Mi fa piacere proporvi oggi una presentazione di Giacomo Cerrai, che, a suo tempo, quando la pubblicò qui sul suo blog Imperfetta Ellissi, rappresentò per me (che amo lavorare con le immagini, i colori, le forme, oltre che scrivere poesia) il primo incontro con una forma espressiva che consentisse, mediante le possibilità offerte dalla tecnologia, di unire le parole poetiche alle immagini, ai suoni, alla musica, alla lettura, alla voce del poeta, in una sorta di movimento-animazione-flash che è anche immersione sensosensuale nella poesia. Non a caso la poesia s’intitola Flash poem. Ancora oggi ne subisco il fascino e non so se è per abilità tecnica dell’autore, per scelta d’immagini e fotocomposizione, o per la struggente interpretazione di questo bel testo profondamente intessuto di nostalgia.
Buona visione.
Giacomo Cerrai ha detto:
…grazie, Ali, anche della affettuosa introduzione…
G.
mc ha detto:
merito anche degli armonici del fender di pastorius
alivento ha detto:
oppure della voce “mascula” del poeta 🙂
senz’altro trovo splendido quell’effetto finale di parole che precipitano, lettere cadenti che scendono, si disperdono, sfumano…, il senso della distruzione, del vuoto che si cerca di colmare inutilmente con il significato delle espressioni verbali, o, come in questo caso, non verbali.
Una perfetta conclusione della sequenza: attesa-distacco-perdita-vuoto-contraddizione-calice-droga-assuefazione-dolore-liberazione
a ha detto:
salve, anche a me allora piacque molto questo video di Giacomo e rivederlo mi ha fatto piacere, quelle lettere che cadono ad una ad una sono formidabili, tutto ciò che è stato costruito si frantuma, ma a volte un muro che viene abbattuto può dare un senso di liberazione. antonella
a ha detto:
ps
grazie ad ali per averlo riproposto. antonella
a ha detto:
anzi, proposto qui 🙂
alivento ha detto:
e a giacomo di averlo composto e di essere venuto a trovarci qui
violaamarelli ha detto:
concordo con Ali, la parte visivamente più bella è lo sbriciolarsi delle parole nel finale, a sottolineare che di fronte a certe emozioni le parole non “bastano”, complimenti a Cerrai , Viola
Rina ha detto:
Mi è piaciuta così tanto che l’ho riascoltata più volte. Incantata. Bellissima poesia. Voce calda.
Il testo ..si potrebbe postare?
..credo, che al di là del video, questa è una poesia che cattura all’ascolto di per sé 🙂
maria pina ciancio ha detto:
Ho faticato ad aprire il video, ma poi sono finalemnte riuscita a vederlo. Bello e ben fatto nella sua intersezione di linguaggi.
Mi ha colpito molto- ma vedo che non sono l’unica- il disfacimento finale delle parole e poi la cascata delle lettere verso il basso su schermo nero.
Grazie ad Ali e Giacomo
Mapi
sandrapalombo ha detto:
Risentirlo vuol dire rimanere di nuovo intrigati dal testo , dalla musica e dalle immagini, il che, a mio parere, vuol dire che c’è armonia e qualcosa di più…cioé arte nel senso felice della parola.
Ri-complimenti Giacomo e bene Ali hai fatto a proporlo qui.
Sandra
erminiadaeder ha detto:
L’intersecarsi di suono, immagine, voce è una possibilità espansa che al testo assicura felice turbolenza e tensione gravida, anche io vorrei poter leggere la poesia…fermata 🙂
e.
cara polvere ha detto:
deja-vu – vicissitudini
preme un mondo anteriore di reincarnazioni
tu che vai che resti
IO che vai IO che resti
IO donna uomo —> vicessitudine
[che nella solitudine i muri materializzano specchi e ancora specchi con il doppio apparentemente cieco —> l’inseguirlo ci sovrasta se non rci apportiamo all’apporto che diamo per seguitare a diffonderci nel nulla. ecco. l’utilità del nostro nulla precedente e più prossimo che scaturisce dall’asse mediano che seca Dio e lo riconfà medesimo ogni volta all’infinito per ognuno di noi e per tutto l’ogn- UNO.
questo posando sul binario di queste parole di Giacomo quello che di me è meno stanco non dimenticandomi a suo tempo che non mi piacque molto il video. riconfermo.
le parole si. quelle hanno una vibrazione antica pure se inghiottita da un atmosfera da svaccamento con segaretta e liquore – pure la voce strascicata aiuta.
vibrazione antica che precipita come cadesse il cielo e se non cade lo facciamo cadere noi a comporre una scacchiera che mai è uguale – sempre uguale
mai domanda – tutta domanda
mai risposta – tutta risposta.
e le lenzuola quando si va a dormire dopo pensamenti così, sono fredde bagnate.
un saluto
paola
cara polvere ha detto:
per leggere tutto il testo basta fare – PAUSA – e si legge
p.
