( Henri Cartier Bresson )
Sulle vite degli altri Le Vite degli altri all’imbrunire come cinema muto dalle finestre accese si offrono impudiche. Le Vite degli altri dietro tende di lino inamidate o di pizzo scadente oppure improvvisate. Vite rubate per invidia o per consolazione. Le Vite degli altri ritagliate, sparse sui marciapiedi, nascoste nelle tasche, rimontate a piacere con scadente doppiaggio. Nelle sere nebbiose le Vite vestono veli neri. Lungo i viali autunnali si negano al passaggio degli sguardi curiosi. S’arrestano sulle soglie dei freddi davanzali
Dona ha detto:
Strepitosa l’immagine che hai scelto come cappello
Dona
lucetta frisa ha detto:
“Nelle sere d’inverno le Vite
vestono veli neri…
Mi hanno colpito in particolare questi due brevi versi che risaltano nel contesto generale, come un’affermazione che sembra rispecchiarsi nell’incipit dove le paragoni alle ombre del cinema muto.
brava Sara
lucetta
margherita ealla ha detto:
“le Vite degli altri” non ci vogliono guardoni nemmeno della nostra, dunque quello che (ci) offrono al buco (della serratura) o alla lente distorta non può che essere un senso avvilente di “scadente montaggio”
e allora davvero l’intimo avvolto deve “negarsi al passaggio”, vestirsi dei bei versi già messi in evidenza da Lucetta.
ciao Sara e tutti
Sara Ferraglia ha detto:
Alle mie tre lettrici o forse due, perché Dona ha apprezzato più che altro la foto di Bresson, posso solo dire un grande grazie, per aver colto entrambe il senso della poesia. Peraltro non avevo dubbi che lo coglieste, prima di tutto per l’alta opinione che ho di voi e poi perché il mio è un linguaggio semplice.
Grazie
Sara
Blumy ha detto:
Le vite degli altri, che poi sono anche le nostre, appaiono lontane, distaccate, come non ci riguardassero. Anche per gli altri la nostra vita è lontana, diversa. Invece …
clelia pierangela pieri ha detto:
Colpita dall’eleganza dei versi, sì, ma in particolare del pensiero.
Grazie.
clelia
paolalovisolo ha detto:
Sulle vite degli altri
Le Vite degli altri all’imbrunire come cinema muto dalle finestre accesesi offrono impudiche. Le Vite degli altri dietro tende di lino inamidate o di pizzo scadente oppure improvvisate.
Vite rubate per invidia o per consolazione. Le Vite degli altri ritagliate, sparse sui marciapiedi, nascoste nelle tasche, rimontate a piacere con scadente doppiaggio. Nelle sere nebbiose le Vite vestono veli neri. Lungo i viali autunnali si negano al passaggio degli sguardi curiosi. S’arrestano sulle soglie
dei freddi davanzali
[…]
forse quello che anche smorza il testo è che si ha inconsciamente la ragione di pretendere che sia una poesia o che deve essere una poesia e quindi ecco la messa in colonna mentre si legge benissimo anche non in colonna, anzi.. al mio sentire a parte la frase: “Le Vite degli altri ritagliate, sparse sui marciapiedi, nascoste nelle tasche, rimontate a piacere con scadente doppiaggio. ” con sostanza generatrice di immagine il resto è di scarso impatto emotivo ed evocativo. poi la V maiuscola di vite inserisce una sorta di melensa lirica retorica. nell’ insieme mi rende scarsa luce dal suo interno.
naturalmente secondo il mio personale leggerti e un po’ già avere avuto modo di saperti, cara Sara.
un saluto.
paola
Sara Ferraglia ha detto:
Grazie a Paola per la lettura e il giudizio che, anche se non proprio favorevoli, contribuiscono ad arricchire e sono graditi senz’altro più del silenzio.
Grazie ancora a chi invece la pensa in modo diverso, a Clelia e a Blumy che mi legge sempre, pur non essendo il suo “sentire” in sintonia con ciò che scrivo.
Sara Ferraglia