto di voto: ha raccolto i testi pervenuti e le biografie dei partecipanti; ha inviato i testi in forma anonima alle giurate; ha ricevuto i voti e stilato gli elenchi e le graduatorie. La giura era composta, oltre che dalla scrittrice Morena Fanti con funzioni di presidente, da Alessandra Pigliaru, Daniela Raimondi, Dominica Villa Balbinot, Elisabetta Bucciarelli, Erminia Daeder, Lucetta Frisa, Margherita Gadenz, Margherita Rimi, Maria Gisella Catuogno, Maria Pina Ciancio, Marina Raccanelli, Sandra Palombo, Silva Bettuzzi, tutte poetesse e scrittrici stimate e conosciute. Data la grande e inaspettata quantità di testi pervenuti, 725, si è ritenuto opportuno votare ad eliminazione. Hanno superato questa fase 274 poesie che dopo ulteriori selezioni si sono ridotte alle 43 opere che presentiamo in questa antologia. Nell’ultima fase si è votato per la designazione dei due vincitori.
Vince la prima edizione del premio “Un fiore di parola” la poesia “La vicina di casa” di Paola Loreto. Paola è nata a Bergamo e insegna Letteratura Angloamericana all’Università di Milano. Ha pubblicato “L’acero rosso, Crocetti 2002, “Addio al decoro, LietoColle 2006”. “La memoria del corpo, Crocetti 2007” Vincitrice di molti premi fra i quali le segnalazioni nel 1999 e nel 2001 nella Sezione Inediti del Premio Montale; e nel 1999 il Secondo Premio nella Prima edizione del Concorso Letterario di narrativa Roma nel Novecento. Nel 2005 ha curato il LucaniaPoesiaFestival. Come studiosa ha pubblicato due libri sulla poesia di Emily Dickinson e di Robert Frost e ha tradotto poesie di Emily Dickinson, William Carlos Williams, Richard Wilbur, Philip Levine, Amy Newman, Paul Celan e di alcune mistiche medievali. Collabora a Poesia e a numerose riviste di studi americani italiane e straniere.
Vince il secondo premio la poesia “vedi, le cose passano come nubi” di Claudio Pagelli. Claudio è nato a Como nel 1975, vive e lavora a Rovello Porro, è autore de “L’incerta specie, LietoColle 2005” e di “Le visioni del trifoglio, Manni 2007”. E’ stato premiato in vari concorsi di interesse nazionale, tra cui Il Fiore, De Palchi Raiziss, Città di Capannoni, Antica Badia di San Savino. Sue poesie sono pubblicate in antologie, siti a tema e riviste. E’ Presidente dell’Associazione Culturale Helianto.
Abbiamo voluto organizzare un concorso semplice e senza troppi inciampi burocratici, senza oneri per i partecipanti, niente fotocopie, niente spese postali, nessuna tassa di partecipazione. Ciò, però, non ci ha permesso di aumentare l’importo dei premi e neppure il numero dei poeti premiati, ma come si dice banalmente: basta il pensiero. Basta un fiore, il nostro, e i vostri, i vostri 725 fiori, 725 fiori di parola. Per questi fiori noi tutte vi ringraziamo. Alla giuria un grande grazie per aver lavorato seriamente e con competenza. Buona lettura.
Antonella Pizzo
Motivazioni
Nella poesia di Paola Loreto “La vicina di casa” c’è in quel soffermarsi su Emily e sui suoi gesti, la ricerca del senso delle cose, il voler sentire che le persone, ognuna di loro, ci offrono gesti e pensieri, spicchi di vita e d’emozione, e il ricercarli, il trattenerli con noi, sono il frutto di quello sguardo interiore e della ricerca del sé attraverso gli altri.
” vedi, le cose passano come nubi”, la poesia di Claudio Pagelli, esprime un senso di appartenenza pur nell’idea di vuoto e nella visione dei ricordi. Colpisce questo suo soffermarsi su piccole unità e sul suo scorgere in essi l’essenza della vita. Una visione globale che tralascia il particolare e allarga lo sguardo sul tutto.
Il Presidente della giuria
Morena Fanti
Poeti presenti
La vicina di casa – Paola Loreto
Vedi le cose passano come nubi – Claudio Pagelli
Hanno occhi scuri, i fondali. – Liliana Zinetti
Stojan – Sergio Penco
Il filo – Gabriele Mocci
Incontratesi – Esther Grotti
La nostalgia della luce – Ivano Mugnaini
Certe parole – Francesco Franceschini
Per il nervo inesistente – Lorenzo Mari
Con qualsiasi nome tu – Marco Guerrina
Aleppo – Cristian Bonomi
Autoritratto di un incapace – Filippo Marzii
Corridoio – Antonio Masella
Destino – Valentina Incardona
Ti prego, come se, come – Massimo Sannelli
Holy-days – Mauro Savino
Diagnosi di un amore – Umberto Vicaretti
Nelle quattro stagioni – Vincenzo Celli
Qui si muore d’inedia – Carla Saraceni
E noi – Dario Alvisi
E io di tre anni – Franco Casadei
Compagni – Castronuovo Rosario
Alla nuca – Eleonora Tarabella
Allora, anche. – Lino Di Gianni
Un graffio oltre la porta – Benito Galilea
Azzurra sfida – Loriana Capecchi
Seta di strega – Silvia Longo
Lela improvvisamente – Rosanna Di Iorio
Quello che dici è la mia runa – Alessandro Ramberti
Strappi le lettere – Sebastiano Adernò
Yo ne mochte hablar parole nuove – Antonio Milanese
Mostar (1977) – Gabriella Bianchi
ospite in collina – Vanna Corvese
Il viaggio di andata – Michele Lalla
Ci si siede ovunque – Eleonora Giovannini
L’ultima volontà ignora il veleno dello scorpione – Riccardo Burgazzi
Pausa – Terry Olivi
Bernard Pyne Grenfell (1869-1926) – Serena Zoia
Biennale 2007 – Giardini – Gianna Gusmatti
L’orizzonte – Salvatore Genovese
Andata e ritorno (Dov’è il mare?) – Pino Acquafredda
Sulla strada – D’Altilia Grazia
Ragazza di Lisbona – Monica Bianchetti
Antonio Milanese ha detto:
Concordo pienamente con la giuria, quelle due poesie sono favolose. Ne ho letto molte altre, e vedere la mia in così nobile compagnia mi riempie di soddisfazione ^_^
Un saluto un po’ notturno un po’ mattutino alle belle donne, alla giuria, ai partecipanti e ai visitatori occasionali!