Lucianna Argentino ha detto:
Avevo già espresso a Giacomo il mio apprezzamente per questo suo lavoro a febbraio su imperfetta ellisse e mi fa molto piacere ritrovarlo qui e cominciare questa giornata con la sua bella poesia… Un abbraccio, Lucianna
Giacomo Cerrai ha detto:
ringrazio veramente tutte le belle donne per i complimenti, a cominciare da Ali. Mi fa piacere che nell’insieme abbia toccato una serie di corde, cosa forse dovuta a quella particolare sensibilità femminile che io amo così tanto, anche in poesia. Infatti nel mio blog ci sono spesso donne. Quando usci la prima volta su Ellisse, i commenti furono invece più tecnici, sul linguaggio, il mezzo, la parola, roba da maschietti per lo più. In quanto al testo “fermo”, eccolo:
—————————
lunghissima giornata lunghissima
serata, ( …)
– e deja-vu l’ennesimo distacco
di placenta tu che vai che resti
che stacchi il telefono avvii
il ripensamento – già visto
l’appunto a matita
di queste stesse parole il foglio a quadri
già visto l’orlo del possibile
l’aporia di questa vicissitudine
che mi voglio ingozzare fino in fondo
e il richiamo il richiamo come d’un vaccino
n di n volte tu –
il sentimento diffuso è d’anchilosi
d’un fischio basso di relais che salta
ma non si guarisce:: certi calici vanno bevuti
non date retta a chi dice che può smettere
quando vuole se vuole
————————————-
un saluto a tutte
Blumy ha detto:
suggestiva la poesia flash, e molto molto accattivante, anche per via di un poeta che non sa solo scrivere, ma anche leggere le sue poesie, con una voce (Rina non l’ha detto …) bella e sensuale. Grazie ad Ali per averla postata.
Rina ha detto:
Non mi sono voluta sbilanciare. Come hai fatto te a capire, Blumy? Birba te costì.. 😉
violaamarelli ha detto:
ma forse sai Cerrai è che i “maschi” devono sempre di/mostrarsi, competere, esibirsi..volendo possiamo farlo anche noi (e via co la multimedialità e lo straniamento di senso e lo specifico del visuale, e il clip istante, e i livelli diversi di lettura, e il crittografico!) ma alla fine il tuo sguardo parlante parlava di un evento “comunissimo”..la fine di una storia..cercando di esorcizzarlo con un linguaggio tecnico mutuato da vari sistemi: dell’anchilosamento al relais. E noi lo abbiamo apprezzato ma sappiamo che al fondo del personaggio che parla c’è quel dolore sordo: la fine di una storia, appunto. Un caro saluto, Viola
Rina ha detto:
Mi chiedevo, Giacomo, come mai nelle tue poesie questo tema è ricorrente. Mi sa che si tratta di ‘fine ipotetica’, forse la fine di un sogno ..mai nato. Un dolore inventato, può essere? Sono cattiva? Se ho indovinato potrebbe essere un complimento visto che riesci a rendere così bene ciò che non hai provato sulla tua pelle, e per iscritto e anche vocalmente.
Boh, non mi rispondere se non vuoi entrare nel merito.
Ciao
cara polvere ha detto:
@rina
mi sembri un paparazzo goloso (sorrido)
tutto mistero. niente mistero…
bah.
p.
alivento ha detto:
però giacomo, che platea, ridda, codazzo di fans tutte femmine che hai scatenato! 😀
questa voce sensuale (concordo assolutamente), questa storia finita, questo grande (vero o finto) dolore (che importa in fondo? saperlo dire così bene e come realmente averlo provato) che muove a compassione consolatoria il nostro lato materno….e non 😉
a parte gli scherzi approfitto dell’occasione per invitare a visitare il suo blog che tratta di poesia con competenza e serietà
cara polvere ha detto:
@Ali
ehm. scusa Ali. ma che mi si definisca una del codazzo sbavante di chiunque pur per scherzo non mi piace. le mie voglie e i miei impulsi li riesco ancora a gestire abbastanza bene e a me nè il testo nè la voce non ha mosso (visto che ne parli in senso lato) nessun lato materno, nè nessun lato erotico (l’insistenza sulla voce sensuale)
credo che tutto questo centri con la poesia come i cavoli a merenda. ma è un pensiero mio e lo scrivo. libera e certa di non offendere nessuno.
credo che un po’ di sfrondo a ciò che si scrive in certi casi non guasterebbe.
poi, va beh.
un saluto
paola
poi se volete cancelare sto commento, fate.
Francesca Pellegrino ha detto:
ho serie difficoltà.
non voglio risultare banale .. proprio no.
mi è piacuto troppo tutto. dalla poesia, alla interpretazione, alla scelta delle immagini, allo scorrere del testo. alla musisa.
