Gli sono troppo vicina perché mi sogni.
Non volo su di lui, non fuggo da lui
sotto le radici degli alberi. Troppo vicina.
Non con la mia voce canta il pesce nella rete.
Non dal mio dito rotola l’anello.
Sono troppo vicina. La grande casa brucia
senza che io chiami aiuto. Troppo vicina
perché la campana suoni sul mio capello.
Troppo vicina per entrare come un ospite
dinanzi a cui si scostano i muri.
Mai più morirò così leggera,
così fuori dal corpo, così ignara,
come un tempo nel suo sogno. Troppo,
troppo vicina. Sento il sibilo
e vedo la squama lucente di questa parola,
immobile nell’abbraccio. Lui dorme,
più accessibile ora alla cassiera d’un circo
con un leone, vista una sola volta,
che non a me distesa al suo fianco.
Per lei ora cresce in lui la valle
con foglie rossicce, chiusa da un monte innevato
nell’aria azzurra. Io sono troppo vicina
per cadergli dal cielo. Il mio grido
potrebbe solo svegliarlo. Povera,
limitata alla propria forma,
ed ero betulla, ed ero lucertola,
e uscivo dal passato e dal broccato
cangiando colori delle pelli. E possedevo
il dono di sparire agli occhi stupiti,
ricchezza delle ricchezze. Vicina,
sono troppo vicina perché mi sogni.
Tolgo il braccio da sotto la sua testa,
intorpidito, uno sciame di spilli.
Sulla capocchia d’ognuno, da contare,
sono seduti angeli caduti.
“Gli sono troppo vicina perchè mi sogni” di Wislawa Szymborska
01 domenica Lug 2007
Posted Wislawa Szymborska
in
è strano che, di questa poetessa che non amo e che chiamo ironicamente zimboska, questa sia l’unica poesia che, non soltanto mi piace, ma mi piace molto!
quella ripetizione che diventa ossessione, di una sete superiore, occhio di una realtà che si sgretola, tra e dita.
l’ho trovata bellissima
Incisivo e onirico questo intorno che trovo estremamente versatile : l’ancorarsi ad una realtà, a tratti descrittiva, che vira ad una realtà altra raccontata per la non voce di un pesce nella rete. Poi tutto il malinconico -quasi irruente- che apre allo squarcio, dove c’è strappo e luce che di questo si contempla.
Trovo questo testo, che non conoscevo, meraviglioso.
questa poesia mi è caduta addosso, non ricordo neppure dove e quando, e mi è entrata subito in quella che chiamerei “memoria affettiva” e ci è rimasta dentro indelebile; ogni volta che la rileggo, a distanza di tempo, torna a sorprendermi come un ciclone…ciclone di immagini situate su diversi livelli (come bene hai osservato, Rita ): la casa che brucia, il pesce che canta, la parola “vicina” che sibila come una lama ed è una condanna, gli angeli su capocchie di spillo; e poi, tutto un universo in cui, una volta, la poetessa poteva identificarsi, ora non più…
l’ispirazione che regge questo testo è così violenta, che non stride- tutt’altro! – il grottesco quotidiano della cassiera del circo…penso che in ogni donna ci sia questa “sete superiore” , di cui parla Francesca , per questo una poesia così non può non piacere
marina
c’è nel mio blog …. la prima volta l’hai letta lì.
Non la conoscevo. Grazie Blumy! Questo sito è una ricchezza. Ciao Sandra
oh, Blumy, come ho fatto a dimenticarmene…vergogna a me!
approfitto per ringraziarti di avermi fatto conoscere questa poesia , come del resto diverse altre, tue e e dei più svariati autori, nel tuo blog:-))
marina
“Per lei ora cresce in lui la valle
con foglie rossicce, chiusa da un monte innevato
nell’aria azzurra. Io sono troppo vicina
per…” (il sogno)
“angeli caduti” (sogni infranti)
Una poesia che incanta.
Scelta notevole.
Dalla nota di quarta di ” Visto con granello di sabbia, Adelphi”.
“La poesia della Szymborska, nella sua piana limpidezza e ingannevole semplicità, esige, per essere percepita, un orecchio molto fine. E al tempo stesso si può dire di lei che raramente un poeta moderno è riuscito a parlate di temi proibiti, perchè troppo battuti, con tale impavida sicurezza di tocco – fino alpunto di dedicare una delle sue liriche più perfette all'”amore felice”, questo “scandalo nelle alte sfere della Vita”.
Michele
dov’è che hai scritto (una delle tante mail che s’incrociano?) che io sono come tuo marito, MARINA ? 8o
Non conoscevo… e ringrazio per la lettura 🙂
quella tormentata, malinconica, dolce ripetizione colpisce ed affascina
Dario
non capisco come non possa piacere la Wislawa, la poesia le scorre nel sangue come la vita, tutto ciò di cui parla, di alto o di basso, diventa simbolo e metafora, cioé poesia
anna