Anto
Lino ha detto:
Grazie alle curatrici del concorso di aver indetto un premio
senza fotocopie, tasse, premiazioni pubbliche. Grazie per la fatica delle selezioni.
Complimenti ai vincitori.Complimenti a tutti i partecipanti.
Mauro Savino ha detto:
Sentiti ringraziamenti alla Giuria tutta per aver pubblicato le note nihilografiche del suddetto.
Blumy ha detto:
eh, ma Paola Loreto è una poetessa laureata ! Io ho il suo Acero rosso, ed. Crocetti e adesso me lo rileggo.
La poesia è molto bella. Bella anche quella della Zinetti (anche di lei ho un libro).
Claudio Pagelli ha detto:
Un ringraziamento alla giuria del premio per la fiducia accordata ai miei versi e per il gran lavoro dedicato a Poesia.
Un Concorso strutturato in modo intelligente, agile. E un’antologia ben curata, molti gli autori e i testi di valore.
un saluto a tutti
Claudio
vincenzo ha detto:
grazie
Rina Accardo ha detto:
Complimenti a tutti!
liliana ha detto:
Gradita sorpresa scoprire vincitori due autori che conosco e stimo. Ringrazio la giuria, Antonella per il lavoro svolto… e Blumy!
Ciao
liliana
L. R. Carrino ha detto:
Tutte le poesie sono davvero di un bon livello.
Accidenti. Complimenti
La poesia vincitrice è uno spettacolo, soprattuto in quel rimando finale:
A Spider sewed at Night
Without a Light
Upon an Arc of White –
If Ruff it was of Dame
Or Shroud of Gnome
Himself himself inform –
Of Immortality
His strategy
Was physiognomy –
Sidereus ha detto:
Non ho parole. Come dice Grissom di CSI le persone mentono, le prove no. e qui le evidenze non depongono a favore né della giuria né della persona che hanno poco avvedutamente premiato. ma lasciamo che parlino le prove.
Io tacerò del senso che qui è assente. ma e avessi partecipato a questo concorso, non sarei tanto contento dell’esito
La vicina di casa
Quando vedo quella luce (ottonario)
senza fondo, Emily, che corre (verso ametrico)
ben oltre le nubi all’orizzonte (altro verso ametrico)
e sfonda i pini, i tetti delle case (endecasillabo capitato non si sa come)
il monte Holyoke e il falco (settenario, come dire: se non sai usare un solo metro, mettili tutti alla rinfusa, qualcosa verrà fuori)
che mi grida che è sera, (altro settenario)
quasi di primavera, sento (verso ametrico)
il brivido del primo caldo (altro verso ametrico)
che sentivi tu, di marzo, (ottonario)
in quella stanza che sembrava (verso ametrico)
tutto il mondo, ma di più, (ottonario)
più felice, più intero e più (cattivissimo endecasillabo)
finito dentro la tela bianca (verso ametrico)
che filavi dalla punta (ottonario)
delle dita. Quando penso (comesopra)
hai respirato quest’aria (verso ametrico)
pulita e pungente, hai (come sopra)
avuto paura che il buio (novenario capitato per caso perché è impossibile far ogni cosa bene come impossibile farne tutte di cattive)
non finisse mai e ti ha (verso ametrico)
sorpresa uno stormo (verso ametrico)
di selvatici tacchini, (verso ametrico)
sagome tozze e di piombo (altro verso ametrico)
che si alzano improvvise (nasceva l’autrice, con una smaniosa predilezione per i settenari a sua insaputa)
in volo, improbabilmente, (verso ametrico)
nel silenzio attonito dell’alba. (endecasillabo)
Sono te: quello sguardo (verso ametrico)
che non dice, quella voce (ottonario, la econda passione dell’autrice, sempre a sua insaputa)
trattenuta dal rumore, (come sopra)
mani in posa e bande (verso ametrico)
di capelli fintamente (ottonario)
domati. So le ore (settenario)
passate ad osservare (come sopra)
una minima creatura, (ottonario)
i suoi mille insondabili) settenario)
bisogni, le volte che si (verso ametrico)
volta verso il sole e si (come sopra)
infila nella pancia (settenario)
di un fiore. Sento (settenario)
l’esatto effondersi (solo il quinario mancava all’appello)
del fiato della terra, (settenario)
il lineare fluire della linfa (verso ametrico)
dell’acero e il rischio (settenario)
di temere che tutto (può dirsi settenario, con qualche sforzo però)
sia davvero troppo (l’autrice era qui profetica, oltre che ametrica)
insostenibile. La fine (come sopra)
non è mai l’insuccesso (settenario)
della fisiognomica del ragno (verso ametrico)
ma il non poterla dire. (settenario)
Tu lo sapevi. Eri felice. (e ametrica)
L. R. Carrino ha detto:
Non capisco Sidereus, le tue osservazioni.
La poesia è composta da “versi liberi”, sì.
Esistono, sai? Dall’Ottocento in poi con ‘testo poetico’ non si intende soltanto qualcosa di rigidamente inteso.