STRAORDINARIO!!!!!
alivento ha detto:
Ma no polverina, il codazzo non sbavava, lanciava solo gridolini estasiati. tu non ne vuoi far parte? OK , accordato tu no, io si.
Per inciso il processo si chiama autoironia. Io ogni tanto mi diverto ad applicarla.
Poi è chiaro non tutto può piacere a tutti, non a tutti allo stesso modo, io concordo con Francesca.
baciozzi ad entrambe
Rina ha detto:
Scusa, Ali, ma non mi è piaciuto per niente essere inserita in un codazzo di fans etc, etc..
Ho espresso il mio apprezzamento e l’ho fatto a modo mio. Punto. Ho fatto una domanda a Giacomo. Altro punto.
Per Paola, a proposito del paparazzo: anche se non mi sento obbligata a chiarire, dirò che la mia domanda è strettamente connessa al o ai modi di affrontare temi in versi, non certo di indagare sul personale, di cui ho rispetto sempre e comunque.
Accetto le vostre considerazioni come battute, sperando che si sia fatta chiarezza. Buonanotte a tutte e due
Giacomo ha detto:
ringrazio anche Francesca, ma non mettetemi in imbarazzo, vi prego. La cronaca che ci sta dietro ha poca importanza, tutto sommato, diciamo che si tratta di una altalena che forse è arrivata a inerzia zero (ho scritto anche una poesia con questo tema). Mi interessa piuttosto un certo grado di sensibilità da cui non dobbiamo mai dare le dimissioni., uomini o donne. Altrimenti siamo morti.
ciao a tutte.
G.
cara polvere ha detto:
@Ali
io sono poco autoironica per riflesso del libero arbitrio deglii altri , Ali. se dò fiato alle trombe, parlo per me. e qui chiudo.
@Rina
contare i peli Rina. mai fare domande che richiedono didascalie a chi scrive versi. dovresti saperlo, tu scrivi, no?. io, ad esempio, volendo chiamare versi quelli che scrivo, divento subito rossa.
ho un mio assunto che uso per me in questi casi ma lo scrivo, toh.
“mangia la poesia che leggi e saprai vedere le mappe che rilevano il tuo nigredo”
[di alcune solo i bordi di altre i limiti eccetera eccetera]
saluti
paola
alivento ha detto:
va bene, rina, anche tu non eserciti l'(auto)ironia, per me invece, insieme al forte senso drammatico è un approccio di vita vitale, meno intenso è, e me ne rammarico, quello umoristico
del resto è sempre comprensibile avere gusti diversi e approcci diversi alle cose che si fanno o dicono, alle situazioni, relazioni ecc. ecc.
Circa il proseguo dei discorsi, leggerei le domande di rina in positivo come testimonianza d’interesse per l’autore e foriere di possibile sviluppo di un dibattito sulla rilevanza dell’esperienza personale nelle poesie, leggerei altresì le intenzioni di Paola come giusta raccomandazione a non indagare la sfera privata.
Entrambe posizioni, non esasperate nei toni e modi, sono accettabilissime.
Giacomo del resto troverebbe sempre e per ognuna parole di garbata risposta che testimoniano la sua classe, sensibilità, preparazione
Interessante dunque il discorso avviato sul rapporto che c’è tra esperienza di vita del poeta e poesia, io sostengo che non bisogna mai lasciarsi ingannare dal poeta, la sua ipersensibilità lo porta ad esasperare, trasfigurare, drammatizzare le esperienze proprie ed altrui, i timori, le fantasie, le storie che vive o di cui viene a conoscenza (anche quelle rappresentate, film, romanzi ecc.), che poi tutte certo confluiscono nella poesia; la poesia nasce per esigenza espressiva e contiene le esperienze del poeta (anche quelle culturali), ogni sua conoscenza, percezione, proiezione, egli ha parole che traducono i suoi gli occhi sul mondo, sugli specchi intimi ed altrui che riflettono e distorcono, sulla mente che proietta, trasfigura ed inventa con un processo che costituisce il processo creativo (che ognuno di noi dovrebbe bene conoscere) di qualunque scrittore in prosa e in poesia.
Ed allora, riflettendo e col tempo, ci renderemmo conto del fatto che scrivere ad esempio una poesia d’amore non significa affatto scrivere la nostra personale storia d’amore bensì diventa consegnare alle parole la personale percezione del modo in cui intendiamo questo sentimento, compiendo quel processo di estrazione, astrazione ed universalizzazione che rende la parola poetica idonea ad essere potenzialmente espressione di tutti e di ognuno.
Ed ad essere essa tanto più di valore quanto più riesca a compiere questo processo toccando le più intime corde di ognuno di noi. Così appunto io leggo ed intendo questa poesia di Giacomo.
.
cara polvere ha detto:
@Alivento
grazie per le ultime tue riflessioni.
paola