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D.   Giuseppe, figlio di Anita e Franco … ma lo sa che è un gran bell’uomo? La immaginavo bruno di capelli e, forse, anche di pelle, e con un’espressione pensierosa. Invece nella foto del suo blog appare come persona solare e sorridente …

 R. Quando andai in California a trovare la mia traduttrice americana, mi confessò che mi aveva immaginato basso di statura, esile, con gli occhiali, insomma tutto il contrario di quel che sono. Capita. Non sono neppure troppo fotogenico, e in un tempo dove l’immagine è tutto, la cosa potrebbe essere grave. Ero bruno e olivastro da giovane, mediterraneo. Padre siciliano e madre ligure. Oggi in tanti alberghi, anche italiani, i camerieri mi si rivolgono in inglese. Non sono solare, sono uno scorpione, vivo di ossessioni e di passioni terribili. Controllate da realismo e autoironia. Ma sempre ossessioni e passioni

D. E’ appena tornato dai suoi numerosi e frequenti viaggi per il mondo.  Dov’è stato?        Nelle sue poesie non ci sono soltanto le sue belle e profonde conoscenze; c’è lo   sguardo, l’amore di chi ha visto da vicino …

R. In questi ultimi mesi sono tornato  in California, ho tenuto una lettura  al John Fowles Center for creative writing, molto riuscita, con magnifici studenti che avevano letto L’Oceano e il Ragazzo nell’edizione americana, quella con la prefazione di Italo Calvino .  Ho vagabondato anche per Hollywood , Santa Monica, Laguna Beach. Sono stato a Palma de Majorca  a un Festival internazionale di poesia, a Saint-Jean Cap Ferrat a un Festival du livre de mer. A Roma per il festival di Massenzio

D. Ah, come La invidio !

La maggior parte dei suoi estimatori, molti dei quali sono suoi ex alunni,  la chiama ancora Professore.  Lei ha abbandonato l’insegnamento per vivere più da vicino la poesia, per i viaggi, per tutte le innumerevoli attività di  scrittore, traduttore, poeta, saggista … vuole raccontarmi  di questa fase della sua vita?

R. Non credo che molti dei miei estimatori siano miei ex alunni. E io non mi sentivo professore neppure quando lo facevo, tanti tanti anni fa. Ho abbandonato l’insegnamento molto presto. Ho cominciato a lavorare per l’editoria e i giornali, e soprattutto a viaggiare, con lunghe residenze soprattutto in Bretagna. Nei bistrot di Saint-Nazaire, in quegli anni, avevo più amici che in tutta la Liguria. I viaggi sono stati decisivi per me e per la mia ispirazione. Mi piace il nomadismo, mi piace essere policentrico, non avere radici che in alto, nelle nuvole e nel cielo.

D. Nella sua scrittura in prosa e in poesia il mito e il mare sono protagonisti o intensa coreografia che diventa voce altissima eppure sussurrata  e che blandisce, come ogni forma di bellezza …

R. All’inizio del mio lavoro in versi  i temi principali furono la natura  e il mito. Ne ho parlato prima di tutti, sostenendo la poesia con un progetto culturale radicalmente nuovo. Non un ritorno al passato, una avventura nel futuro del pianeta. Ancora oggi giudico natura e mito temi decisivi. Il mare è natura  e mito insieme. E’ diventato man mano protagonista sia del mio lavoro in versi sia del mio lavoro in prosa. I miei ultimi romanzi sono stati letti in Francia come romanzi di mare, in un’ottica che la cultura italiana non ha.

D. Lei è il fondatore, con Zecchi e Kemei,  del Mitomodernismo.   Dare un senso alla vita per assurda che sia./ Combatter per un sogno – e questo è già poesia / Il  mitomodernismo é l’angelo e la carne. / Prendere l’invisibile e decifrando, farne /  Un oggetto che tiene dentro sè il suo mistero / Eppure è lì davanti agli occhi intatto, vero. 

 In una delle sue poesie che amo di più de L’Oceano e il ragazzo, Nanauatzin,  Lei  racconta il mito della nascita del sole presso gli Atzechi.  C’è qualche mito che ha scoperto di recente, che avremo il piacere di conoscere in una Sua prossima pubblicazione ?   