Tu sei dell’opnione che una poesia va premiata se e solo se ha possiede uno schema metrico?
Guarda che la struttura, la combinazione delle strofe, l’esatta lunghezza dei versi nel contesto, è solo uno dei tanti livelli per valutare un testo.
Mi spiace questa osservazione che hai fatto. Non ha molto senso.
Sidereus ha detto:
Del verso libero si può dire la stessa cosa che affermava Piero Angela in quella che è stimata essere l’unica battuta della sua vita:
“bisogna essere aperti, ma non a tal punto che il cervello esca fuori dalla testa”
verso libero non è anarchia a uso e consumo di quanti non conoscono l’ottima tecnica poetica, verso libero è polimetria. Nel suo libretto dell’Orfeo ed Euridice, Ranieri de’ Calzabigi se ne serve in modo magistrale. lì si vede che l’autore evita a bella posta le forme e i metri convenzionali e li controlla, mentre qui sono mischiati alla rinfusa, senza un’ordine. la qual cosa rivela come non se ne avesse il pieno controllo.
l’inesperienza non è una colpa, la mancanza di attitudine nemmeno. solo bisognerebbe evitare di dare premi a chi palesemente mostra di non padroneggiare la tecnica e il significato
violaamarelli ha detto:
Ranieri de’ Calzabigi…!! Sidereus sei ..un adorabile siderale…nomina sunt consequentia rerum, Viola
violaamarelli ha detto:
comunque per la precisione onomastica e l’acribia tassonomica le generalità complete del Calzabigi sono le seguenti:Ranieri Simone Francesco Maria de’ Calzabigi , un saluto, V.
Antonio Milanese ha detto:
No, Sidereus, non possiamo cedere al primato della forma. Non è per compiacersi del numero delle sillabe che è nata la poesia.
alessandrapigliaru ha detto:
Intanto i miei complimenti ai finalisti 🙂
E’ stato un lavoro denso di fatica ma, a giudicare dal risultato, credo si possa definire un ottimo esordio.
poi
@ Gentile Sidereus,
non mi pare che le prove a nostro carico siano così pesanti; non mi pare che lei abbia fatto un’analisi così sensazionale e non mi pare invero che Lei riferisca qualcosa sul verso aperto che già, come dice giustamente Carrino, non sia già in atto da qualche secolo a questa parte. Detto questo e immaginando che lei non voglia intavolare una discussione sul perchè del pensiero debole che minaccia l’estetica contemporanea (di cui lei per altro è testimone, suo malgrado, visto che rinuncia al suo nome per affidarsi ad un nick), le posso perdonare la pedanteria d’altri tempi di analizzare la poesia con maestria di ricorrenze, ma scusi sa, non le posso concedere che faccia un processo sia alla giuria che alla poesia vincitrice. Sa…caro Sidereus, io credo che lei abbia invece partecipato al concorso altrimenti non si spiegherebbe tutta questa meticolosità e particolare apprensione da parte sua, direi.
La bellezza e il significato della poesia della Loreto mi pare siano sotto gli occhi di tutti. Detto questo mi congedo con “De gustibus non disputandum est”, sperando che sia di giovamento al suo sapore antiquario.
P.S. Con Ranieri de’ Calzabigi però ha tutta la mia simpatia 🙂
Cordialmente,
Alessandra Pigliaru
Sidereus ha detto:
Fatti, non parole e i fatti dicono che avete assegnato un premio in denaro a una persona che non l’avrebbe meritato per quello che ha scritto
Ora ci sono due possibili ragioni per tutto ciò: o non avete saputo giudicare (e questo è deplorevole, ma accettabile) o, giudicare rettamente avreste pure saputo, ma i cattivi esempi (I vari montale, Ungaretti, e via dicendo) vi hanno traviato dalla retta via
insomma, è come se ad un concorso di canto venisse premiato il più stonato o con meno voce degli altri. assurdo!
Sidereus ha detto:
un’altra cosa, io non so se abbiate richiesto ai vostri partecipanti alcuni ragguagli biografici, però l’impressione che se ne ha è che, non volendo (o non sapendo giudicare il testo) abbiate guardato più a questo che alla qualità e presentabilità del lavoro
Molto, molto avete sbagliate se così è stato fatto. tempo fa venne da me un facchino, semianalfabeta e che sapeva a stento far di calcolo. voleva avere un’audizione presso unmio amico maestro di canto. io gliel’ho presentato. quell’uomo apparentemente mediocre, dalla vita insignificante, appena aperta bocca per cantare una semplice scala, fece uscire la più giusta voce di tenore altino che abbia mai udito dopo Russel Oberlin.
essere, non apparire e fatti non vuote parole ci vogliono
maria pina ciancio ha detto:
Mi sento libera di rimandare per intero al mittente il “contenuto” e le “argomentazioni” di Sidereus per un errore di forma… vedi un’ordine al post n.12 della seguente discussione.
Ciascuno di noi ha le sue fisse eh eh eh 😉
L. R. Carrino ha detto:
Capisco, Sidereus, le tue argomentazioni.
E’ vero, verso libero non è anarchia. Però, per esempio, hai notato l’uso della vocale ‘o’ ed ‘e’ nei primi tre versi?
Io penso, mia opinione ovvio, che ci sia molta musica in quei primi tre versi. E poi pure il ritmo, quasi tutte parole composte da due sillabe… Non so, dico così, io non ero in giuria, quindi non posso sapere quale è stato il metro (mò ci vuole) di giudizio. Però a me pare un ottimo lavoro, considerato il livello delle poesie finaliste e delle due poesie vincitrici..
Poi, ovviamente, io amo la Dickinson oltre l’impossibile. E nei versi della signora Loreto (ah, il titolo è magnifico) ho intutito la percezione che la stessa signora Loreto ha di questo poeta ‘terribile’.
