T’aspettavi che parlassi di linguaggio, ma parlano
di tenebre
tutti quei visi ignoranti
e quelle mani perforate
dalla loro mestizia di essere state raccolte.
Perchè nel visivo c’è la parte acuminata
della scrittura,
quella subliminale
che diventa poi sensazione simbiotica.
Il tuo dialetto – Camillo –
somiglia
a tutte le anime del mondo
come l’uso delle lingue
della “slingua” direi
il moto interiore non trova versi che possano
fermarlo.
Creazione ex-novo della parola
come estremo tentativo di comunicazione
t’aspettavo novello Kafka
che lo riduce in cenere
con le sue novità
una parola come pietra
una rimane parola rifatta
a proposito di lui, per significarlo.
di tenebre
tutti quei visi ignoranti
e quelle mani perforate
dalla loro mestizia di essere state raccolte.
Perchè nel visivo c’è la parte acuminata
della scrittura,
quella subliminale
che diventa poi sensazione simbiotica.
Il tuo dialetto – Camillo –
somiglia
a tutte le anime del mondo
come l’uso delle lingue
della “slingua” direi
il moto interiore non trova versi che possano
fermarlo.
Creazione ex-novo della parola
come estremo tentativo di comunicazione
t’aspettavo novello Kafka
che lo riduce in cenere
con le sue novità
una parola come pietra
una rimane parola rifatta
a proposito di lui, per significarlo.
Patrizia Vicinelli a Camillo Capolongo, Bologna giugno 1989
da Non sempre ricordano, Le Lettere, Firenze 2009
fulviosguerso ha detto:
La poesia, in versi o in prosa, non ferma i moti interiori ma li trasmette e genera altri moti nell’anima del lettore (o della lettrice). Per questo le parole della poesia sono sempre nuove, come nuovi sono i moti che trasmette come onde di varia lunghezza e ampiezza, a seconda delle antenne riceventi. E sono onde che non si possono né prevedere né fermare neppure negli endecasillabi dell’Infinito.
Blumy ha detto:
amo la poesia che si rivolge a qualcuno, che sia se stesso o un altro, anche se l’altro non dovesse esserci più. non conosco Camillo Capolongo, ma ripeto che mi piace questo rivolgersi affettuoso a qualcuno per discutere di qualcosa, per raccontare qualcosa. credo che questa sia una peculiarità di chi ha un legame molto molto stretto con la poesia.
goffredo ha detto:
amo questo genere di poesia…ne suggerisco una altrettanto affascinante che non sono riuscito ad incollare da questo sito…è di dickens.
http://www.youcandid.com/video/d526bd001225ef339d73215f90593cce/
vivianascarinci ha detto:
È vero, anche io ne sono convinta: la poesia che si rivolge a qualcuno di non astratto, a una persona, come in questo caso, è la poesia che più di tutte rivela quanto i versi sia non del poeta ma nel poeta.
Molesini ha detto:
interessante poetessa vicinelli, tra le madri del ridare alla voce,
“il moto interiore non trova versi che possano
fermarlo.”
giancarlo locarno ha detto:
Davvero prezioso il volume ‘non sempre ricordano’, e il cd allegato con alcuni reading della Vicinelli, ma più preziosa è la sua poesia di un’oralità cosi nuova e nello stesso tempo così antica, preistorica, così nascosta ma così vitale, come l’opera di Emilio Villa, con la quale questa poesia mi sembra abbia molto da spartire.