R.  Il mito azteco è stato importantissimo nella mia formazione degli  anni Settanta. Più recentemente ho letto delle bellissime poesie in nahuatl, di principi aztechi che scrivevano come lirici greci. Prossimamente ripubblicherò da Longanesi Terre del mito, uscito da Mondadori nel 1991 e ormai introvabile da tempo, ho aggiunto pagine nuove, in particolare su Saint-Malo, la Russia, le città dell’Islam , l’Iran, l’isola Mauritius.                                           

D.  Quanti premi  e riconoscimenti ha collezionato finora? facciamo finta di sapere poco di Lei:  Lei va in giro per il mondo a fare readings di Poesia.  Lei è stato tradotto (L’Oceano e il Ragazzo è stato tradotto in francese da Jean-Baptiste Para) e ha tradotto poeti come William Blake, P.B. Shelley, Walt Whitman e D.H.Lawrence.   Quali risonanze ci sono tra la poesia di questi  poeti  e la Sua ?

R. Non sono un cultore appassionato di premi. Per i romanzi, ho avuto il premio Hemingway  e sono stato finalista allo Strega, con L’adultera ho vinto il premio Manzoni per il miglior romanzo storico dell’anno, per la poesia ho vinto il premio Montale, il Viareggio, il Betocchi, il Gatto, e qualche altro. Ho fatto letture in trenta paesi del mondo, e conferenze all’ Università di Berkeley, a quella di Lovanio,  al Trinity College, al Collège de France, per parlare delle maggiori. Tutti i poeti che ho tradotto e dunque amato hanno avuto risonanze e ne hanno ancora nel mio lavoro.

D. In molti dei libri della mia biblioteca c’è il suo nome, e come autore e come come curatore.    Ha pubblicato numerosi saggi, libri di poesia, romanzi, antologie e pièces teatrali: vuol parlarmi di queste ultime?

R. Per il teatro, ho lavorato meno di quello che avrei voluto. Del resto in  Italia il teatro non esiste più, spazzato via dallo spettacolo e dalla televisione. Una commedia l’ho scritta  e pubblicata in Francia in edizione bilingue (Re Artù e il senzatetto), un poema drammatico è Nausicaa, Ungaretti fa l’amore è una pièce prodotta dall’Ariston di Sanremo e rappresentata anche con grandissimo successo al Festival di Mantova.

D.  L’ultimo suo romanzo, L’Adultera, racconta della Maddalena, dalla sua infanzia-adolescenza sulla spiaggia ad un’età in cui la giovinezza è ormai un ricordo remoto , una spiaggia in cui, cumulo di alghe o piccolo tronco arenato, disegna sulla sabbia gli stessi segni che aveva tracciato Gesù di Nazareth quando la donna era stata trascinata dagli Scribi e dai Farisei presso di Lui perchè la condannasse per i suoi peccati.   . Ho ‘letto’ nelle Sue parole, se possibile, lo stesso amore, la stessa pietas di Gesù verso la peccatrice …

Vuole continuare Lei a parlarci de l’Adultera? 

R. L’adultera è un romanzo sulla libertà femminile scritto al femminile da un uomo che adora  il femminile e cerca da una vita di capirlo. E’ una sfida. Un romanzo storico e un romanzo erotico, un romanzo di lussuria e di spiritualità, un romanzo difforme da tutto quello che esce nella media del romanzo italiano. Una sfida di conoscenza, dove chi vuole si imbatte nel personaggio di Seneca, filosofo attualissimo, ma anche una storia semplicissima di istinti e desideri, colpe e redenzioni, sensualità e avventure. Su tutto, il mare, a cui la protagonista si rivolge come a un amante. Un libro che farebbe bene a molti lettori  e lettrici, tra quelli che si interrogano ancora sull’essenza della propria anima e delle proprie passioni. C’è ancora qualcuno che lo fa, spero.’

 

Le prometto che finirò la lettura dell’Adultera , anche se ho cominciato a leggere almeno altri tre libri …

Felice di averla incontrata e della bella chiacchierata.