So anche (penso di poterlo dire perché è stato più volte dichiarato anche su queste pagine) che i nomi dei partecipanti non erano noti alla giuria, fino alla scelta dei finalisti…
Non so se sono stato d’aiuto. Io capisco l’amarezza, credimi, però magari certe volte non “è come ci appare” (;) citandoti bonariamente).
lrc
rosario ha detto:
Carissimo siderus non ho il dispicere di conoscerla e non ci tengo.
semplicemente la sua poesia non è piaciuta .
antonella ha detto:
Sidereus rassegnati, hai letto l’antologia? ci sono poeti che hanno pubblicato e che hanno vinto molti premi e poeti che per la prima volta hanno reso pubblico un proprio scritto. la giuria ha votato senza conoscere i nomi degli autori, se la poesia che ha vinto non è di tuo gradimento noi non possiamo farci niente.
Sidereus ha detto:
Antonella ha detto: “ci sono persone che hanno pubblicato e che hanno vinto molti premi”
un sot trouve toujours un plus sot qui l’admire
diceva l’immortale Boileau e aveva ragione a quanto sembra.
se poi come in questo caso il premio non è meritato, ci sarebbero molte serissime riflessioni da fare al proposito. Una persona con attitudine e preparazione, che per coltivare e far crescere il suo talento avesse dovuto rinunciare a occupazioni lucrative, questa persona, se avesse partecipato a questo concorso e avesse visto l’esito e non potesse avere altre possibilità di far ristabilire l’ordine naturale e giusto delle cose, ques’uomo, mi domando, in quale stato di avvilimento potrà mai trovarsi?
Quello di cui io parlo, qui. non è certo la peggiore di tutte le ingiustizie compiute ai danni di chi sa davvero di letteratura, ma, nel suo piccolo, pone una domanda.
se a questo concorso, e lo possono sapere solo gli organizzatoti, avesse partecipato una persona davvero in gamba e questo fosse l’ennesimo schiaffo ingiusto chericeve, e decidesse di non voler più porgere la guancia ad altri e stanco di vivere lasciasse il mondo, quale perdita potrebbe essere una volta che, morto quello, si ritrovassero i suoi scritti e, se valenti, se ne rimpiangesse l’esiguità!
Io mi auguro che ciò non sia. si vedrà così che le responsabilità di chi organizza questi concorsi sono ben maggiori di quanto si creda, troppo grandi, forse per pesare su spalle non atte a reggerle.
rosario ha detto:
innanzitutto coloro che hanno partecipato a questo concorso sono tutte preparate, capaci e talentuose(soprattutto chi ha vinto). Come ti permetti?
ma poi tutto stò casino per un concorso. La poesia è libertàààà. Che c….. c’entrano tutte ste regole?
Se piace, piace altrimenti chi se ne frega?
Rina Accardo ha detto:
@ Sidereus
L’ipotesi di un suicidio e quella di un anonimo eccellente poeta illuso. La punta di un iceberg di due visuali errate, l’una per eccesso di pessimismo, l’altra per l’inverso.
Siamo realisti, e prendiamo il mondo per quello che è se chi ci parla è in buona fede.
Qui è stato fatto tutto con la massima serietà e trasparenza, coscienziosamente, per cui mi sembra ci sia poco da ‘rimproverare’
Ugo Straniero ha detto:
Come riconoscere un buon poeta.
“I poeti si distinguono in 1) pessimi, cattivi e mediocri (la maggioranza); 2) decenti (pochissimi); 3) bravi e bravissimi (sono talmente esigui che fanno quasi parte di un’altra categoria).
Ma il poeta atroce sfugge alle suddivisioni. Il poeta atroce è il reietto della poesia, è la corte dei miracoli, la Caienna, l’Isola del Diavolo, il freak show della poesia, è l’escrescenza di una galla maligna su un tronco già malato. Per questo non lo si incontra così spesso, e quando capita di averlo tra le mani bisogna trattarlo con la fredda curiosità scientifica di un medico legale chiamato ad eseguire un’autopsia.
Non che sia facile. La poesia appena decente si fa leggere con qualche sospiro di sopportazione. La poesia mediocre induce alla malinconia e fa venir voglia di farla finita una volta per tutte con la faccenda dello scrivere versi perché si ha la fondata sensazione, leggendola, che tutta la poesia che si scriverà d’ora in poi, prima fra tutte la nostra, sarà mediocre nella stessa misura, che il tempo della poesia è finito, che non ci sono più poeti ecc. Cose che si superano.
Ma la poesia inflessibilmente atroce è quella che provoca un’istantanea sensazione di compressione al diaframma. Ha un unico vantaggio: che si riconosce subito. Dunque non dovrebbe far perdere tempo: fortunatamente al mondo ci sono finestre spalancate, camini che hanno bisogno di carta per dar fuoco alla legna, contenitori per la raccolta differenziata, incineratori, perfino”.
da: http://www.poetastri.com/?q=taxonomy_menu/1/224
Blumy ha detto:
Sidereus: troppa teoria, troppe citazioni volutamente colte, troppo bla bla bla.
Quando la poesia è BELLA non ci sono schemi che tengano, non ci sono citazioni nè paragoni da fare, c’è soltanto da leggere, immergersi nella poesia e gustarla tutta. La tua mi sembra una cruda autopsia.
Vai col vento, Sidereus, liberati dalle scorze e dai pesi che ti impediscono di leggere con serenità, mi sembra che tu voglia metterti al centro dell’attenzione contrastando il parere e il gusto di chi ha premiato Paola Loreto. Per me il premio è meritatissimo. Vada, buonuomo, vada …
Molesini ha detto:
Complimenti per tutto il lavoro fatto e per la qualità complessiva delle poesie finaliste.
Mauro Savino ha detto:
Sidereuuussss!!!!
PHRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!!!!!!!!!
s.aderno ha detto:
mi fai la metrica anche della mia poesia…che mi gioco i numeri
sulla ruota di bari?
S. Adernò
Luca Ariano ha detto:
Iniziativa meritoria! Complimenti davvero.
Mi leggerò le poesie con calma.
Putroppo finchè non si inculcherà una certa cultura (a 360°) continueranno ad esserci inceidenti e stragi del sabato, ecc., però qualche piccolo passo può farlo anche la poesia…
Un caro saluto
Luca Ariano
Luisa ha detto:
Auguri alle finaliste e lode all’organizzatrice di questo premio. In effetti la ‘prima cassificata’ è la vincitrice. e allora, lode soprattutto a lei.
erminia
Erminia ha detto:
Opps sto scrivendo da scuola e nella “form” c’era il nome e l’indirizzo e-mail di una collega. mi scuso con lei e con gi amici della lista, ma accade quando si scrive da un posto dove si condivide la rete. Cmq ricordo che bisogna sempre uscire dalla propria “identità” (username) per evitare che questo accada.
marinaraccanelli ha detto:
Mi spiace osservare che ci sono discussioni elucubrate da parte di chi sembra non avere alcuna esperienza ed alcun gusto, relativo alla poesia non solo moderna, ma in quanto tale…mi riferisco a Sidereus, mi pare non valga la pena perdere altro tempo su questo tema.
E nessuno dice nulla sui versi aerei di Pagelli (secondo classificato), io mi sono innamorata della sua poesia appena l’ho letta!
E nessuno dice niente di quel fenomenale gatto, Stojan, così vivo e vero e insieme metaforico, che osserva con la sua innamorata, dai tetti di Pristina, ” l’ultima grande piece teatrale
che sta spopolando in tutta l’America” ?
Cito solo due esempi, ma ci sono molti altri testi sui quali si poterebbe dire tanto! o ci si potrebbe limitare a leggerli e goderseli, e mandare una semplice testimonianza delle proprie emozioni, anzichè disquisire inutilmente!
Forza, gente, diamo un po’ di soddisfazione a questi poeti, che non solo ci hanno messo la loro anima, ma anche e soprattutto hanno dimostrato originalità e padronanza linguistica – quest’ultimo è lo specifico di cui ci occupiamo in questo blog, che però, a mio avviso, porterebbe a scarsi risultati se non ci fosse uno spessore umano e culturale da cui parte la ricerca testuale…
marina
Sideralis ha detto:
Conoscete la storia mitica del profeta Ezechiele? In quella leggenda sacra s’immagina che a Ezechiele venisse ordinato da Dio di mangiare per trecentonovanta giorni pane di miglio orzo e frumento ricoperto di sterco.
Il Voltaire, ricordando come ci siano alcuni tipi stravaganti a cui questa storia piace oltre misura, sentenzia che quelli a cui la storia di Ezechiele piace, meritano di pranzare con lui.
È interessante vedere come ci sia molta similarità tra l’ostinazione che si vede qui e quella dell’accolito settario, non riuscirete mai a far ammettere ad un adepto di una qualsiasi religione che l’oggetto del suo culto non esiste, come non riuscireste egualmente a far palesemente riconoscere ad un amante delle mediocrità che la tal cosa è brutta. egli infatti vi si identifica, vi si riconosce, la mediocrità è sua casa e rifugio, facile pretesto per non dover riconoscere la vera grandezza e illudersi di essere collega d’arte di qualcheduno in qualche cosa.
Ho citato Russel Oberlin, il più grande cantante di tutti i tempi qualche messaggio fa. ebbene, è come se invece di prendere lui come riferimento nell’arte, si ergesse a modello lo stornellatore dell’osteria vicino casa. gli spiriti mediocri, che si contentano di rimanere tali, facilmente sceglieranno il secondo come termine di paragone, poiché il confronto con il primo, li annienterebbe del tutto e metterebbe a nudo tutta la loro nullità
è questa purtroppo una delle ragioni (inconscie e in tutta buonafede) per cui, specie in concorsi di questo tipo, l’eccellenza non viene premiata. fa paura e spaventa, e diviene un male da esorcizzare
rosario ha detto:
bastasoltanto salire su un tavolo, o porsi su uno scanno e cambiare puntodi osservazione e tutti cambia.
lo stornellatore di osteria ha un suo pubblico (intenditore piu di tanti palloni gonfiati) che si delizia ad ascoltarlo. Tanto basta. Almeno lui va in osteria e si mette in discussione accettando ogni tipo di reazione. Altri fanno sfoggio di ipocrisia perchè rifiutano il confronto e quindi, il giudizio. L’artista per me è lo stornellatore.
Guimm ha detto:
Esseretra i finalisti per me è un grandissimo onore.
Grazie agli organizzatori ed ai componenti della giuria
per il lavoro svolto
Rosario Castronuovo
Blumy ha detto:
SIDEREUS/SIDERALIS, LA FERITA BRUCIA, EH?
Alexander Geronazzo ha detto:
Buonasera a tutti. Io vorrei esprimere il mio umile pensiero, in merito alla discussione di tal SIDERAUS, sull’assenza di metrica nella poesia vincitrice. Al di là del fatto che a me sia piaciuta o meno, dico quanto segue: per me poesia è scrivere un qualcosa che si sente dentro, affinchè questo sentimento interiore passi al lettore almeno una parte delle emozioni che sto provando. Io ho partecipato al concorso con un testo scritto il giorno della morte di mio padre, senza conoscere la metrica nella poesia e senza curarmi del fatto che ve ne sia una. Considerare un testo come “poesia”, o un autore come poeta prescinde, a parer mio dal seguire indirizzi tecnici in materia. Piuttosto tale considerazione andrà fatta sulla bassa di quanto traspaia dallo scritto. Io , inviando il mio testo, ho specificato di non sapere se poteva essere considerato poesia; di certo è uno “scritto in versi”, che qualche eminente scrittore, non ha esitato a definire poesia, in quanto semplicemente intriso di un sentimento profondo, espresso con un magone al cuore e pertanto poesia per chi la vuol definir tale. La poesia moderna è spesso distante dal seguire metriche, a volte aggiungendo qualità, altre no. E’ questione di saper accettare il giudizio altrui. Una giuria esiste perchè chi compete sia messo di fronte ad una serie di lettori attenti e superpartes che, in mbase ad un criterio fortunatamente libero e personale, danno un giudizio equo ed incontestabile in quanto tale.
