Lucio Lepri
Madre che stai dentro le mie tasche
o tra le pagine di un libro;
tu ch’eri passero fragile
e ombrello che mi riparava,
cancella, ti prego, la ruga dell’assenza,
svuota del silenzio queste stanze,
regalami parole e sorrisi e la luce che consola
come quando gli occhi guardano in alto,
e altro non si sente che il respiro del mondo,
il rumore lieve della vita che si muove
come su un filo sottilissimo,
così come camminano le stelle
e la luna sopra noi.
fattorina1 ha detto:
Tenerissima, amorosa , espressionista. Sono molto belli questi versi dedicati alla madre; credo che tutte le donne vorrebbero farli propri ma spesso non possono perchè ci sono anche madri “imperfette”.
Narda
Blumy ha detto:
quanto imperfetta era mia madre! tanto imperfetta che, dopo che se n’è andata, l’ho sublimata ed è diventata perfettissima, tanto da riuscire a trasformarsi in nuvola, in ramo, in libellula, ed a riuscire a stare nelle mie tasche e dentro i miei libri ma, soprattutto, l’unico ‘essere’ a cui mi rivolgo per pregare.
grazie della tenerezza, Narda
marinaraccanelli ha detto:
una poesia sussurrata intensamente, si legge proprio con la sensazione di essere su quel filo sottilissimo teso sull’attimo e sull’universo – un attimo prima di precipitare -, quel filo che è l’arte, la vita, la preghiera, la poesia…questa poesia
Blumy ha detto:
grazie, Marina, di aver accostato indebitamente la mia poesia all’arte
gisy ha detto:
…quanto ti capisco, io che l’ho persa da appena un mese…
Hai per viatico conchiglie e roselline
per camminare finalmente da te
nei sentieri del cielo: stai certa
che i piedi non ti tradiranno
come accadeva qui
per via di questa legge sciocca
della gravità e volerai quasi,
senza peso, libera e leggera
coi capelli al vento.
Mi sembra di non averti dato
tutto quel che meritavano
i tuoi pensieri generosi e lievi
il tuo tratto gentile e misurato
la tua timidezza dolce e riservata.
Come posso riempire il tempo
che mi dedicavi? Dimenticare
quella venuzza azzurrina sulla fronte
quelle mani operose, io che non so tenere
l’ago in mano o fare il tuo superbo strudel?
Mi manchi già tanto, mamma
e sono solo due giorni
che mi hai lasciato.