Pertanto non la condivido signor…SIDERAUS ed oltretutto, da una persone che cita questioni metriche, personaggi ed opere illustri della cultura internazionale, si celi dietro ad uno pseudonimo. E ‘ certamente un atteggiamento in netta contraddizione con il voler impartire temi di incontestabile saccenza, meritevoli d’esser pronunciati da persona qualificatasi e qualificabile a mezzo di un nome e cognome, che permetta di individuarne il completo distacco, in merito alla critica che democraticamente ha certo diritto di enunciare.
Concludo complimentandomi sinceramente con chi ha vinto,. chi ha giudicato ed altresì con tutti coloro che partecipando hanno dato luogo ad una forma di confronto culturale che è certamente un qualcosa che esula da una contemporanità spesso racchiusa in se stessa e prigioniera delle proprie regole.
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sandrapalombo ha detto:
E’ proprio una bella antologia. Complimenti a tutti gli autori !
Sandra
Paola Loreto ha detto:
Grazie alle Belle Donne e alla loro opera appassionata e instancabile per la Poesia.
Grazie alla Giuria per aver prestato attenzione alla “Vicina di casa” e averla così apprezzata.
Grazie agli altri, bravi, partecipanti e complimenti e congratulazioni a Claudio.
E infine grazie davvero a chi legge e scrive: quasi fatico a credere che un blog di poesia possa attirare tanto ascolto, tante parole. Eppur lo vedo.
Al divertentissimo Sidereus: grazie anche a Lei. La Sua analisi metrica mi conforta, perché mi conferma il risultato che desideravo raggiungere: non scrivo in metro, ma desidero che si orecchi il metro in quello che scrivo. Mi piace alludervi e sottrarlo, in un costante movimento di desiderio castigato: alimentato. Cerco una forma del ritmo e della tessitura sonora, fatto complesso la cui scoperta è il viaggio più avvincente che sto compiendo. E riguardo al senso, ho semplicemente voluto dire la commozione di vivere per mesi dove Emily Dickinson visse una vita, di vedere e sentire cambiare le stagioni nella sua stessa luce, e di pensare le cose che ha pensato, amando la sua stessa solitudine. Le consiglio un po’ di contatto con la natura, per intuire i paradossi della poesia.
Felice, invece, che così tanti li abbiano compresi. Che si legga la poesia con l’interezza delle nostre facoltà, intellettive, emotive, affettive.
lucetta ha detto:
Direi che quel signore siderale ci ha veramente divertito ( di queste persone se ne incontrano sempre ) e vi confesso che sono anche un po’ preoccupata e vi invito a esserlo anche voi: se costui si togliesse la vita, dopo che la sua poesia è stata scartata, dato che sembra farne davvero un affare esistenziale? Saremmo tutte delle assassine!…
Ma non perdiamo altro tempo con lui. Personalmente mi associo in pieno a quanto sostiene Marina, in particolare i suoi commenti su Pagelli e su Penco che col suo Stoyan mi aveva subito colpito per il tono così originale.
L’antologia è di buon livello, è riuscita molto bene, Antonella e Morena sono state bravissime e infaticabili e anche noi…che mazzo! (passatemi la parola)
lucetta
Francesco De Girolamo ha detto:
I miei complimenti ai vincitori, secondo me scelti con grande avvedutezza dalla competentissima giuria ( ce ne fossero…
di così serie ed oneste, nei tanti concorsi di poesia, di scarsisima trasparenza, sparsi per tutt’Italia! ).
Una preghiera per il signor Sidereus: lei ha una notevole cultura, piuttosto eclettica…Ma non la usi come una barricata, in cui rimanere arroccato contro le “ingiustizie” che dalla sua postazione le sembra di veder perpetrare. Si liberi di schemi troppo rigidi, steccati, vetuste griglie critiche, desueti mascheramenti, citazioni troppo alte e spiazzanti,
livori tanto sproporzionati all’oggetto del condendere.
Almeno nella poesia, non lasciamo entrare i veleni di altri ambiti, oscuri e soffocanti, di lotte di potere, di piccola o vasta portata, ormai del tutto compromessi a dinamiche prive di qualsiasi risiduo pudore etico. Stiamo parlando della PRIMA edizione di “Un fiore di parola”…non si affanni così a cercare di calpestarlo, prima ancora che sia del tutto “fiorito”.
Auguri a tutti.
francesco
maria pina ciancio ha detto:
Auguri anche da parte mia ai vincitori, Paola e Claudio e a tutti i finalisti di questa prima edizione. Mapi
Francesco De Girolamo ha detto:
Ciao, Mapi. E’ da un po’ che non ci si incrocia…
Hai pienamente ragione, complimenti ed auguri anche ai finalisti, che mi sono sembrati di un livello notevole, davvero inconsueto per un concorso con una così vasta partecipazione.
(Colgo l’occasione anche per correggere un refuso del mio
#44 : … “scarsissima” … )
francesco
L. R. Carrino ha detto:
E riguardo al senso, ho semplicemente voluto dire la commozione di vivere per mesi dove Emily Dickinson visse una vita, di vedere e sentire cambiare le stagioni nella sua stessa luce, e di pensare le cose che ha pensato, amando la sua stessa solitudine.
Noooooo!!!
Paola Loreto. Quanto ti invidio!
L. R. Carrino ha detto:
La stanza di Emily.
I hide myself within my flower,
That fading from your Vase,
You, unsuspecting, feel for me –
Almost a loneliness.
Lei appare davanti allo specchio, lievemente curva, evanescente, nell’odore di bosco e di benzene, di ciliegie marcite in una fruttiera qualunque, sopra un tavolo qualunque, dentro un posacenere in cui brucia una sigaretta spenta male, chiamata da quella significazione di vita già stata, vissuta, lei appare e ha come un urto tremulo nei vapori della memoria e si guarda. Per un attimo sospetta di essere morta, poi chissà come avverte la certezza di essere ancora eterna ma ha bisogno di una prova, ha necessità di capire oltre il senso dell’esistenza se realmente esiste la sua presenza in questo dove qualunque. La sua figura chiede aiuto a un gesto consueto che sa di aver fatto mille volte, l’atto di pulire l’angolo dello specchio in basso a destra, indicando con l’indice una piccola superficie grigia e allo stesso tempo schiarirla col lieve tocco del polpastrello, e si riconosce nell’impronta del suo dito, nella tenerezza degli occhi miopi che un’età compiuta da qualche parte ha fatto profondi. Ritrae la mano, le scivola il braccio lungo il fianco e si accorge che qualcuno è stato nella sua stanza da poco, davvero qualcuno è stato qui da poco tempo. Qualcuno, senza nessun permesso e nessuna giustificazione, è entrato nella sua stanza e ha modificato la sua poesia.
– C’è stato un tempo in cui vestivo di bianco, bianco, un vestito dopo l’altro. Non ho mai provato un vestito in vita mia, era mia sorella che li misurava per me, avevamo la stessa taglia e la sarta era molto brava a cucire la mia anima di fosforescenza…
Lei così dice a sé, al sé nello specchio che le ferma i capelli sulla fronte, che le volge lo sguardo nella stanza senza posa, come se i suoi occhi cercassero un posto dove ripararsi, per non svelarsi, o forse un posto per farsi nebbia e infine sigillarsi in un verso affannoso che l’ha resa felice ai piedi del suo letto… Lei quasi dice a sé il segreto che si è meritato di sapere scorgendolo sull’ala di un angelo sterminatore, rivelando la profezia che la morte dà a chi è già immortale in vita e non sa di esserlo. È come una parola senza alcun senso, come il nome impronunciabile di Dio che potrebbe scatenare l’apocalisse se venisse pronunciato, esaudita dal bobolinco e attesa come una notizia del grillo elegiaco lei dice a sé prudentemente il suo canto nell’interminabile processione dolorosa delle ellissi, soffiate dai doveri del vento che è rimasto qui, nella Homestead, negli Evergreens a Amherst, lo stesso vento di allora.
– Mabel, ti ho sentita cantare ieri sera. Io stavo appena fuori la porta della mia stanza e non ho perso nemmeno una nota. La tua voce è salita su per le scale, veloce è salita al piano di sopra per accarezzarmi il viso…
Lei piange nello specchio davanti a sé, per un attimo crede di essere fraintesa dalla sua stessa immagine e non riesce a spiegare la forma del suo pianto riflesso. Poi resta affascinata dal pensiero fulmineo che le esce da sotto le palpebre, dalla consapevolezza tenera che la sua immagine stia cercando di avvisarla di un dolore, quasi presumesse un calvario infinito di lì a un migliaio di anni, una cortesia dei suoi occhi che guardando i suoi stessi occhi quasi potessero sentire una solitudine, una sorta di accortezza naturale, come fa il vento che indossa una forma più agevole per le cime degli alberi in agosto.
– Non c’è giorno che io non ti abbia pensato Susie. Nei miei soli spenti ho acceso una piccola luce solo per te, e per noi due, per essere completamente una vita nella fede di qualche luogo, un luogo rivoluzionato dalle nostre assenze perché non c’eravamo, non eravamo e non ci siamo nemmeno adesso che siamo restate, sole a splendere, l’una nell’altra. Allora dico che non mi sei mancata. Non mi manchi Susie, ovvio che non mi manchi…
Mi giro verso la stanza prima di andare, per dare un’ultima occhiata alla stanza di Emily. C’è una culla a dondolo di legno che non riesco a spiegarmi e un termosifone sotto la finestra che non ha senso di calore. Faccio qualche passo avanti e accendo una sigaretta. Sì, lo so che non si può fumare ma non mi vede nessuno adesso e c’è un posacenere proprio qui sul tavolino davanti a me, il tavolino dove – vogliono farmi credere – Emily scriveva (e qualcuno ha lasciato una ciliegia rossa accanto al posacenere). Guardo le tende bianche e il caminetto finto con gli attizzatoi, i due quadri alle pareti, uno è di un impressionante e austero Edward Dickinson. Stranamente il fumo non sale verso l’alto, resta stagnante all’altezza dei miei occhi. Sulla finestra uno strano uccello esegue una melodia fuori stagione, sembra quasi che stia cinguettando per me, e c’è un grillo mattutino che l’accompagna.
Sento dei passi. Mi stanno chiamando. Spengo malamente la sigaretta.
* “Non mi mi manchi Susie, ovvio che non mi manchi…” da una lettera a Susan Gilbert Dickinson
L. R. Carrino ha detto:
per la signora Loreto.
Morena Fanti ha detto:
Se la leggo anch’io, commetto un furto?
Troppo tardi. Ho già letto…
Rea Confessa
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Riccardo ha detto:
Salve…
nell’elenco delle opere c’è un errore:
“L’ultima volontà ignora il veleno dello scorpione”
non è di Terry Olivi… è di Riccardo Burgazzi!
😉
Riccardo Burgazzi.
antonellapizzo ha detto:
ops, scusaci Riccardo, abbiamo corretto, grazie per la segnalazione 🙂 a.
Riccardo ha detto:
Niente, capita!
Grazie a voi per tutto ciò che avete costruito e l’opportunità che avete dato.
Sono molto contento del risultato ottenuto… e probabilmente, non avendo costruito il testo su endecasillabi e settenari, sono stato molto fortunato ad essere selezionato! 😉
Mi piacerebbe soffermarmi di più nei ringraziamenti, accompagnando il tutto con qualche riflessione, però devo proprio scappare! Mi riprometto di leggere tutti i testi in queste sere, nel frattempo mi porto avanti facendo i complimenti e i miei migliori auguri a tutti coloro che hanno partecipato e in particolar modo ai due vincitori.
Ricky
P.s.
Già mi spiace per essere scivolato nell’accenno, se pur velato, a qualcuno per il quale sarebbe meglio attenersi al monito:
“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”
Filippo Marzii ha detto:
Complimenti vivissimi ai vincitori. Per me è stato un onore competere fino alla fine con nomi illustri e sono felice che la mia lirica sia stata inserita nell’antologia. Grazie ancora a tutti voi…
morenafanti ha detto:
Mi complimento anch’io con tutti i partecipanti perché hanno tentato e nella vita questa è una delle cose più importanti: provarci.
E mi complimento con tutti gli autori presenti nell’antologia, perché hanno scritto parole e le hanno mescolate alla loro anima regalandoci emozioni.
Bravi.
Morena
monica bianchetti ha detto:
L’antologia è veramente fantastica. complimenti alla poesia vincitrice. E’ semplicemente STUPENDA e non posso che essere onorata di essere stata inserita a fianco di nomi così illustri.
un grazie di cuore anche alle belle donne…
Monica
monica ha detto:
al signor Francesco de Girolamo
—————————————–
Grazie per il suo giusto commento a quanto scritto da Sidereus. Mi ha preceduto dicendo proprio ciò che io stessa volevo comunicare a questo impettito signore.
Aggiungo solo:
“…apra un pò di più il suo cuore… L poesia è anche e soprattutto questo e non solo endecasillabi, metrica e quant’altro.
Cuore, caro Sidereus, cuore e anima…”
Monica
Bianchetti
monica ha detto:
al signor Francesco de Girolamo
—————————————–
Grazie per il suo giusto commento a quanto scritto da Sidereus. Mi ha preceduto dicendo proprio ciò che io stessa volevo comunicare a questo impettito signore.
Aggiungo solo:
“…apra un pò di più il suo cuore… La poesia è anche e soprattutto questo e non solo endecasillabi, metrica e quant’altro.
Cuore, caro Sidereus, cuore e anima…”
Monica
Bianchetti
alessandrapigliaru ha detto:
Un saluto e un plauso a tutti i partecipanti al concorso; mi associo a quel che dice Morena sul tentare e sul provare perchè quando si riesce a mettersi in gioco e già un grande traguardo.
Il lavoro di questi mesi supportato dalla instancabile Antonella che, ancora una volta, ha dimostrato con quanta passione porti avanti questo blog, ci ha reso l’impegno da giurate molto meno faticoso. Un pensiero va a lei e a Morena. Un pensiero silenzioso e molto speciale, aggiungo.
Trovo che questa antologia sia di buon livello e soprattutto che sia un brillante risultato nella sua composizione, seppur casuale (visto che non conoscevamo gli autori delle poesie lette rigorosamente in forma anonima).
Autori affermati e altri alle prime esperienze, insieme in questa antologia del primo concorso del blog. Credo non si potesse sperare di meglio.
Così ancora auguri a tutti Voi, chè questo concorso vi porti
tanta fortuna per ciò che desiderate e per il vostro personale percorso 🙂
Alessandra
Lorenzo Mari ha detto:
Un saluto a tutti i partecipanti al concorso anche da parte mia, soltanto negli ultimi tempi ho potuto leggere qualcosa degli esiti e anche alcuni dei testi di questa antologia, trovandoli preziosi. Complimenti ai vincitori e a tutti quanti quelli che hanno condiviso positivamente — e negativamente — questa esperienza, ricordando (spero senza enfasi mastelliane) le parole concise e spiazzanti — ametriche, nella traduzione italiana… — del poeta jugoslavo Izet Sarajlic:
“Anche i versi sono contenti quando la gente si incontra.”
per farne un augurio per i percorsi personali e comuni di chi è passato di qui.
Lorenzo
ELENA TROUBETZKOY ha detto:
mi dispiaccio delle vite terrene dei serpi che nutriscono
il male nel petto un puzzo di veleno che ha disogno refrigerio
a bruciapelo ammasso tossine circolano nelle vene
un dottore capisce costituzione che porta allo sfacelo
minutissime bestie capaci di far inginocchiare
avversari golie dalla nascita davide che dentro casa
sperimentava il geranio fioriva sopra il deserto
sulle faccie aguzzine dei coetanei affamatori di spazi
congiunti delle piazze e i poveri serpenti che educavano
a mangiare le mele come strumenti di riabiltazione
rottamando i bisogni che sgravati da dolore
angelo pini
dal mare di sabbia scivolano i pensieri
l’estro si raffigura zolla coltivata in corpo
per essere grano d’affetti senza sedanti arti
rossella laterza ha detto:
l’arte e la cultura rendono unita l’Italia
antonella pizzo ha detto:
cara rossella la terza trattasi in questo post di un concorso dedicato a due ragazze sane e piene di vita morte nel fiore della gioventù investite da un auto, il tuo commento quindi è fuori luogo e privo di senso